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 Home page > Tribuna Libera > PD un partito da rifare? Le ragioni di una crisi

PD un partito da rifare? Le ragioni di una crisi

Una riflessione sul PD ma non solo, una riflessione più ampia capace di abbracciare la crisi della forma partito che si protrae da circa un quarto di secolo contribuendo alla crisi della Democrazia e del sistema parlamentare in Italia. 

 “PD un partito da rifare? Le ragioni di una crisi” scritto da Antonio Floridia, dirigente pubblico, docente universitario e giornalista de il Manifesto, pubblicato dalla Castelevecchi, verrà presentato a Potenza venerdi 19 maggio alle ore 17,30 presso la sala A) del Consiglio Regionale di Basilicata in Via Verrastro. La presentazione organizzata dal “Comitato Comunità e Sviluppo Basilicata” vede la partecipazione dell’autore, del segretario regionale del PD Giovanni Lettieri, del Coordinatore Regionale del M5S Arnaldo Lomuti, del Coordinatore regionale di Sinistra Italiana Gianni Rondinone, del Segretario Regionale del PSI Livio Valvano e del componente della Direzione Nazionale dei Verdi Donato Lettieri. La presentazione verrà introdotta dalla relazione del prof. Rocco Giurato dell’Università della Calabria. Coordinerà i lavori Gerardo Lisco in rappresentanza del “Comitato”. Il saggio di Antonio Floridia è l’occasione per discutere della crisi che investito la forma partito a partire dagli anni 90 del secolo scorso. Crisi dei partiti che esplode all’indomani delle inchieste della Procura milanese ma che ha cause molto più profonde finendo con l’investire l’intero sistema politico nazionale. Per dirla con lo storico Pietro Scoppola ad andare in crisi è stata la stessa Repubblica e non solo i partiti. Alla fine della “repubblica dei partiti “hanno contribuito, seppure in misura diversa: il mutamento degli equilibri internazionali con la fine dell’URSS, la riunificazione della Germania, l’avvio della globalizzazione che ha imposto scelte di politica economica diverse rispetto a quelle fino ad allora perseguite, la crisi delle ideologie e l’affermarsi sul piano culturale del post modernismo e sul piano economico del neoliberalismo. Di fronte al nuovo contesto i partiti politici tradizionali sono apparsi sempre di più superati, percepiti come un costo, una esternalità, rispetto al funzionamento della Democrazia intesa come mercato elettorale. Nel corso degli anni è stato abrogato il finanziamento pubblico dei partiti e con esso il sostegno a quotidiani, riviste, centri studi e case editrici che alimentavano il dibattito e il pluralismo culturale. Ciò che inizialmente sembrava una grande conquista e soprattutto un’opera di moralizzazione oggi appare per ciò che realmente è: appiattimento culturale, annullamento del dibattito, dominio del conformismo. Con l’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti è venuto meno il sale della Democrazia. La riduzione della partecipazione al voto, la crescente disuguaglianza sociale, la politica ridotta solo ad appannaggio di chi se la può permettere grazie a risorse proprie o perchè bravo ad intercettare risorse finanziarie private ha fatto si la democrazia diventasse solo competizione tra oligarchie . La politica è sempre di più una attività tecnica che, avvalendosi di risorse private elargite da chi ha interesse ad essere rappresentato nelle istituzioni, utilizza sofisticati strumenti del marketing e della pubblicità per costruire consenso elettorale. Gli sconfitti del corso politico iniziato un quarto di secolo fa sono quelle forze politiche popolari, ossia i partiti politici, che storicamente hanno rappresentato le classi sociali subalterne. Oggi al governo nazionale come a quello regionale abbiamo esponenti di un partito politico portatore, se mi si lascia passare il termine, di un “pensiero forte” per molti versi radicale con il richiamo alla tradizione. Una forza politica , Fratelli d’Italia, che richiama la forma partito tradizionale ed è da questo dato che trae origine la necessità di una riflessione a più voci sulla forma partito partendo dall’analisi che Antonio Floridia fa del PD ma che investe tutti i soggetti politici che si candidano ad essere alternativi alla destra. 

Foto: Francesca Minonne/Fickr

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