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Presadiretta: guerra al clima

C'è voluta la guerra in Ucraina per capire quanto siamo dipendenti dalle energie fossili e quanto siamo ricattabili da quelli che vendono queste energie fossili, abbiamo finanziato Putin per anni per preparare la sua guerra e, con lui, tanti altri dittatori.

Ma una soluzione – raccontava Iacona nell'anteprima della puntata – esiste, ed è anche la strada che porta alla pace in Ucraina.

Ad un mese dall'invasione dell'Ucraina siamo già a 9 milioni di profughi ucraini, l'esodo di un popolo dicono alle Nazioni Unite e purtroppo ci sono anche le morti civili e quelle dei soldati: l'assedio a Mariupol sta costando un altro numero di vite umane, fonti ucraine parlano anche di violenze nei confronti dei civili, notizie da confermare.

Molti civili sono deportati dai soldati russi e dalle milizie cecene in Crimea o in altri campi profughi. Ci sono i bombardamenti a tappetto con nuove armi che stanno provocando un disastro ambientale: le bombe non colpiscono più solo siti militari ma anche siti industriali, ospedali e questo porta ad un maggiore inquinamento dell'aria.

Sono armi ad uranio impoverito che hanno effetti terribili sulla popolazione e anche sui soldati sul campo: gli effetti di queste bombe sui civili li vedremo nei prossimi anni.

Nel Dombass la manutenzione delle centrali nucleari, delle centrali elettriche, è ferma: si sta giocando col fuoco nucleare, per la prima volta una guerra si svolge in una zona con tante centrali nucleari, come a Zaporižžja , dove un missile ha colpito un palazzo a 400mt dai reattori.

Le centrali non sono progettate per resistere a missili da crociera o ad un bombardamento, racconta un esperto di sicurezza nucleare presso l'unione europea: per questo motivo l'agenzia internazionale per l'energia atomica sta trattando da settimane con Ucraina e Russia per controllare la situazione attorno alle centrali, demilitarizzandole, togliendo i militari per evitare che accada l'irreparabile, un incidente nucleare che sarebbe la catastrofe.

Serve un cessate il fuoco, anche per questi motivi.

Nei giorni dell'invasione è uscito il report dell’IPCC, il “Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico” sui cambiamenti climatici: Presadiretta ha intervistato la scienziata ucraina Svetlana Krakovska, che oggi è rimasta a Kiev.

A Presadiretta racconta che la guerra ha messo in secondo piano il rapporto dell'IPCC: già oggi metà della popolazione mondiale vive i cambiamenti climatici, già oggi è tardi per agire, abbiamo poco tempo.

Questa – racconta la scienziata – è una guerra del fossile, quello venduto dalla Russia, quello usato in guerra: i combustibili fossili finanziano la guerra stessa, senza questo petrolio la guerra non sarebbe possibile. Fermare la dipendenza dal fossile ci sarebbe maggiore libertà sulla terra, si stanno contaminando l'aria e i fiumi.

I russi hanno messo i carri armati davanti le centrali nucleari, per ricattare il mondo e l'Ucraina: ce ne ricorderemo alla fine, come anche dei milioni di bambini costretti alla fuga dalle loro case per la guerra.

I combustibili fossili finanziano la guerra stessa” dice. “E in più sul nostro territorio abbiamo migliaia di mezzi militari alimentati a benzina e diesel, quindi senza tutto questo petrolio la guerra non sarebbe nemmeno possibile”. Svetlana Krakovska, che ha una famiglia e quattro figli, ha rifiutato le offerte per trasferirsi in istituti di ricerca stranieri ed è ancora a Kiev sotto le bombe.

Il fuoco in California

Mentre l'Ucraina è sotto le bombe, la California dall'altra parte del mondo, è sconvolta dagli incendi: lo scorso anno gli incendi sono arrivati a lambire Los Angeles, per la siccità, per l'innalzamento delle temperature, tutti fattori scatenanti degli incendi.

