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Processo TAV - "Tutti sapevano tutto"

GUAI TAV IN PILLOLE
 
Tutti i lunedì
la pubblicazione di stralci della requisitoria
che i Pubblici Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini
hanno pronunciato al processo in corso presso il Tribunale di Firenze
a carico dei costruttori della TAV fra Firenze e Bologna
 
 
Ogni venerdì per i quattro mesi che ci restano del 2008, con Idra un appuntamento informativo speciale: la poderosa requisitoria che i Pubblici Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini hanno pronunciato al processo in corso presso il Tribunale di Firenze a carico dei costruttori della TAV fra Firenze e Bologna. Un processo di prima grandezza per quantità di imputati, tipologie di reati contestati, cifre relative ai danni ambientali documentati, proscenio e backstage di protagonisti, comprimari, spalle e comparse. Iniziato il 23 febbraio 2004, dopo anni di indagini e il provvedimento di sequestro di un cantiere, sette cave e otto depositi del 23 giugno 2001, il processo ha ricevuto una copertura mediatica che sarebbe eufemistico definire mediocre. Il volume degli affari e il pedigree degli interessi coinvolti nella “grande opera” spiega senza bisogno di dietrologie questa distrazione di fondo. Il 24 settembre il processo riprende con le arringhe degli avvocati della difesa degli imputati. Entro l’anno è attesa la sentenza.
 
 
 
Eccoci dunque alla seconda puntata della requisitoria dei Pubblici Ministeri.
Seguiamo, nel proporvi la selezione dei brani, lo stesso ordine nel quale si è svolta l’arringa.
 
Oggi entriamo nel tema “imputati”.
 
Le responsabilità più gravi di quanto accaduto appaiono legate, dall’osservatorio di chi monitora la “grande opera” dai suoi esordi, ai comportamenti delle Pubbliche Amministrazioni che, chiamate a tutelare il bene pubblico sotto forma di territorio, erario, salute, hanno di fatto promosso, avallato, autorizzato o persino forzato l’implementazione di progetti e procedure che già a lume di naso facevano acqua da tutte le parti.
 
Ma il processo vede imputati soltanto i costruttori.
 
I Pubblici Ministeri, però, qualcosa devono aver rilevato anche a carico di talune Amministrazioni, se per esse hanno richiesto la trasmissione degli atti alla Corte dei Conti per danni erariali”...
  



TRIBUNALE DI FIRENZE
SEZIONE MONOCRATICA
 
DOTT. ALESSANDRO NENCINI  Giudice
 
Procedimento penale n. 535/04 R.G.
 
Udienza del 3 aprile 2008
 
 
 
Requisitoria del Pubblico Ministero dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 2]
 
 
«TUTTI SAPEVANO TUTTO»[...].
L’UFFICIO DI PROCURA NON SI È MAI NASCOSTA IL PROBLEMA SE GLI ODIERNI IMPUTATI SIANO STATI LORO E SOLTANTO LORO I RESPONSABILI DI QUELLO CHE È AVVENUTO. [...] FU GIÀ DETTO NEL CORSO DELL’UDIENZA PRELIMINARE COME DAL FATTO CHE GLI IMPUTATI FOSSERO NUMERICAMENTE MOLTI NON SI POTESSE DESUMERE NECESSARIAMENTE CHE FOSSERO “TUTTI”, E QUINDI CHE NON VI POTESSERO ESSERE STATI ANCHE ALTRI SOGGETTI CHE AVESSERO CONCORSO NEI FATTI CONTESTATI. ED È CHIARO IL RIFERIMENTO AI SOGGETTI PUBBLICI CHE HANNO GOVERNATO L’APPROVAZIONE DELL’OPERA ED I CONTROLLI IN FASE DI ESECUZIONE”.
 
 
Cominciamo dagli imputati.
Poi ci torneremo, sugli imputati, ma sempre per dare conto.
Perché credo che una Procura, un Pubblico Ministero, quando manda qualcuno a giudizio, tra le varie cose che deve fare, gliene deve rendere conto. Deve spiegare. Poi a sua volta sarebbe carino che l’imputato spiegasse. Però noi rendiamo conto agli imputati perché oggi sono qua e perché sono quelli che abbiamo individuato.
 
