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Quando la Pubblicità era bella bella

’20 scopre il potere della réclame. Ma è la pubblicità stessa che di quella vitalità e ricchezza, vissute dal nostro Paese nel decennio che seguì alla prima Guerra Mondiale, è testimone e ne fa la Storia. 

E’ un’Italia in grande spolvero quella che alla fine degli anni ’20 scopre il potere della réclame. Ma è la pubblicità stessa che di quella vitalità e ricchezza, vissute dal nostro Paese nel decennio che seguì alla prima Guerra Mondiale, è testimone e ne fa la Storia.

Così la mostra L’Arte del Manifesto Pubblicitario tra gli anni ’20 e ’40 allestita nelle sontuose sale dei Musei San Domenico a Forlì fino al 30 novembre non è soltanto una preziosa rassegna di manifesti e bozzetti messi a punto da disegnatori-artisti di rango come Depero, Munari, Magagnoli, RAM (Ruggero Alfredo Michaelles), Sironi, Prampolini. E’, questa mostra, soprattutto un pezzo di storia della nostra industria moderna.

Con l’avvio e il fiorire dell’impresa cresce e trova spazio creativo la pubblicità, inizialmente ancora legata allo stile liberty e floreale allora dominanti, in seguito tutta proiettata verso una modernità che prelude, nell’arte, al movimento Futurista.

Si abbandonano così i cartelloni inneggianti al benessere e alla forza fisica, come la pubblicità dal Marsala Florio, dei cioccolatini Perugina, della pastina Buitoni, dell’estratto di carne Arrigoni, per esaltare il nascente mito della velocità, della baldanza e dell’invenzione. Dal manifesto per il l’aeroplano che è un idrovolante (Bruno Munari),al transatlantico Rex 50.000 tonnellate che vanta la traversata dell’Atlantico fino a New York in 6 giorni e mezzo, alle Ferrovie che reclamizzano “Il bel Canavese” e la sua stagione turistica da giugno a settembre.

E poi le prime automobili, l’Artena della Fiat, le benzine Avio, la VI coppa Perugina per il circuito di Perugia del 1929, mentre su tutti campeggia l’enorme manifesto per il film”Quarta Velocità” di Wallace Reid.

Nella seconda metà degli anni ’20 nasce il Sindacato della Grafica ed Editoria al quale aderiscono gli artisti del momento come Wildt, già celebre come scultore, Diulgheroff autore di un famoso manifesto della Birra Caratsch, Marcello Marchesi per l’Amaretti di Saronno. Le prime linee-guida della pubblicità italiana per le quali “la Pubblicità Italiana assume uno stile, un linguaggio tecnico e conquista così un suo spazio tra le arti e le professioni”vengono pubblicate nel 1933 nel numero monografico della rivista L’Ufficio Moderno ideata da Prampolini e diretta dal guru della comunicazione Dino Villani.

 

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