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Proteste con la memoria corta

Ottobre e novembre sono dei mesi un po’ pazzerelli, si sa. A metà tra le vacanze estive, oramai prolungate fino a fine settembre a causa dei prezzi troppo alti degli alberghi, e il bel natale, dove si ricevono tanti bei regali e si diventa tutti più buoni. Ma per diventare buoni bisogna prima essere un po’ cattivi e quindi ecco che gli studenti superiori e universitari hanno bisogno come ogni anno di fare un po’ di rumore per ricordare a tutti che ci sono anche loro, i “bamboccioni” (Padoa-Schioppa docet) del limbo tra infanzia e vita adulta.

 

Quest’anno è toccato alla povera ministra Mariastella Gelmini, che dopo aver capito che l’istruzione italiana non funziona andando a toccare il problema con mano, cioè facendo l’esame da avvocato a Reggio Calabria insieme a tanti altri furbetti, ha deciso di dare una sterzata radicale al sistema scolastico e universitario. Mai lo avesse fatto! Barricate e occupazioni, studenti e genitori che si riappacificano e combattono insieme per il bene comune (e già questo sarebbe un merito da riconoscerle), ricercatori in mutande (aspetto solo Vattimo in mutande) e anche sinistra e destra sembrano (quasi) riappacificate contro questa riforma.

 

E’ un bello spettacolo, sicuramente i bravi studenti hanno imparato dal nostro presidente del Consiglio ad utilizzare i media per dare più risalto alle loro idee, ma quei volti, quegli slogan e quegli striscioni mi danno sempre un senso di deja vù, come se quegli stessi studenti li rivedessi ogni anno verso ottobre e novembre e li conoscessi già dagli anni passati.

 

Correva l’anno 2003 e la popolazione italiana era sotto il giogo del secondo governo Berlusconi e del cavaliere nero dell’istruzione Letizia Moratti, pronta a tagliare i costi con una nuova terribile finanziaria. Ma ecco arrivare gli studenti, a fine Novembre, pronti a salire sulle barricate, saranno “centomila in piazza per una scuola di qualità” tuonavano i sindacati, se sono riusciti ad arrivare tutti nella capitale non ci fu dato di sapere.

 

Ma questo non bastò a far cacciare la malefica Moratti e gli studenti, dopo aver trascorso un anno di riflessione tra gli angusti e noiosi banchi di scuola o aule universitarie, eccoli quindi tornare nuovamente alla carica nell’ottobre 2004 dell’anno successivo, questa volta per dare manforte ai ricercatori universitari, con nuovi scioperi e proteste.

 

Purtroppo anche per quell’anno non ci fu nulla da fare, ma oramai si era arrivati alla resa dei conti: Ottobre 2005, gli studenti sanno che il ministro Moratti ha i giorni contati (anche perché la legislatura era oramai quasi alla fine), e quindi intensificano ancora di più le loro proteste, lottando per “il diritto allo studio, più democrazia e partecipazione all’interno della scuola, e lotta all’abbandono scolastico”. Grazie a molti video di prodezze e scorribande di alunni nelle scuole italiane si è capito che la partecipazione nelle scuole c’è sicuramente, e perché mai dovrebbero abbandonarla se ci si diverte così tanto?

 

Ma questi erano problemi del passato, un nuovo governo arrivò nel 2006 e con esso un nuovo cavaliere dell’istruzione, il prode Giuseppe Fioroni, che seguì però molto presto le orme del suo predecessore. In Ottobre eccoli nuovamente, studenti e professori dire basta ai tagli, vogliamo più soldi, qui va tutto male (ce ne eravamo già accorti da tempo, ma grazie per riperterlo), e via ad un’altra ondata di proteste e scioperi. Ma il ministro Fioroni non si perse d’animo, e insieme al ministro per l’Università Mussi, dopo mesi di preparazione, fatica, e consultazioni ecco pronta la nuova riforma della scuola. Che sia piaciuta a qualcuno? Ovviamente no, ed ecco nuovamente le proteste e le occupazioni. Quando vi chiedete? Ma ovviamente ad Ottobre, così da poter riprendere un po’ il fiato dalle lunghe giornate scolastiche (già iniziate a settembre) e allungare ancora un po’ le vacanze universitarie (iniziare il primo ottobre è apparentemente troppo presto per alcuni studenti).

 

Per quanto riguarda quest’anno non c’è molto da aggiungere, i giornali li leggiamo tutti e non voglio entrare nel merito se la riforma sia giusta o meno, ma vorrei fare due proposte: la prima al ministro Gelmini (e eventualmente ai ministri dell’istruzione che verranno). Se volete fare una riforma, fatela verso gennaio oppure giugno, quando tutti gli studenti invece di pensare a manifestazioni e occupazioni saranno troppo presi a fare prove scolastiche o esami (alla fine tutti devono portare la pagnotta a casa, anche i nostri bamboccioni se vogliono essere mantenuti ancora dai genitori). La seconda invece è per organizzatori degli scioperi: se volete come ogni anno fare un “autunno caldo” almeno guardate prima le previsioni del tempo! Vi consiglio di spostare queste manifestazioni eventualmente a fine settembre, così da poter sfruttare ancora la bassa stagione, oppure a metà dicembre per una bella sciata con la prima neve fresca. Non vorrete mica sprecare il vostro prezioso tempo!

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