Allora, anticipo: gran parte dei soggetti fanno parte del Consorzio CAVET. Gli imputati di fatto sono stati individuati tra i soggetti incaricati della materiale esecuzione dell’opera. Più precisamente sono i soggetti individuati tra quelli che, pur facenti parte di coloro incaricati delle mera esecuzione dell’opera, hanno a loro volta avuto un potere decisorio in materia o una concreta e diretta capacità di incidere su quelle che sono state poi le definitive determinazioni nel corso dell’esecuzione dell’opera stessa o un potere di qualificata responsabilità tecnica nella esecuzione del progetto.
Ricordiamo infatti i soggetti ed i ruoli da questi svolti nell’esecuzione delle tratta Firenze Bologna.
Il soggetto pubblico concedente è Ferrovie dello Stato.
TAV è il soggetto concessionario non avendo le Ferrovie indetto alcuna gara di aggiudicazione né europea ne’ di diritto interno, ma avendo utilizzato il sistema delle concessioni allora vigente.
Ad ITALFERR viene attribuita una non mai bene chiarita “Alta Sorveglianza”.
TAV individua come “General Contractor”, ovverosia come interlocutore contrattuale concessionario dell’opera, FIAT, cui affida la Direzione lavori.
FIAT per l’esecuzione materiale delle opere individua un Consorzio di imprese, denominato CAVET, a sua volta costituito da grandi imprese quali Impregilo, la CMC, la Fiat Engeneering, e gli affida l’esecuzione dell’opera.
 
Chiaramente la domanda a cui si deve rispondere è: perché gli imputati sono stati individuati prettamente, principalmente, anche numericamente, nei soggetti appartenenti al consorzio CAVET incaricato dell’esecuzione dell’opera?
La risposta è semplice. Chi altri? E in ogni caso, sicuramente loro che sono sicuramente gli esecutori materiali dei danni e pertanto devono essere chiamati a rispondere del loro operato.
E’ CAVET che ha redatto il progetto esecutivo.
E’ CAVET cui è stata affidata la realizzazione dell’opera.
CAVET era in prima linea nei cantieri e disponeva di tutti i dati, le informazioni, le risorse tecniche e umane per prevenire e non cagionare i danni procurati e, in estremo subordine, il dovere di attivare gli iter procedurali per conseguire le debite autorizzazioni per fare ciò che ha fatto. Ammesso e non concesso che le avrebbe ottenute.
 
Altro discorso se poi di imputati ce ne dovessero essere altri diversi ed ulteriori a quelli qui chiamati in giudizio.
L’Ufficio di Procura non si è mai nascosta il problema se gli odierni imputati siano stati loro e soltanto loro i responsabili di quello che è avvenuto.
Fu già detto nel corso dell’udienza preliminare come dal fatto che gli imputati fossero numericamente molti non si potesse desumere necessariamente che fossero “tutti”, e quindi che non vi potessero essere stati anche altri soggetti che avessero concorso nei fatti contestati. Ed è chiaro il riferimento ai soggetti pubblici che hanno governato l’approvazione dell’opera ed i controlli in fase di esecuzione. Non siamo ad una festa privata a numero ristretto, ad inviti. Eravamo aperti a qualunque sbocco che avesse un supporto probatorio.
E che la Procura anche durante il corso del dibattimento abbia indagato - nel senso di sondare facendo tutte le domande necessarie a chi si è seduto sul banco come testimone o imputato - se vi fossero altri soggetti ulteriori rispetto agli imputati. e che potessero essere a loro volta individuati come soggetti penalmente responsabili dei fatti contestati, è cosa che è stata fatta pubblicamente - come pubblico è il dibattimento - sotto gli occhi di tutti.
 
La cosa è rimasta così, l’invito non è stato accolto. Ma deve restare fermo il punto che la Procura le domande le ha fatte.
[...] Il dottor Celico(1), di cui avremo ampia occasione di parlare per la consulenza, fa un riferimento che è interessante, è nell’ultima postilla della sua, e dice: “Tutti sapevano tutto”, intendendo pubblica amministrazione e quant’altro. E l’affermazione è interessante: tutti sapevano tutto.
Allora lo chiediamo a Silva, all’epoca direttore generale di CAVET, non lo chiediamo all’ultimo arrivato. E gli chiediamo: “Scusi, ma questa affermazione che fa il vostro consulente, bene, “tutti sapevano tutto”... ma qualcuno le ha detto che facevate bene a fare quello che facevate? Qualcuno vi ha coperto, vi ha garantito “tutto a posto”, “va bene così”? Ci sono state riunioni in cui sono state determinate, adottate, decisioni di questo tipo?”. E la risposta: “Non ci sono state riunioni di questo tipo”.
 
P.M. DR. TEI – Ascolti un’altra cosa. Adesso cambio argomento. Molto velocemente. Il suo consulente, il vostro consulente, fa un’affermazione anche condivisibile: “Tutti sapevano...”, parlo del problema delle acque. “Tutti sapevano tutto”. Io le domando se quindi ci sono mai state riunioni  [...] , se al suo livello o a altri livelli, le Autorità Pubbliche tipo Regione o quanto altro [...], sono stati notiziati, e qualcuno con nome e cognome ha detto ‘Sì, va bene così. Continuiamo, andate a diritto’. Questo per il periodo dal ’97 al 2001[...].
 
