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Polveri sottili e blocco del traffico: «Per non morire di smog bisogna fare scelte drastiche»

In queste settimane le città italiane stanno soffocando nello smog. Gli enti locali hanno adottato misure di blocco del traffico veicolare, ma spesso tardive e limitate nel tempo. Se ne uscirà? O si morirà della spada usata a ferire? Il meteorologo Luca Lombroso ha le idee chiare: «E’ l’ora di scelte drastiche».

Lo dice da tantissimo tempo e lo ribadisce oggi, a fronte di livelli di inquinamento fuori controllo. Il meteorologoLuca Lombroso è per «scelte drastiche da subito».

Gli enti locali affrontano l’emergenza bloccando per un giorno, due giorni, sette giorni le auto e sollecitando i cittadini ad abbassare il riscaldamento. Per il resto si muove poco altro. Come interpreta queste misure? Quale ritiene sia il ruolo di inceneritori, emissioni industriali, emissioni da traffico veicolare al di fuori dei centri cittadini?

«L’inquinamento urbano ed anche extraurbano (non dimentichiamo che l’aria non ha confini e che in piccoli borghi di campagna l’aria non è poi così migliore che in città) dipende principalmente dal traffico e dagli impianti di riscaldamenti domestici, quindi dalla produzione di energia elettrica da fonti fossili. In parte dipende anche dalle pratiche agricole intensivi e per circa il 3% dal ciclo dei rifiuti. Ci sono tante ragioni per abolire gli inceneritori, ma riguardo lo smog il primo settore dove intervenire, con provvedimenti drastici, preventivi e non curativi, è il traffico. Non dimentichiamo che l’auto non solo inquina ma anche uccide; il mio istruttore di guida mi diceva che l’auto è un’arma impropria e la patente un vero porto d’armi! E la soluzione non è sostituire le auto con auto meno inquinanti, ma ridurre drasticamente il traffico, anche le auto più moderne inquinano, serve una mobilità diversa, dolce e sostenibile. Poi un altro settore fondamentale di intervento è l’edilizia residenziale, commerciale e di servizi. Gli edifici costruiti fino a pochi anni fa sono dei veri colabrodo energetici e fonti di inquinamento. Vanno aboliti ovviamente gli sprechi, a partire dai negozi con le porte aperte d’inverno col soffio caldo e d’estate con quello freddo, ma non è solo questione di sprechi ma soprattutto di efficienza energetica. E oggi abbiamo tutti i mezzi per costruire, e ristrutturare, edifici rendendoli meno energivori. I provvedimenti attuati non sono inutili, ma insufficienti e tardivi. Non è possibile aspettare un mese di alta pressione per limitare il traffico, va fatto ai primi sintomi di alta pressione, e non solo in città ma anche nelle autostrade».

Intanto sui tg (ma solo a volte, per non preoccupare troppo gli spettatori) passano le immagini delle tragedie estemporanee, le alluvioni, i tornado, ma anche le temperature eccezionali e le siccità che stanno distruggendo intere aree del mondo. Dunque: inquinamento fuori controllo, misure inefficaci per modificare la situazione, cambiamenti climatici in atto, devastazioni. Dove sta il filo rosso che permette di leggere, se è possibile, questi accadimenti come legati tra loro?

«Colgo la domanda per chiarire due cose. La prima riguarda la Cina. Prima di criticare lo smog altrui, pensiamo a risolvere il problema a casa nostra! Peraltro in Cina non avviene altro che quello che succedeva in occidente, si pensi allo “smog di Londra” nel dicembre 1952, ma anche all’inquinamento che causava le piogge acide e altri problemi in Italia, Germania ed Europa fino agli anni 1980. Ora la situazione da noi è relativamente migliorata, questo è vero, ma non certo in modo sufficiente. Inoltre è migliorata in modo immorale. Nel senso che abbiamo spostato le produzioni più inquinanti appunto in Cina e in genere nei paesi poveri, che producono, in fin dei conti, per soddisfare i nostri bisogni (superflui) di consumi a basso costo e per uso e getta. Riguardo gli eventi estremi che fanno notizia in questi giorni, essi dipendono dai gas serra, che non sono inquinanti diretti mentre lo smog dipende dall’inquinamento vero e proprio. C’è da dire però che agire per limitare i gas serra ha benefici enormi anche sull’inquinamento urbano, mentre non è del tutto vero il contrario. Nel senso che anche se rendiamo perfetta (cosa impossibile fisicamente) una combustione, eliminando ossidi di azoto, benzene, polveri fini, ecc. dalla combustione di prodotti petroliferi (e ancor più di carbone e anche del gas “naturale”, termine fuorviante e per nulla ecologico) si sprigionerà sempre CO2».

E’ reduce da Cop21. Quale il primo pensiero quando guarda fuori dalla finestra di casa e vede la cappa di smog della Pianura Padana?

«Che siamo un esempio di superamento dei limiti; i politici danno la colpa dello smog al fattore geografico e alle condizioni meteo. Ma il primo è un dato oggettivo su cui nulla possiamo fare, altro che spianare il passo del Turchino come proponeva un concorrente di Portobello. Il secondo, il fattore meteo, un aspetto contingente, una concausa che agisce sulla vera causa. Lo sviluppo della Pianura Padana non è compatibile coi limiti fisici della nostra area. Così scarichiamo i problemi, sotto forma di smog e cambiamenti climatici, sulle categorie più deboli, su altri popoli e su altre generazioni. Quanto meno fermiamoci, non dobbiamo accentuare questa situazione costruendo nuove autostrade, nuovi inceneritori e cementificando».

Quale il primo pensiero, e non solo, quando pensa alle scelte dell’attuale governo in tema di politiche ambientali?

«Contraddittorio. A fronte di segnali nella giusta direzione, si pensi in Emilia Romagna al PAIR, Piano Aria Integrato Regionale, o alla promozione delle fonti rinnovabili che comunque ha portato a buoni risultati (fino al 40% di elettricità da fonti rinnovabili la scorsa estate nelle giornate più soleggiate e ventose), si continua a pensare a nuove autostrade e perfino a ricerche petrolifere in zone altamente antropizzate o in mare».

Stiamo attraversando o no una situazione di emergenza assoluta dalla quale non si sa come uscirà, se vivi o morti? E se sì, di quale leva c’è bisogno per “sollevare” il mondo? Come svegliarci?

«Il risultato di Parigi COP 21 è incoraggiante come segnale, insufficiente come azioni. Delle azioni mancanti, dicono le Nazioni Unite, devono farsi carico i livelli subnazionali, regioni, città , imprese e società civile. Si può fare molto, lavorando insieme e da subito. Comunque difficilmente, ritengo, rispetteremo l’obiettivo, ambizioso, di limitare il riscaldamento globale entro 2°C al 2100, praticamente impossibile stare entro i 2°C. Dunque dovremo convivere con un mondo diverso».

(Foto di www.lacarbonarablog.it)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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