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 Home page > Attualità > Cronaca > Quando gli intenti non si tramutano in fatti

Quando gli intenti non si tramutano in fatti

Mentre ho sotto gli occhi le immagini della catastrofica frana di Giampilieri e Scaletta Zanclea, piccoli centri a sud del comune di Messina, mi viene in mente un’introduzione della relazione generale, datata 2004, relativa al Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione Siciliana, che lascio al commento di ogni lettore.

Questa introduzione dice testualmente:
“Dopo il Piano Straordinario per l’Assetto idrogeologico, approvato con decreto del 4 luglio 2000, la Regione Siciliana si dota del Piano Stralcio di bacino per l’assetto Idrogeologico.
 
L’adozione del P.A.I. segna una svolta nelle politiche della difesa del suolo poiché coniuga i principi della pianificazione con la gestione in sicurezza del territorio.
Nella definizione degli indirizzi politico-amministrativi impartiti per la definizione del Piano stralcio di bacino, da un lato, si è inteso superare la vecchia e ristretta visione della pianificazione legata ad aspetti meramente vincolistici, senza una programmazione organica del territorio, cercando di cogliere per intero i grandi temi che, a livello di impostazione, le fonti normative suggeriscono, dall’altro lato, si è cercato un approccio integrato, necessario a fornire uno strumento chiaro ed efficiente destinato a garantire immediata operatività ai soggetti, pubblici e privati, che ne dovranno fruire.
 
Il P.A.I., infatti, si inserisce in un percorso più complesso che, di recente, si è avviato per pervenire alla definizione della Strategia regionale d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile puntando sull’affermazione di una forte sinergia e sintonia tra attività amministrativa-gestionale e quella di indirizzo politico-amministrativo, indispensabili per l’individuazione di obiettivi, strumenti, azioni, criteri e metodi di valutazione dei risultati.
 
L’obiettivo che nella fattispecie si è inteso perseguire è la determinazione di un quadro di pianificazione e programmazione che, in armonia con le attese di sviluppo economico, sociale e culturale del territorio, tenda a minimizzare il danno connesso ai rischi idrogeologici.

 
Il piano che andiamo a considerare è, conseguentemente, frutto di un percorso che la nostra Amministrazione ha ponderato accuratamente, impiantato in un progetto di ampio respiro e svolto con puntigliosa attenzione, attraverso un accurato sviluppo del quadro conoscitivo, l’individuazione di interventi strutturali e non strutturali di mitigazione del rischio, di norme volte a preservare la sicurezza dei cittadini e la resilienza del territorio.
 
Il P.A.I. è stato messo a punto dall’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente, protagonista istituzionale della elaborazione del Piano di bacino, mediante una costante interlocuzione con le Amministrazioni locali e, più in generale, gli altri soggetti interlocutori della pianificazione di bacino, per ascoltare le esigenze del territorio nelle sue diverse espressioni.
 
Il metodo della concertazione e della condivisione delle scelte ha, in tal modo, agevolato e agevola le decisioni che incidono sul territorio, consentendo così alla Sicilia di affrontare in maniera organica i problemi della  salvaguardia dal rischio idrogeologico.

Così con il P.A.I. viene effettuata la perimetrazione delle aree a rischio, in particolare, dove la vulnerabilità si connette a gravi pericoli per le persone, le strutture ed infrastrutture ed il patrimonio ambientale e vengono altresì definite le norme di salvaguardia.
 
Tutto ciò al fine di pervenire ad una puntuale definizione dei livelli di rischio e fornire criteri e indirizzi indispensabili per l’adozione di norme di prevenzione e per la realizzazione di interventi volti a mitigare od  eliminare il rischio.
E’ nostro intendimento proseguire nell’attività pianificatoria e programmatoria intrapresa, anche, promovendo opportune iniziative legislative volte a dotare la Sicilia di una sostenibile normativa sulla difesa del suolo e l’assetto del territorio.”
 

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