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Pronto? Chi intercetta?

 

Mi fanno ridere assai tutti i discorsi sulla privacy. Guardate in tv: se il servizio riguarda la pedofilia tutte le immagini di minori sono oscurate, purché non si tratti di bimbi di colore, che questi appaiono sempre in chiaro. Stesso discorso quando si parla di inchieste: solite immagini di persone con la borsa che entrano in tribunale, riprese dalla vita in giù, come se gli avvocati fossero delinquenti.

Oppure basta fare un giro su Facebook o su Flickr per rendersi conto che per molti è un piacere immortalare anche i momenti più riservati ad uso e consumo di tutti; per fortuna, altrimenti non saprei come illustrare i miei post.

Sulla privacy telefonica è in atto una guerra. Poco importa se al ristorante, sui mezzi pubblici ma anche sulla pubblica piazza ognuno è autorizzato a far sapere tutto a tutti, dal menu che sta degustando all’ora di arrivo, dalla pratica da portare al commercialista alla strategia da adottare con il tale cliente. Nulla è segreto. Viene anzi il sospetto, a volte, che il telefonante si compiaccia di far sapere i suoi affari al mondo intero: forse è solo maleducazione, ma potrebbe anche essere esibizionismo.

La campagna per la privacy telefonica ha scoperto i migliori paladini non nei cultori delle buone maniere moderne, ma negli incalliti del vizio privato e degli affaracci - nel senso penale del termine - pubblici. Secondo costoro il divieto di ascoltare gli altri al telefono è piramidale: alla base ci stiamo tutti noi, persone candide che non diamo ordini alle banche di esportare i nostri (inesistenti) capitali e che non abbiamo vizietti di perversioni sessuali. A salire la piramide si incontrano i vari livelli sociali "superiori", fino alla sommità dove ci sono i vertici dello Stato che non dovrebbero mai essere intercettati.

Grazie alle intercettazioni sono stati smascherati (e catturati) boss mafiosi e delinquenti comuni, lo ammette perfino Piero Ostellino, che subito dopo però auspica di stendere un velo pietoso su tutto quanto si dicono i potenti. La nostra democrazia non è "un po’ malata" per i reati che vengono scoperti via etere, ma perché dei magistrati (rossi?) mettono sotto controllo i cellulari; il prestigioso giornalista non dice però quante colpe ha la sua categoria che dà in pasto ai lettori - per scoop veri o presunti, cioè per vendere più copie - anche i fatti privatissimi. Marrazzo docet.

Ostellino porta a suffragare la sua visione con la tesi che saremmo in una specie di regime in mano ad una Stasi italiana. Non dice però che un presidente degli Stati Uniti, grazie alle intercettazioni del Watergate, venne mandato a casa per le sue azioni criminose. Come la mettiamo allora? In America va bene, ma da noi no. Io non ho problemi a farmi intercettare, Ostellino ha qualche amico da proteggere?

 

Credits Foto: http://www.flickr.com/photos/258327...

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