Sulle colline attorno la città non ci sono più arbusti, che possono frenare il fuoco e la siccità lunga venti anni ha peggiorato le cose: i bacini idrici non riescono a dare acqua alla valle dove sorge Los Angeles, così si stanno attrezzando con depuratori speciali che filtrano le particelle fino ad un micron, per portare acqua potabile dentro le case.

Jim Cornett è un professore che vive nella zona di frontiera tra San Bernardino e il deserto del Texas: le palme, i fiori nel deserto sono spariti negli ultimi 30 anni. Lo scienziato sta studiando i cambiamenti nei parchi e nei deserti: si stanno estinguendo gli alberi caratteristici come gli “Joshua tree”. Per avere dell'acqua serve scavare pozzi sempre più profondi, ma finite le scorte di acqua cosa faremo? Sarà una crisi o una catastrofe.

Cristina Palazzi è una climatologa che studia i cambiamenti climatici: il rapporto ha studiato le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle nostre vite – racconta a Presadiretta – evidenzia quanto sia fondamentale che le scienze sociali lavorino assieme a quelle economiche, c'è una parola chiave nel rapporto ovvero l'azione immediata, serve muoversi adesso, non domani: la finestra di tempo che abbiamo per far si che la nostra vita su questo pianeta sia vivibile si restringe, il 2030 è un anno cruciale, è un anno in cui dobbiamo abbassare le emissioni nette di carbonio e di altri gas ad effetto serra.
Questa è una data che non possiamo mancare, quello che abbiamo fatto finora non è sufficiente, siamo in ritardo, “il tempo delle mezze misure è finito”.

Le tecnologie ci sono, dobbiamo decarbonizzare in tutti i settori, nell'edilizia e negli allevamenti: sappiamo quello che dobbiamo fare, perché non lo facciamo?

Ci sono parti del mondo in cui il clima è già cambiato, con effetti sulle persone che vi abitano: in Luisiana e in Florida per esempio, due regioni flagellate dagli uragani e dall'innalzamento dell'acqua.

In Luisiana il clima è già cambiato, minacciando una città come New Orleans: la tempesta Katrina aveva già annunciato questo cambiamento, con le onde alte 4 metri, provocando danni per 208 miliardi di dollari ancora oggi evidenti.

Per evitare altri disastri gli Stati Uniti hanno costruito il “muro della Luisiana”, una diga costata più di un miliardo di dollari, perché negli ultimi anni le tempeste e gli uragani sono cresciuti in questa zona del paese.

Da New Orleans per andare verso la costa si passa per la strada chiamata degli uragani: nelle case sono tutti attrezzati per gestire questi eventi, che però si muovono e si intensificano in modo imprevedibile.

C'è poi l'erosione della terra fatta dall'acqua del mare: il mare si sta prendendo pezzi di paludi, lembi di terra dove le persone non possono più vivere.

Miami è la città più a rischio per l'innalzamento del mare, soprattutto Miami Beach che è ad appena un metro sul livello del mare: un immenso patrimonio immobiliare costruito sulla costa, sono dieci anni che la città si allaga sempre di più.

Il mare cresce di quindici centimetri ogni anno, racconta il capo metereologo John Morales: gli allagamenti stanno costando soldi alla comunità, per i danni che arrecano alle case, per i danni ai depuratori delle acque. Un intero quartiere è stato rialzato di un metro in funzione del mare che sta entrando nelle strade.

L'acqua arriva anche dal basso perché il suolo della città è poroso, tutto è stato costruito su una zona corallina.

Le case che si affacciano sulla baia hanno dovuto rifare le fondamenta, per renderle sicure: soldi che si devono spendere per salvare le proprietà.

A Virginia Key c'è l'università e il campus dove gli studenti indagano sugli oceani: l'aumento della temperatura globale sta scaldando l'oceano, assieme allo scioglimento delle calotte polari, un solo centimetro di salita dell'acqua significa dieci centimetri di terra sommerso.

