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Pietà Rondanini: una storia (ancora) da raccontare

Leggendo l'ennesimo articolo sulla mancanza di soldi per Expo 2015 e sulla collocazione futura della Pietà “milanese” di Michelangelo, attraverso il tour (ora annullato) che doveva portarla a visitare alcuni luoghi simbolici della città (da quello della redenzione in terra: San Vittore, a quello della redenzione dello spirito: il Duomo), mi rendo conto ancora una volta che ci si concentra sempre su giuste istanze di tutela, conservazione e valorizazzione materiale ma poco riusciamo a costruire attraverso i grandi capolavori (a Milano ma non solo) dei simboli di identità cittadina. 

Chi ha visto questa scultura sa che oltre al valore storico artistico ha una grande forza simbolica. Tanto più forte se se ne conosce la storia e se la si mette a confronto con le altre Pietà di Michelangelo, quella fiorentina e quella romana di San Pietro. È vero, in questo momento dobbiamo risparmiare soldi, anche in visione dell’Expo, ma è giunto il momento anche che si inizino a spendere idee nuove per creare quei simboli identitari in cui i cittadini possano riconoscersi con orgoglio. Per farlo bisogna essere capaci di raccontare anche le storie che si celano dietro ai capolavori, facendoli sentire patrimonio di tutti e simbolo della nostra identità.

Occorre concentrarsi di più sulla storia, sulla narrazione (come si usa dire adesso) e meno sull’oggetto in sé, liberandolo dalla solitudine angusta delle quattro mura di un Museo, qualsiasi esso sia quello che ospiterà quest’opera meravigliosa.

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