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Possessione diabolica? Disagio psicologico!

Nel libro “L’indemoniata” (Libellula Edizioni), Armando De Vincentiis dimostra che l’esorcismo praticato da alcuni sacerdoti si costruisce interpretando irrazionalmente i segnali di un disturbo psichico

Se dovessimo incasellare l’ultimo lavoro di Armando De Vincentiis – psicologo, psicoterapeuta, docente e consulente scientifico del Cicap – "L’indemoniata. Nascita ed evoluzione di una sindrome da possessione" (Prefazione di Luigi Garlaschelli, Libellula Edizioni, pp. 112, € 13,00) nel variegato mosaico dei generi letterari, lo dovremmo inserire nel panorama del Naturalismo, ovvero di quella produzione culturale d’oltralpe, nata nella seconda metà del secolo XIX, che fece del “fatto scientifico” il terreno fertile su cui produrre letteratura di qualità (cfr. L’indemoniata. Intervista ad Armando De Vincentiis, in www.scetticamente.it).

E ancora più specificamente prenderemmo a esempio il “credo” letterario dei fratelli Edmond e Jules de Goncourt, che ritrassero vicende esclusivamente reali e direttamente verificate sulla scia degli studi di medicina sperimentale del fisiologo darwinista Claude Bernard. Edmond Goncourt, com’è noto, scrisse romanzi che destarono l’attenzione della critica e del pubblico, produsse una letteratura il cui impianto strutturale si basava sul “caso clinico” e la narrazione doveva prendere spunto dalla “cartella clinica” di un paziente, la cui patologia era studiata (naturalmente) in modo scientifico. Il libro di De Vincentiis sembra seguire questa traiettoria (variatis variandis, ovviamente), almeno nella prima parte del saggio, in cui l’aspetto diegetico prevale nettamente su quello saggistico-scientifico della seconda.

Come ricorda lo stesso autore, nella stragrande maggioranza delle pellicole o delle narrazioni sulle possessioni diaboliche e gli esorcismi «le trame seguono uno standard più o meno prevedibile in cui i posseduti evidenziano segnali di presunte patologie mentali per poi sfociare in possessioni conclamate più adeguate ad un trattamento spirituale di preghiera e di esorcismo che ad un trattamento di tipo medico-psichiatrico». I casi, peraltro, riguardano quasi tutti donne giovanissime e chiuse in un contesto familiare molto bigotto. La storia narrata nel libro – assolutamente sovrapponibile a eventi realmente accaduti e studiati da De Vincentiis nella sua attività di psicoterapeuta – presenta, invece, un percorso al contrario rispetto alle pellicole o ai romanzi d’invenzione. E questo perché egli si propone un’analisi scientifica e antropologica di fenomeni realmente presenti all’interno della cultura cristiana (si pensi soltanto al famoso caso di Anneliese Michel in Germania nel 1976).

Rosa, protagonista del racconto, vive in una famiglia molto religiosa, frequenta la chiesa, la parrocchia e insegna catechismo ai ragazzi della comunità. La mamma è una donna bigotta, rigida nell’educazione religiosa, intransigente verso quella parte della società sciolta dai dettami di un costume rigoroso. Dentro questo contesto si sviluppa la storia della ragazza, che tenta di ribellarsi alla madre e ai suoi discutibili insegnamenti, allontanandosi dalla parrocchia e dalla chiesa anche in modo violento, con un vortice di sensi di colpa che la conducono, passo dopo passo, a stati d’ansia sempre più gravi e a crisi di panico che vengono interpretati dalla madre, e dal sacerdote cui si affida, come segni della presenza del demonio.