Dovremo spostare milioni di persone lontano dalle coste, mentre continuiamo a comprare ed usare combustibili fossili, che per 100 miliardi viene comprato dalla Russia per finanziare la sua guerra.

Dall'inizio della crisi in Ucraina l'Europa ha speso 17 miliardi verso la Russia: il petrolio è sporco, non solo in senso fisico.

Inviamo un fiume di denaro a Putin ed altri dittatori che si reggono solo perché sono produttori di oil e gas: lo racconta il giornalista Alberto Negri, gas e petrolio sono la calamita di tutti i guai, da loro passano le armi, consentono alle monarchie del golfo di regnare sovrane, il petrolio uccide le democrazie.

Dal petrolio arrivano le dittature, come quella di Saddam, di Gheddafi, dell'Iran: repressione da una parte e l'occidente che girava la testa dall'altra parte, perché questi dittatori come Putin garantivano stabilità alle democrazie occidentali.

L'ammodernamento dell'esercito di Putin è coinciso con l'aumento del prezzo del petrolio e del gas, lo racconta un ricercatore della Nato (non un filo putiniano): la costruzione del gasdotto North stream 2 è cominciato nel 2004 con la ricostruzione dell'esercito russo.

L'economia russa ha avuto un boom con l'aumento del petrolio e, in parallelo, Putin ha nazionalizzato le aziende di armi.

Avremmo dovuto cercare gas e petrolio da qualche altra parte, avremmo dovuto puntare sulle energie rinnovabili – raccontava Timmermars vicepresidente della Commissione europea poche settimane fa.

Ma con la Russia abbiamo connessioni forte grazie ai gasdotti, che ci condizionano in modo poco flessibile ai paesi produttori.

Oggi gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti, hanno un surplus grazie al gas liquefatto, che però ha un costo maggiore: da questa guerra ci guadagneranno tutti i paesi che venderanno ad un prezzo migliore il gas all'Europa.

Passeremo dalla dipendenza russa a quella americana?

Le emissioni di co2 colpiscono i paesi più poveri, quelli che emettono meno anidride carbonica: Presadiretta è andata in Madagascar dove è in atto la carestia ambientale più brutta al mondo.

In questo paese la siccità sta causando seri problemi alle persone, che devono muoversi per km per cercare l'acqua, con carretti trainati da zebù, perché non piove più da mesi e tutti i corsi d'acqua, i campi sono diventati aridi.

Dai buchi nella sabbia esce dell'acqua sporca che per le persone è come l'oro: la popolazione sta morendo di fame e di sete per colpa della peggiore siccità degli ultimi 40 anni.

Il 90% degli abitanti viveva di agricoltura e ora è alla fame: la più grave carestia ambientale avviene in un paese che emette meno co2 al mondo.

1 milione e mezzo di persone vive in condizioni critiche e sopravvive grazie agli aiuti delle agenzie delle nazioni unite. In Madagascar si è mossa dal 2021 anche l’ONG Medici senza Frontiere, con un grande lavoro di assistenza anche nei villaggi remoti, dove assistono soprattutto i bambini, malnutriti e a rischio di deficit cognitivi.

L'acqua non è abbastanza per tutti, per sopravvivere le persone fanno chilometri per arrivare ai luoghi di ritrovo delle cisterne, mangiano le foglie di cactus, insetti.

Per evitare la catastrofe servirebbero da 200 ml ad un miliardo l'anno per evitare questa catastrofe, ma è un paese povero, senza risorse. Colpito dalla siccità e dai cicloni.

Le nazioni ricche fanno solo bei discorsi, dovrebbero cambiare modello di sviluppo: migliaia di persone scappano da questa carestia, peggio che nelle guerre.

Si stimano in 217 milioni di persone quelle che saranno costrette ad abbandonare le loro case per i cambiamenti climatici, alluvioni e siccità, due facce della stessa medaglia.

Tutto colpa dell'inazione ai cambiamenti e al surriscaldamento dell'acqua da parte dei paesi del nord del mondo. A pagare il prezzo sono e saranno i paesi più vulnerabili.

