Processo Umbria Olii, inaccettabili altre proroghe

La Cgil di Perugia è tornata ancora una volta a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vicenda Umbria Olii, durante un incontro organizzato dalla sezione provinciale della Fiom in favore della sicurezza nei luoghi di lavoro, lo scorso 29 maggio.
Non è possibile che delle morti cosiddette “bianche” ci si occupi solo il giorno dopo che sono avvenute. Alcuni giorni dopo un’altra gravissima strage sul lavoro, quella che si è consumata nella raffineria Saras di Sorroch (Ca) e che ha visto tre lavoratori di una ditta in appalto perdere la vita, è utile richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla tragedia avvenuta circa tre anni fa avvenuta all’interno degli stabilimenti Umbria Olii di Campello su Clitunno, in cui morirono quattro dipendenti.
Dalle parole del segretario generale della Cgil di Perugia Mario Bravi si apprende del rischio concreto che i tempi della giustizia si dilatino ancora a causa del tentativo da parte dell’unico imputato nel processo per la strage all’Umbria Olii, il titolare dell’impresa dottor Del Papa, di ottenere il rinvio del procedimento dopo aver richiesto l’impugnazione del caso presso la Corte di Cassazione. La data per l’udienza finale è stata fissata per il 24 novembre di quest’anno, un giorno prima del terzo anniversario della strage di Campello sul Clitunno.
Dal punto di vista giuridico si ritiene che la la richiesta di annullamento del rinvio a giudizio verrà giudicata infondata, anche se si attende di conoscerne le motivazioni. Non si può escludere comunque che questo comporti un allungamento dei tempi e uno slittamento del processo dato che la Cassazione dovrà comunque pronunciarsi.
Tutto questo dopo aver tentato di ricusare il suo giudice naturale per spostare il processo da Spoleto, dopo aver denunciato i periti del tribunale, dopo aver avanzato la richiesta di 35 milioni di euro ai familiari delle vittime.
Un ulteriore squallido tentativo di allungare i tempi della giustizia da parte dell’unico imputato che continua a proclamarsi non responsabile dell’accaduto ma che di fatto continua a sottrarsi al giudizio.
Un’ulteriore mancanza di rispetto nei confronti di un grande problema di portata nazionale come quello delle morti bianche.
Un comportamento che può anche essere riconducibile all’intento del ministro Sacconi di smantellare il testo unico sulla sicurezza nei luogo di lavoro, legge che è nata proprio in seguito alla strage di Campello sul Clitunno: la riduzione delle sanzioni per i responsabili, oltre a screditare il singolo lavoratore su cui viene scaricata la totale responsabilità dell’incidente, comporta un vero e proprio imbarbarimento.
Altra nota dolente è costituita dalla società civile che ha mostrato e continua a farlo molta indifferenza in merito agli sviluppi di una così grave vicenda che ha sollevato persino l’attenzione del Presidente della Repubblica.
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