Per dirla con Luigi Garlaschelli, «leggendo questo libro, prima vi verranno i brividi, poi proverete compassione e, infine, indignazione». Brividi, perché la storia di Rosa sembra ricalcare, inizialmente, la vicenda del film L’esorcista con un intreccio da pellicola del terrore; compassione, perché l’autore vi renderà partecipi delle sofferenze fisiche e morali di una ragazza normalissima, vittima del contesto sociale; indignazione, perché entrerete dentro i meccanismi psicologici che stanno alla base dei fenomeni di possessione diabolica e vi renderete conto di come si vada formando e strutturando un evento del genere, sostanziato di sensi di colpa e di interpretazioni sbagliate. L’autore ha fatto capire benissimo come un evento siffatto nasca, si sviluppi e si alimenti all’interno della cultura che lo ha prodotto.

Nella seconda parte del volume, invece, vengono riportatistudi psichiatrici (con una buona bibliografia) che analizzano le fasi di un esorcismo, con importanti contributi che testimoniano dei diversi atteggiamenti e credenze esistenti in culture religiose differenti, e come una “possessione” sia un fatto antropologico e culturale, con ripercussioni psicosociali. «Il demonio [...] – sostiene De Vincentiis – rispetta sempre il credoe il contesto culturale di chi lo ospita e, addirittura, obbedisce alle sue regole. Si è mai osservata una classica possessione in stile L’esorcista in un indiano? Si è mai sentito di una qualche entità diabolica che scelga come ospite un qualche gruppo culturale dove non è contemplata la credenza nel diavolo?». In un contesto culturale la cui antropologia religiosa non preveda l’esistenza del diavolo – almeno nei termini indicati dal cristianesimo – e in comunità atee, si sono mai verificate sindromi da possessione come quelle che i sacerdoti cattolici interpretano quali segni della presenza del demonio?

L’immagine: la copertina del libro di Armando De Vincentiis, l’autore e la locandina del film L’esorcista.

Marco Cappadonia Mastrolorenzi

(LM MAGAZINE n. 26, 15 ottobre 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 82, ottobre 2012)

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.183) 23 ottobre 2012 12:11

    I sacerdoti seri, fanno esorcismi solo quando sono sicuri che ci sia la possessione diabolica. Molti consigliano prima di rivolgersi ai medici, e comunque prima di iniziare un esorcismo fanno anche loro delle analisi per capire il contesto in cui vive la persona da trattare. 

    Le possessioni, come dice Padre Amorth, non sono frequenti ringraziando Dio, ma ahimè il diavolo preferisce manipolare le menti degli uomini attraverso la discordia, le tentazioni, e tutte quelle cose che portano a minare la tranquillità familiare, e personale. A proposito delle domande sulle possessioni negli indiani e negli atei, molti riti, per esempio nelle credenze Africane sono fatti per liberare le persone dagli spiriti maligni, in India, il Durga Puja è una festività religiosa per propiziare buone cose ed eliminare il male. Le possessioni, ci sono, perchè esiste il demonio, esiste Dio che lo scaccia e certo esistono anche quelli che non sono posseduti ma credono di esserlo, in tal caso serve il medico. Ma quando vi recate per esempio a S. Giovanni Rotondo e vedete un esorcismo e quello che accade durante questo esorcismo non potete dire che il diavolo sia una interpretazione culturale di qualcuno. Il diavolo c’è è ogni minuto in mezzo a noi e il fatto di negarne l’esistenza gli porta giovamento perchè può agire con sicurezza seminando zizzania: Invito tutti a leggere la parabola della zizzania nel Vangelo.. Saluti
  • Di (---.---.---.250) 23 ottobre 2012 15:10

    Ma quale possessione!!! Può essere che ci sia ancora chi cada vittime di questi stratagemmi preteschi astutamente concepiti per gabbare i polli?

  • Di (---.---.---.127) 24 ottobre 2012 14:45

    ragazzi ma vogliamo tornare nel 21esimo secolo? Davvero crediamo che il diavolo condizioni la nostra vita? Che ben vengano libri come questo che facciano chiarezza sul fenomeno. Sembra che ci siano persone che ne abbiano davvero bisogno. Complimenti all’autore che, se non sbaglio, è del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul paranormale. Encomiabile lavoro!

    • Di (---.---.---.80) 8 aprile 2015 00:09

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