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Prima che qualcuno ve lo dica – 2

Dal 29 ottobre a questa mattina, il differenziale di rendimento sul titolo governativo decennale tra Italia e Germania è passato da 142 a 174 punti-base (un allargamento di circa il 20%), quello spagnolo da 169 a 215 (più 27%), quello portoghese da 343 a 482 (più 40%), quello irlandese da 440 a 638 (più 45%). Quello francese da 39 a 47 punti-base. E’ pochissimo, ma è pur sempre un allargamento del 20%, giusto? Riguardo le correlazioni, quella tra Italia-Germania e Spagna-Germania, nello stesso periodo, è passata da 0,69 a 0,61. Quella tra Italia-Germania e Irlanda-Germania da 0,48 a 0,46. Come si leggono tutti questi dati?

Semplice: che da fine ottobre ad oggi si è verificato un aumento dell’avversione al rischio nei confronti dei paesi periferici di Eurolandia, di cui l’Italia è parte integrante. Gli ampliamenti di spread si sono verificati in modo relativamente simile, con un movimento approssimativamente sincrono, a partire dai valori iniziali di spread, come si evince dalla sostanziale stabilità dei coefficienti di correlazione tra le coppie di paesi analizzati.

L’Italia è stata venduta soprattutto perché, in un contesto di crescente avversione al rischio, gli investitori prima vendono (soprattutto le posizioni dove hanno utile), e poi si pongono domande, a prescindere da problematiche macroeconomiche specifiche. E siamo pur sempre un paese che non cresce, e con un rapporto debito-Pil prossimo al 120 per cento. Il parlamento italiano approverà la Legge di Stabilità senza particolari problemi, anche perché ogni decisione differente sarebbe suicida. Anche in caso di mutamento di maggioranza parlamentare il numero di gradi di libertà disponibili per la finanza pubblica è pari a zero.

In altri termini, a meno di trovarci di fronte un gruppo di squilibrati, in un eventuale dopo-Berlusconi (ammesso e non concesso di avere un simile scenario), avremo tanti piccoli Tremonti impegnati nella difesa dei saldi di bilancio, senza porsi troppe domande su cosa servirebbe per rilanciare davvero la crescita. Questo con buona pace di trombettieri e blogger isterici che in queste ore tentano disperatamente di vendervi una lettura “domestica” dell’allargamento degli spread italiani, imputandola alla crisi politica. Ci sono modi alternativi per acquisire lettori, ragazzi.

P.S. Sui mercati azionari europei, forte debolezza dei titoli bancari, imputabile proprio all’aggravamento della crisi dei periferici. Speriamo solo che nessuno scriva che per colpa di Fini le banche europee stanno andando a rotoli.

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