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Presa diretta: senza persone

Secondo il ministro Lollobrigida è in corso una sostituzione etnica che minaccia la razza italica: parole brutte, che riportano indietro le lancette del tempo. L’unica cosa giusta detta dal ministro è che servirebbe maggior welfare per fare più figli, il contrario di quello che poi sta facendo questo governo di destra. Possiamo fare a meno allora degli stranieri e dei figli degli immigrati?

Non basta fare slogan sulla natalità, questo paese si sta spopolando, col rischio di non garantire servizi alle persone anziane.

Il governo Draghi ha varato la norma dell’assegno unico: le norme del governo Meloni (detrazioni iva dei prodotti per l’infanzia, un ritocco all’assegno unico) sono definite insufficienti dal responsabile del Forum delle famiglie, servono molti più soldi per le politiche per la natalità.

Il viaggio di Presa diretta parte da Thiene a Vicenza un paese di 23 mila abitanti ai piedi delle Alpi: un tempo questa provincia aveva tra i tassi di natalità tra i più alti in Italia ma negli ultimi 20 anni ha avuto il più brusco calo di nascite di tutto il paese, passando da 11,2 nascite ogni 1000 abitanti a 7. In una delle scuole per l’infanzia paritarie, gestite dalle parrocchie (una tradizione vecchia di 50 anni), sono passati da sei classi, quest’anno ne hanno cinque e la previsione è di ridurle a 4.

Mancano mille bambini ogni anni, sono dieci di queste scuole paritarie nel territorio, significa perdere posti di lavoro.

Ad Arzignano il calo della manodopera di italiani nel settore della concia è stato in parte ripianato con l’arrivo dei migranti: ma oggi nemmeno loro riescono a rinforzare l’esigenza di operai nelle concerie, anche i migranti oggi hanno famiglie più ridotte.

Mancano persone da mandare al lavoro – racconta Silvia Oliva: non è che i giovani non hanno voglia di lavorare, le aziende non trovano persone perché non ci sono “circa il 70% delle imprese dichiara che ha difficoltà molto rilevante .. possiamo dire che è il problema dell’economia veneta che ha saputo ripendersi dopo il Covid ma rischia oggi di non potere sviluppare a pieno le sue potenzialità proprio perché mancano persone..”

L’indice di vecchiaia (indica gli over 65 ogni 100 abitanti) è in crescita: è un indicatore che ha una tendenza difficile da invertire, servono anni per cambiare rotta.
Serve la componente migratoria per trovare manodopera non qualificata che comunque serve alle aziende venete – dicono dalla Fondazione Nord Est : questo spiega perché il governo Meloni ha varato la norma sui flussi per l’arrivo di 500 mila persone da fuori.

I decreti flussi stabiliscono quanti visti l’Italia può stilare per far arrivare da fuori dal paese: le imprese italiane cercano questi lavoratori, invitandoli a candidarsi sulle piattaforme, con la selezione del click day.

LE quote stabilite dal ministero dell’Interno si sono esaurite subito, in pochi minuti: si è arrivati a 240mila domande presentate in un giorno, ma molte regioni e molti imprenditori sono rimaste senza lavoratori, specie quelli stagionali.

Alla CIA di Verona si erano organizzati con due pc distinti per prendersi delle quote, ma sono rimasti bloccati per problemi tecnici: il problema si ribalta poi sulle imprese sul territorio, che dovranno cambiare la loro programmazione, per assenza di personale.

Colpa del ministero o delle associazioni di categoria che hanno fatto le domande per gli associati? In ogni caso molte imprese mancano di persone: avrebbero anche trovato degli operai, da prendere, ma non sono riusciti a fare la domanda.

Significa cantieri che non riescono ad andare avanti, rischi di penali da pagare, rischi di infortuni (perché i pochi operai sono oberati da alti carichi)..
Ance ha fatto un calcolo: servirebbero 65mila persone in più per le sole opere del PNRR, il governo non ha chiesto ad Ance quante persone sarebbero servite: senza un cambio di passo rischiamo di bloccare il sistema – spiegano dall’Ance a Presadiretta.
Senza personale mancano persone per raccogliere verdure e frutta nell’agricoltura, non si possono accettare commesse: anche chi è riuscita ad ottenere lavoratori dal click day hanno dovuto aspettare tanti mesi prima di avere personale per tempo, i candidati hanno aspettato mesi prima di avere il visto dalle ambasciate.

