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Pornografia in Giappone: curiosità e contraddizioni

Il Giappone è tra i maggiori produttori di porno al mondo insieme a Spagna, Cina e Germania. È dalla produzione di materiale pornografico, infatti, che ottiene grandi entrate dal punto di vista economico.

Insieme ai classici video hard, il mercato della pornografia giapponese offre un’ampia gamma di articoli che vanno dai fumetti erotici (Hentai) al materiale virtuale.

Per quanto, però, l’erotismo sia un elemento connaturato alla cultura giapponese, ad orientamento prevalentemente Shintoista che prevede la sessualità come elemento costituzionale dell’essere umano, le contraddizioni in questo campo non sono poche. Il Giappone, infatti, per quanto sia caratterizzato da un assetto legislativo che tutela la libertà di espressione presenta anche regolamenti molto rigidi per quanto riguarda la censura di materiale ritenuto osceno.

In Giappone, ad esempio, la raffigurazione esplicita dei genitali e la loro distribuzione è considerata un vero e proprio reato. È dunque vietata la diffusione di video, disegni o altro materiale che rappresenti palesemente i genitali maschili e femminili, pena la reclusione fino a due anni e il pagamento di multe estremamente salate.

Sia nei video che nelle rappresentazioni grafiche, le scene divengono, quindi, maggiormente allusive oppure vengono incluse pratiche sessuali alternative come il Bukkakke o, ancora, vengono rappresentate scene di sesso in cui sono coinvolti esseri dall’aspetto non umano.

Spesso nelle rappresentazioni grafiche i genitali vengono raffigurati solo parzialmente oppure vengono impiegati espedienti che possano rendere la rappresentazione meno palese e vengono anche impiegati altri oggetti a simboleggiare il pene. Ne erano già esempi, in epoca passata, alcune delle silografie a carattere erotico di Hokusai come “il sogno della moglie del pescatore” del 1814.

Tra le forti controversie, però, non vi sono semplicemente le discordanze tra libera espressione artistica e censura. Un grave problema concerne, infatti, le condizioni di sfruttamento in cui sono riverse alcune pornostar dei video hard giapponesi. Spesso infatti, le attrici vengono sfruttate e ricattate. Capita che il reclutamento delle pornostar avvenga tra le più giovani e meno abbienti, tramite false promesse di fama e guadagno. Le ragazze vengono, quindi, letteralmente adescate e invitate a firmare contratti dalle clausole molto complesse. Capita, spesso, che una volta venute a conoscenza dei propri obblighi contrattuali queste non abbiano più la possibilità di tornare indietro, poiché le inadempienze contrattuali implicherebbero il pagamento di sanzioni salatissime.

Se da un lato l’industria pornografica giapponese si dimostra estremamente avviata e fiorente, a prescindere dalle controversie che la animano e tristemente la caratterizzano, dall’altro ci si trova a fare i conti con una realtà caratterizzata prevalentemente da un’assenza di relazioni sessuali tra gli individui. Circa poco meno della metà dei giapponesi, infatti, non fa sesso. La grande profusione di materiale erotico presente nel paese, e ampiamente sponsorizzata per le strade della città, si rivolge prevalentemente al singolo fruitore, al suo piacere personale avulso dal contatto con l’altro. La produzione giapponese si orienta quindi prevalentemente sulla produzione di materiali distanti dalla condivisione e dalla possibilità di essere anche uno stimolo per la coppia, indirizzandosi prevalentemente al pubblico di sesso maschile, il quale sembra essere il meno interessato ad una vita relazionale basata su sesso e contatto.

 

A cura del tirocinante IISS: Claudia Isaia

Tutor: Davide Silvestri

 

Bibliografia:

  • Buckley, S. (Ed.). (2006). Encyclopedia of contemporary Japanese culture. Routledge.
  • Gravett, P., (2017). Mangasia, la guida definitiva al fumetto asiatico, 24 Ore Cultura, Milano.
  • Williams, L. (Ed.). (2004). Porn studies. Duke University Press.

Sitografia:

https://www.theguardian.com/world/2017/feb/14/record-numbers-of-couples-living-in-sexless-marriages-in-japan-says-report

https://www.theguardian.com/world/2017/may/15/forced-into-porn-japan-moves-to-stop-women-being-coerced-into-sex-films

http://www.economywatch.com/world-industries/porn-industry.html

Questo articolo è stato pubblicato qui

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