Questa guerra può bloccare quel poco che stiamo facendo per bloccare l'innalzamento delle temperature del mare: serve la pace per bloccare il riscaldamento globale del pianeta – spiega la dottoressa Palazzi.

La guerra di Putin

In questa guerra del petrolio Putin rischia di impantanarsi: l'artiglieria ucraina sta distruggendo i tank e i mezzi russi, che si è rivelato debole, fragile. I soldati russi sono stati mandati al fronte dicendo loro che era una esercitazione, molti erano di leva. La Russia non fornisce più il numero dei loro soldati morti che, alla fine, potrebbe essere superiore a quello dell'Afghanistan (ad oggi si è parlato di 9000 morti in 4 settimane).

Sono morti molti generali russi, segno forse una certa inefficienza dell'esercito – racconta David Rossi analista della difesa – un esercito vittima di corruzione.

Si parla di fosse comuni per gli abitanti delle città man mano colpite: è quanto viene scritto in un documento russo che fa intendere che in Russia si stia pensando anche a delle armi di distruzione di massa.

E' una legge votata dalla Duma il 1 febbraio che prevede la costruzione di fosse comuni per contenere fino a 8000 morti: sono numero da armi di distruzione di massa – dice il giornalista Alexander Goltz, un oppositore di Putin. A che serve questa legge? Per cosa servono queste fosse comuni?

Le energie rinnovabili in Italia

Quanto tempo abbiamo perduto per colpa della burocrazia e per la lobby del carbone e del gas?

Presadiretta ha girato l'Italia per capire chi frena la migrazione energetica: la colpa è di leggi inadeguate, che creano dei contenziosi, ci sono vincoli che cambiano da regione a regione, si creano norme ad hoc a livello comunale per bloccare impianti eolici e fotovoltaici.

I tempi di realizzazione per i parchi eolici durano anni: come a Taranto, davanti al porto, per un progetto che dovrebbe dare energia a sessantamila persone, ma l'opera è ferma per un ricorso del comune. I tempi lunghissimi fermano le opere e rendono obsolete la tecnologia in corso d'opera, costringendo i progettisti a dover ripartire quasi da zero.

Dovremmo staccarci dal gas russo ma, con questi tempi che vanno oltre i sei anni per un impianto eolico, non ce la faremo mai.

La lentezza burocratica nasconde lo scontro in atto da parte del settore oligopolistico dell'oil and gas: è un settore in cui poche aziende nel mondo sono orientate verso investimenti importanti su grandi opere, mentre nelle rinnovabili vivono piccole aziende competitive.

Dovremmo installare fotovoltaici ed eolico con velocità sette volte maggiore per superare la dipendenza dal fossile – è il pensiero di Nicola Armaroli dirigente del CNR, che ha sfatato il mito del gas nazionale, il famoso eldorado di cui si è parlato in queste settimane per renderci indipendenti dal gas russo.

La via del gas nazionale non è quella corretta per abbattere il costo delle bollette: il nostro gas costerebbe troppo, l'alternativa americana è peggio perché è estratta col freaking, costa grandi quantità di acqua ed emette grandi quantità di metano in atmosfera, hanno un costo per i trasporto sulle navi.

E il nucleare? I politici che parlano di nucleare non hanno la minima conoscenza del problema, il 94% dei comuni è a rischio idrogeologico, c'è un problema sismico, dunque dove si mettono le centrali e i siti di stoccaggio.

Poi c'è il problema degli investitori, nessun privato mette soldi sul nucleare. Infine il tempo, non c'è tempo per il nucleare, per salvare il pianeta.

A caccia di rinnovabili

Jeremy Rifkin economista di fama mondiale già un anno fa parlava di terza rivoluzione mondiale riferendosi alle rinnovabili: in Costa Rica hanno detto fine alle energie fossili per dare spazio ad energie pulite. I soldi dell'esercito sono stati spostati su istruzione e sanità, oggi usa il vento, il geotermico, il solare per dare energia al paese, con impianti diffusi nel paese.