Il processo del Decreto Flussi è gestito male: sbagliata la pianificazione, lunga la burocrazia, non tiene conto dei problemi delle aziende. Il decreto flussi richiede anche alle imprese di verificare se per quel lavoro esiste una candidatura di un italiano: solo il 10% delle candidature offerte dai centri per l’impiego di Venezia sono poi state accettate, perché le aziende richiedevano personale giovane, che oggi manca.

Il primo governo di destra dell’Italia dovuto confrontarsi con la richiesta di personale straniero: col decreto flussi arriveranno 452 mila persone, ma sono pochi, secondo le stime delle imprese e, soprattutto, le procedure non funzionano.

Formati e abbandonati

L’Italia forma all’estero lavoratori di cui abbiamo bisogno ma per colpa delle procedure questi lavoratori non arrivano e spendiamo così per niente soldi pubblici: questa la scoperta fatta da Presadiretta seguendo la storia di una impresa edile in Umbria, quella di Valerio Lancellotti.

Questo imprenditore edile scoprì un giorno che tre operai dalla Tunisia erano stati formati dall’Italia ed erano pronti per venire a lavorare qui: ma sono pochi i lavoratori formati all’estero che arrivano qui, perché manca il contatto tra domanda e offerta, il personale andrebbe richiamato a scatola chiusa.

Presadiretta è andata in Africa in Senegal ad intervistare persone formate da una ONG italiana Tamat: sono ragazzi che vedono l’Italia come un paese in cui trovare un lavoro, migliorare la propria vita, guadagnare soldi da mandare alla famiglia. Sono ragazzi che hanno studiato – online – per poter superare i corsi: ma anche questo non garantisce che poi arrivi la richiesta di un lavoro, perché gli imprenditori tendono a non assumere a distanza.

La campagna dei radicali, Ero straniero, sta cercando di cambiare questa legge, con una nuova legge di iniziativa popolare: si vorrebbe concedere visti della durata sufficiente per consentire agli immigrati di arrivare qui, in modo regolare, per cercare un lavoro.

È questa la vera alternativa ai barconi, ai viaggi nelle mani degli scafisti, agli sbarchi a Lampedusa, ai rischi di morire in mezzo al mare. Eppure la legge di iniziativa popolare è ferma in Parlamento.

Brexit lavoro e libertà

Con la Brexit si è fatta tanta propaganda contro gli stranieri e oggi sono rimasti senza lavoratori: manca staff per esempio negli alberghi, il vecchio personale che arrivava dall’Europa, oggi arriva dalle ex colonie dell’Inghilterra, con costi maggiori per gli imprenditori.

Non solo i piccoli hotel hanno problemi, anche grandi hotel delle catene soffrono del problema del reperimento del personale: sono costretti a ricorrere alle agenzie.

Dal 2021 è stato introdotto un sistema a punti per la concessione dei visti: senza requisiti non si ha diritto al visto e lavorare in Inghilterra, come la conoscenza della lingua, topologia del lavoro.

Ma così si fanno entrare solo lavoratori qualificati, ma rimangono vacanti posti di lavoro a bassa qualificazione con stipendi medio bassi che una volta erano svolti da europei.

Così il governo ha deciso di creare una sorta di visto speciale per le occupazioni dove la carenza di manodopera è particolarmente evidente, come nel settore edile.

Mancano muratori, idraulici, falegnami ma anche badanti e infermieri: se non si risolve questa carenza di personale l’Inghilterra rischia di perdere parte della crescita stimata e della sua ricchezza.

Nel settore agricolo non si va avanti senza i lavoratori stagionali, specie dall’est: il governo ha aumentato i visti rispetto allo scorso anno, ma non sono sufficienti rispetto alle necessità delle aziende agricole, che fanno fatica a reclutare lavoratori britannici.

Dopo la Brexit in Inghilterra si è creato un paradossi: i posti di lavoro poco qualificati non sono stati rimpiazzati, alla fine dovranno per forza richiamare persone da fuori, per un discorso economico e anche perché il calo di natalità è un problema anche qui.
Il barista italiano è stato sostituito dall’ingegnere indiano: i governi conservatori che volevano bloccare l’immigrazione hanno dovuto accettarla invece, per non bloccare l’economia.
Eppure il primo ministro inglese Sunak continua la sua propaganda contro gli immigrati, anche quelli che vengono dalla Francia: le parole di Sunak sono le stesse di quelle di Meloni in Italia, chi arriva in modo illegale in Inghilterra va arrestato e poi mandato su un’isola galleggiante (e non nei lager o nei CPR..).
Ma è oggettivamente impossibile bloccare le barche, in Inghilterra come in Italia: perché gli immigrati clandestini contenuti nella galera galleggiante non potrebbero essere integrati e impiegati per quei lavori a bassa qualifica?