IMPUTATO SILVA – Io ho un contratto... ho un contratto dove devo ottemperare a certe prescrizioni. Il mio compito è di ottemperare a tutte le prescrizioni. E questo il CAVET lo ha sempre fatto in tutte le circostanze. L’assistenza tecnica all’osservatorio ambientale per tutte le richieste che ci sono state fatte, noi le abbiamo soddisfatte. Tutti i ritorni di istruzioni, prescrizioni, sono state dal Cavet puntualmente messe in atto. E questo è il ruolo di CAVET…. Che tutti sapevano tutto, cioè non è ri... basta leggersi l’indice della conferenza dei servizi. Se Lei va a vedere solamente l’elenco degli elaborati e vede chi partecipava a questa conferenza dei servizi vede che gli elaborati li recepiscono  [...].
 
P.M. DR. TEI – Sì, siamo d’accordo che qui siamo ante operam.
 
IMPUTATO SILVA – Esattamente. Qui siamo a livello di conferenza dei servizi. Non dimentichi che noi siamo degli esecutori. Quindi sulla base di questa documentazione, di questa prescrizione che mi viene data, eh?, io determino... io determino i tempi di esecuzione e il prezzo contrattuale.
 
P.M. DR. TEI - ...Le domandavo se, per un caso, passando dalla filosofia (che sono la conferenza dei servizi e il contratto) alla storia (che poi sono l’esecuzione dell’opera sul terreno con eventi materiali che si consolidano), se ci sono stati un certo punto di riflessione e riunioni [...] e qualcuno ha detto ‘Sì, va bene, tutto a posto. A diritto.’?
 
IMPUTATO SILVA – Non ci sono state riunioni di questo tipo.
 
Quindi, visto che il principio cardine per instaurare un processo è quello della disponibilità delle prove e non la astratta elaborazione di mere ipotesi che possono essere anche logiche e plausibili, ad oggi resta il fatto che, in assenza dei necessari supporti probatori e riscontri, le mere congetture sono destinate restare nel nulla di fatto.
E proprio perché abbiamo evitato qualsiasi tipo di congettura i capi di imputazione e gli imputati di questo processo che abbiamo sottoposto al vaglio di questo giudice, sono il più solido approdo finale cui siamo giunti.
D’altra parte nessuno, neppure tra gli odierni imputati, fosse anche solo per discolparsi, ha chiamato in causa altri non presenti in questo processo [...], e ciò né nel corso delle indagini né nel corso del dibattimento.
Gli odierni imputati, poi vedremo come all’esito del dibattimento neppure tutti di loro, sono i soli raggiunti da sicure prove di colpevolezza per i fatti contestati.
 
Certo ci può essere un po’ la sensazione di aver individuato solo gli autori materiali di un reato, ma, come detto, nel processo penale non è dato fare dietrologie.
Se risultasse poi che qualcuno – ma non sapremmo chi - alla fine potrà ritenere di essere stato “graziato” e dovrà e vorrà ringraziare qualcuno, questo qualcuno non sarà certo la Procura, che ha provato a sondare tutto il sondabile. La Procura in dibattimento ha verificato ogni comportamento. Dico questo perché questo dobbiamo dire ai nostri imputati. Di questo dobbiamo rendere conto ai nostri imputati. Ed è per sintesi, perché poi glielo spiegheremo per altre duecento pagine di requisitoria, per cui spero alla fine si saprà perlomeno come mai sono qua.
Se poi qualcun altro ravvisasse altre responsabilità diverse da quelle penali, quali quella politica, amministrativa o altro per il comportamento delle amministrazioni pubbliche vi è da dire che non spetta certo a questa Autorità Giudiziaria di valutare tali tipi di responsabilità.
 
Spetta invece sempre a questa Procura rilevare come vi siano state evidenti differenze tra l’operato delle varie amministrazioni pubbliche, in particolare tra alcune amministrazioni quali la Comunità Montana del Mugello ed alcune amministrazioni Comunali da un lato e quello della Provincia, della Regione Toscana e del Ministero dell’Ambiente dall’altra. Diversità su cui ritorneremo al momento in cui si motiveremo la richiesta di trasmissione degli atti alla Corte dei Conti per danni erariali.
 
 
(1) Dagli atti risulta che il prof. Pietro Bruno Celico è ordinario di Geologia presso l’Università Federico II di Napoli ed è consulente tecnico della difesa.
 

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