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 Home page > Tribuna Libera > Proletari di tutto il mondo unitevi

Proletari di tutto il mondo unitevi

“Proletari di tutto il mondo unitevi". Una frase di altri tempi, una frase dell’ottocento ma noi vi stiamo ritornando. In quel tempo il padrone gestiva i rapporti di lavoro a suo piacimento, senza controparte. Gli operai però avevano la forza di un nemico comune. Oggi hanno la debolezza della loro divisione della loro lotta fratricida. Il nemico non è più il padrone, ma l’operaio. Oggi gli avversari dei lavoratori sono i loro compagni.
 
Si scontrano i lavoratori di paesi diversi, i precari e gli stabili, i lavoratori nazionali ed extra comunitari, i vertici e la base dei sindacati.
 
Una guerra tra i poveri operante in una dimensione spaziale, categoriale e all’interno dello stesso sindacato, in un vortice senza fine che sta distruggendo le conquiste di un secolo di lotte .
 
Ieri erano le imprese in competizione, oggi sono i lavoratori in concorrenza tra di loro.
Agli scioperi contro il padrone, si sostituisce la competizione tra gli operai.
 
E’ quello che è avvenuto a Pomigliano dove la Fiat ha lanciato un ultimatum: o accettate questi turni, la rinuncia al diritto di sciopero o la Fiat va ad investire in Polonia dove accettano queste condizioni.
 
Nel gruppo Denso dove: la società condiziona la sua permanenza ad una riduzione salariale mensile di 150 euro.
 
In Evotape dove: si passa da 40 a 48 0re settimanali, da 5 giorni lavorativi a sette, altrimenti la fabbrica chiude ed investe altrove.
 
In Unilever dove: lavoratori italiani, portoghesi e polacchi hanno concorso per aggiudicarsi l’installazione dell’azienda nel loro paese. Una sorta d’asta dove i lavoratori, sulla loro pelle, gareggiavano a chi offre di più. Hanno vinto gli italiani accettando 21 turni settimanali.
 
Le cause determinanti il potere di ricatto e di trasferimento della competizione tra i lavoratori, sono ascrivibili alla:
 
A) scelta aziendale di concentrare i fattori della competizione su salari e produttività e quindi sul costo del lavoro e non sulla qualità ed innovazione;
 
b) all’assenza di una gamma di fattori attrattivi che rendono conveniente l’investimento nel nostro paese. 
 
c) alla combinazione carenza di lavoro e di arretratezza degli status lavorativi presenti sulla scena mondiale.
 
Se lo stato italiano avesse sviluppato e sviluppasse i fattori competitivi della ricerca, della innovazione, delle infrastrutture informatiche, potrebbero essere queste le ragioni di una localizzazione e non il costo del lavoro.
 
E d’altra parte i lavoratori subiscono il ricatto perché non c’è lavoro. L’impresa può giocare al ribasso perché non c’è omogeneità di status lavorativi, e ci sono status lavorativi piu deteriorati di altri.
 
Il fatto è che esiste un mercato globale, un’impresa globale ma non esiste un sindacato globale e i diritti globali del lavoro subordinato. Manca un accordo fra gli operai del mondo, un sindacato globale. O meglio esiste solo sulla carta.
 
Per questo oggi il padrone della fabbrica si presenta sul mercato, si rivolge ai lavoratori e li ricatta dicendo o accettate queste condizioni o vado ad investire in altri luoghi dove tali condizioni li accettano.
 
E allora il vero antidoto al potere di ricatto, alla guerra tra i poveri, è la omogeneizzazione su scala planetaria di alcuni diritti fondamentali. Se l’operaio polacco guadagnasse 1000 euro al mese invece di 350 se facesse dei turni decenti se avesse garantito il diritto di sciopero. Fiat non potrebbe ricattare gli operai di Pomigliano.
 
Si tratta di dare concretezza sviluppo e forza politica alla Dichiarazione Universale dei diritti degli uomini a quei trenta articoli che prevedono, il diritto al riposo, il diritto all’associazione sindacale, alla dignità del lavoro, all’eguaglianza dei trattamenti economici.
 
E ciò a partire dal mondo sindacale europeo che potrebbe sviluppare un accordo sulle cose minimali. Non consentire che l’orario settimanale vada al di sotto di un certo minimo. Il diritto di sciopero, il diritto alla pensione.
 
E questo lo può fare solo la classe operaia.
 
Mai come oggi suona attuale la frase” Proletari di tutto il mondo unitevi!”.
 
 

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