È questa la soluzione messa in atto in Germania.

Wir shaffen das: ce la possiamo fare, è la frase pronunciata da Angela Merkel quando arrivarono in Germania quel milione di immigrati dalla Siria, nel 2015.

Oggi il parlamento tedesco sta rivedendo la politica di immigrazione, il vento di destra soffia forte anche qui, come in Italia e in Inghilterra e il tema degli immigrati e moneta facilmente spendibile.

Presadiretta è andata a vedere come vivono una coppia di immigrati arrivati in Germania nel 2015: sono stati accolti, hanno fatto un corso di tedesco, gli hanno dato una casa e poi un lavoro.

Se vuoi lavorare, un posto lo trovi, basta conoscere la lingua – raccontano a Presa diretta.

In Germania il tasso di natalità è ancora sotto il 2%, insufficiente a garantire il saldo rispetto ai morti, ma il saldo positivo dell’immigrazione garantisce un tasso di natalità alto.

Il messaggio della Merkel è stato accolto dall’industria tedesca, per il principio che la migliore integrazione è quella che arriva dal lavoro: l’apprendistato è possibile anche nel corso della valutazione da parte dello stato, per i nuovi immigrati.

Il ministero dell’Interno spenderà più di 2 miliardi per l’integrazione e per i corsi degli immigrati: altro che decreti rave, Cutro, o nuovi CPR.

Nel sistema di integrazione lavorano assieme pubblico e privato, sono i land a decidere quante persone hanno bisogno, contribuiscono anche loro alle spese economiche, sapendo che questa spesa è un investimento che avrà un ritorno, perché gli immigrati una volta che hanno un lavoro pagano le tasse. Il 53% dei migranti ha un lavoro: ma che succede agli immigrati senza visto, a cui è stato negato lo status di rifugiato?
Questi ultimi rimangono in un limbo anche per anni: così la coalizione di governo ha deciso di sanare questi casi dando loro una possibilità, regolarizzando anche i migranti economici che altrimenti alimenterebbero il mercato nero.

Meno ideologia e più pragmatismo dice il deputato della SPD Linge, ma è un principio che piace anche ai Liberali.

Ma poi ci sono quelli dell’estrema destra: in AFD non parlano di sostituzione etnica, vogliono bloccare l’immigrazione irregolare che però è alimentata dalle cattive politiche di integrazione, se esistono.

Al Forum Ambrosetti si è parlato anche di immigrazione, quanti ne servirebbero, della condizione femminile nel mondo del lavoro, del welfare di cui avremmo bisogno.

L’ultimo italiano morirebbe nel 2307: è l’apocalisse italiana, uno scenario che fa paura, il nostro sistema sanitario diventerà insostenibile, non potremo pagare le pensioni.
La dottoressa Saraceno aveva fatto da consulente al Forum: serve una politica di occupazione per le donne, congedi parentali da allungare e da retribuire maggiormente, un atteggiamento più favorevole per le lavoratrici madri, maggiori servizi come mense e asili nido.
Si investe per fare la TAV, i trafori, i ponti, per comprare più armi, perché non investire in welfare, in sussidi universali per tutti?

Serve anche cambiare la modalità di gestione dei flussi, basta click day ma una visione più strategica, per evitare blocchi.

Oggi fare figli in Italia è difficile: i salari sono rimasti bassi, il lavoro è diventato sempre più precario, il costo della vita è cresciuto. Come fai a pianificare una famiglia, quando non puoi permetterti nemmeno una casa, quando fai fatica a trovare i soldi per mangiare?

A Roma 40mila persona sono a rischio sfratto, anche pensionati che vivono con un assegno da 650 euro al mese: l’inflazione si è mangiata tutto, non ci sono più soldi per l’affitto.

Servirebbe una politica di case popolari, anche per calmierare il costo degli affitti: eppure il governo nello scorso anno ha eliminato il fondo per sostenere gli affitto.

Si sta allargando la forbice tra ricchi e poveri, emblema è la situazione di Milano, città sempre più attrattiva, ma solo per redditi alti. La casa è un bene su cui investire o lucrare. Si continua a scommettere sulla casa, sul rialzo dei prezzi.

Che idea di paese abbiamo in mente? Città esclusive, città per pochi, città come Milano che oggi ha cambiato il 40% della sua popolazione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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