L'energia in surplus verrà usata per produrre idrogeno verde, da usare nel settore dei trasporti, al momento il tallone d'Achille della transizione.

Il green new deal dovrebbe fare il grande salto adesso in Europa, racconta a Presadiretta la ministra dell'ambiente Andreas Menza – altro che tornare al carbone.

In Europa un terzo del gas che consumiamo viene dalla Russia: con le rinnovabili potremmo alimentare tutto il continente dice la ricerca.

Ne è convinto Stefano Passerini, ricercatore italiano in Germania che aggiunge come il fotovoltaico renderebbe l'Europa più sicura e meno ricattabile da Putin.

In Spagna hanno creato un enorme parco con pannelli solari nella regione dell'Estremadura: questa è la soluzione per non dipendere da dittatori del petrolio e del gas.

La tecnologia del fotovoltaico è semplice, Greenpeace ha commissionato uno studio per spiegare come sia possibile uscire dalla dipendenza dal carbone con investimenti in rinnovabili per 37 miliardi compensati dalla mancata spesa per il gas estero.

Enel ha fatto la scommessa per alimentare con energia verde la Sardegna: per svincolarci dal fossile servono almeno tre anni, racconta il direttore di Enel Italia Lanzetta

Serve installare 60GW di potenza tra sole e vento: la guerra non ha fermato Enel, le centrali a carbone verranno fermate nel 2025.

Il taglio delle esportazioni della Russia nello scorso autunno era un segnale dei piani di invasione verso l'Ucraina, racconta Faith Birol – direttore dell'agenzia per l'energia in Europa, che continua dicendo che dobbiamo cogliere questa occasione, per portare a termine la transizione verso energie rinnovabili.

Costruire dal basso una economia sostenibile

In Italia in tanti comuni si stanno cambiando i costumi delle persone per ridurre consumi e rifiuti, come a Ponte nelle Alpi dove la raccolta differenziata è salita al 90%.

Ci guadagna l'ambiente e anche il bilancio dell'ambiente, per riciclano lattine, vetro, con maggiori entrate nelle casse comunali: soldi per costruire parchi giochi, campi di calcio, per il futuro del paese.

A Roma in un Repair Cafè si insegna come dare una seconda vita agli elettrodomestici che l'industria non progetta per essere riparabili in modo semplice. Sono oggetti progettati per creare spreco: dal 2021 l'Unione Europea ha stabilito il diritto alla riparazione, questa dovrebbe essere la base per nuovi prodotti pensati per essere riparabili.

Bologna si costruiscono case a basso impatto ambientale, con meno dispersione termina: cohousing è il nome del progetto per questi condomini ad impatto zero, che al momento sono solo 30 in Italia.

Sempre a Bologna troviamo la cooperativa Arvaia che finanzia i produttori di prodotti agricoli che non inquinano la terra e che producono il minimo per mangiare.

La transizione ecologica deve partire dal basso, dicono nel comune di Ussaramanna parte di una comunità energetica autonoma, dove sono le persone che decidono di produrre solo quello che possono consumare.

Nicola Armaroli ha concluso il servizio raccontando i benefici delle energie rinnovabili: producono energia da vento e sole, i dispositivi che producono energia elettrica una volta arrivati a fine vita potranno essere riciclati. Mentre noi abbiamo sempre bisogno di estrarre gas e finanziare paesi come la Russia per produrre energia da queste fonti.

Ora o mai più per fare questa transazione, se perdiamo questo tram sarà una macchia indelebile per questa classe dirigente.

A fine puntata la cifra mostrata sullo schermo dei soldi che diamo a Putin per petrolio e gas è salita a 17,137 miliardi di euro: solo nel corso della puntata abbiamo dato 31 milioni di euro, soldi che gli avremmo dato se anni fa avessimo portato avanti una vera indipendenza energetica puntando sul fotovoltaico e sull'eolico.

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