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Primarie? Cosenza dice Niet

Dopo tanto parlare, discutere, alla fine la montagna ha partorito un bel topone. Lucio Presta, agente di artisti del calibro di Benigni, e Bonolis, ha ricevuto l’investitura ufficiale per essere il candidato a sindaco in occasione delle amministrative di giugno.

Una scelta sofferta, una candidatura calata dall’alto, che non avrà nemmeno bisogno delle primarie, strumento di democrazia, per sondare tra gli iscritti al partito la preferenza del prescelto. E di prescelto a tutti gli effetti si deve parlare, poiché su tale nominativo confluiranno iscritti di Forza Italia, di Scelta Civica, nonché uomini della nuova compagine che da qualche settimana sta con il Governo.

Mentre a Napoli, Roma, le primarie si sono fatte, in Calabria, terra di frontiera, si sorvola su un meccanismo considerato inutile e vedersi calare dall’alto il nuovo sindaco, non gradito alla maggioranza degli iscritti al partito, porta a pensare male. Siamo sicuri, dunque che più che un partito, il PD non sia un comitato d’affari, utile in una Calabria terribilmente impoverita, incredibilmente rispondente a logiche centralizzate di borboniana memoria? Intanto in 7 marzo è arrivato a Cosenza anche Lorenzo Guerrini per controllare che i lavori procedano bene, in virtù delle prossime elezioni e soprattutto far capire che Lucio Presta sarà un sindaco doc per ricoprire il suo incarico.

Il vicesegretario del partito democratico Guerrini, considerato una garanzia di vicinanza del partito nazionale alla federazione cosentina, altro non fa che creare un solco di divisione tra i pochi idealisti della sinistra ed i convertiti al nuovo verbo renziano, che confabulano nelle segrete stanze per rinsaldare alleanze spurie, che nulla hanno a che vedere con le piattaforme politiche di sinistra. Certo in una regione ridotta all’osso, che secondo l’Eurostat certifica nel 2014 un tenore di vita di poco superiore alla Romania, urta con una simile disparità di trattamento, per quanto attiene le primarie mancate e soffoca la speranza di inseguire un cambiamento che non tange affatto le sacre sponde di una Calabria, sempre più in mano alla criminalità, ed un’illegalità diffusa.

Calabria, celebrata da discorsi pomposi di affaristi che tramite il paravento della politica mantengono in vita l’esistente, perché nulla cambi ed in una regione priva di servizi, strade, ferrovie, non c’è da stare allegri. Cosenza è una grossa realtà, una città che rispetto alle altre cittadine calabresi, ha saputo darsi una parvenza di centro vitale e al passo con i tempi. Cosenza è una città universitaria, la sede della RAI regionale, ed è chiaro che ai propulsori del centralismo faccia gola. Meglio tenerla a bada, considerando che la classe politica è solleticata nel ricoprire ruoli istituzionali di primo piano; che poi la politica sia un semplice vessillo dietro cui nascondere le proprie mire, non è un segreto per nessuno. Intanto, il prescelto Cosenza lo ha già, l’uomo miracolato che è riuscito a coadiuvare intorno a sé altre forze trasversali.

D’altronde oggi, l'abilità più richiesta è il sapersi adeguare ai mercati, trascurando il Bene Comune, declassato e riposto in cantina tra i vecchi libri. Serve spregiudicatezza per i mestieranti della politica, trasformata in merce di bottega che deve essere appetibile e competitiva. Insomma nella roccaforte calabrese delle primarie se ne può fare tranquillamente a meno. Basta l’investitura dell’imperatore ed il resto diventa un gioco da ragazzi. 

 

Foto: Wikipedia

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