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PASSAGES - Birdman di Marco Agostinelli alla Galleria Castello 780 - Venezia

C’è qualcosa di arcaico, di remoto, di mistico e insieme di futuro nel gesto di fabbricare, di costruire ... statue.

In un momento storico, come quello attuale, che vede la distruzione delle millenarie sculture dei Buddha di Bamiyan o delle statue dell’antica Ninive oggi Mosul, un artista indomito come Marco Agostinelli, seguendo il proprio daimon, il proprio demone interiore, mette in cantiere, già dal lontano 2014, la fabbrica-artigiana di Birdman e della New Generation.

Birdman è creatura metamorfica, che vive di continue metamorfosi, mutazioni, transiti, passaggi. Può nuotare tra i flutti di tempeste marine, oppure seguire il flusso delle acque di laguna: correnti amiche, ma variabili e a volte imprevedibili e incerte. Può volare librandosi in un lungo volo che abbraccia Venezia dall’alto e poi...atterrare in uno spazio- andito nel quale raccogliersi come fosse un piccolo tabernacolo o una cella sacra: Castello 780.

Ma Birdman-Agostinelli non finisce ancora di stupirci: quale mutazione, quale ulteriore passaggio, Birdman ci riserva ancora ? E quale sarà il dono che si appresta a elargirci?

I luoghi, per Gilles Deleuze, sono abitacoli di memorie e... per Agostinelli-Birdman si trasformano in spazi organici e metamorfici che accolgono la transitorietà dell’esistere: passages.

Che cosa può indicare oggi la parola passages ?
Una situazione fluida, una dimensione di transitorietà, una porosità esistenziale ... Passaggi. Transiti. Confluenze. Trasmutazioni. Attraversamenti. Derive. Fluttuazioni. Metamorfosi ... E ancora un brano di prosa, di musica ... un confine, una crepa, un margine ... ma anche, nella sua accezione architettonica uno spazio “transizionale” tra un luogo e l’altro: un portico , una serie di arcate adiacenti, una “arcade”, una galleria, un passaggio.

Passages: non e’ affatto casuale, il riferimento a Walter Benijamin e alla sua immensa opera Das Passagen-werk e musicalmente a Philip Glass e Ravi Shankar... e chissà quanti altri ancora.

Castello 780, uno spazio d’arte che respira tra l’acqua la fondamenta e il cielo, accoglie ed è testimone di un’ulteriore metamorfosi di Birdman. Un piccolo luogo che si trasforma in tabernacolo per il raccoglimento, per la meditazione, per la condivisione, per le confluenze, per il pensiero ... una “camera chiara”.

Un passage che contiene numerosi passages.
Birdman, come una divinità antropomorfica in un antro sacro (Pizia o Sibilla ?), è solo insieme ai quattro libri che sono codici sia del sapere esperenziale che sapienzale. Essi racchiudono frattaliche pagine di carta intonacata di bianco nelle quali frammenti di natura offesa e lacerata palpitano ancora di vita. Creati dall’artista, proprio per questa mostra-evento, sono spartiti musicali del canto occulto che l’universo incessantemente compone per difendere le diversità del creato.

In questo spazio di meditazione e di riflessione, di ombre e di luce, Birdman si appresta a compiere una nuova metamorfosi elargendo a tutti noi un dono: il dono della sua voce.
La voce di Birdman e’ uno straordinario concerto, il concerto che Emanuel Dimas De Melo Pimenta, musicologo e musicista, artista e architetto compone nel 2017, dedicandolo a Marco Agostinelli e a Martin Schoyen.

Questa composizione salda l’amicizia e la collaborazione che da oltre venti anni intercorre tra Pimenta e Agostinelli, entrambi uniti dal progetto d’arte Olivestone dedicato all’artista- profeta Joseph Beuys.
Partendo da quello che è considerato il primo spartito musicale conosciuto al mondo, di origine mesopotanica, datato intorno al 2000 a.c. e che appartiene a Martin Schoyen, Pimenta progetta la sua partitura fondandola su tre elementi distinti, tre strutture in parallelo, tre voci: le poesie di cento poeti provenienti da trenta paesi “parlate” da voci robotiche; il canto di trenta uccelli appartenenti a tutti i continenti; la partitura basata sul brano musicale del Nuovo Testamento “Nunc Dimittis” (Ora lascia ... che il tuo servo vada in pace...) conosciuto come il Cantico di Simeone e spesso eseguito al termine di un servizio religioso notturno. Canto che segna il passaggio tra la notte e il giorno, tra le tenebre e la luce.

... Il mito continua: cosa canta Birdman prima di lasciare Venezia e prepararsi al grande volo che lo condurrà a Roma, in Castel Sant’Angelo?
È, il suo, un cantare misterioso che trasmuta passato, presente e futuro. Tangata Manu, il leggendario guerriero dell’isola di Pasqua, del cui mito Birdman si nutre, si sottoponeva ad una prova sovrumana cercando di raggiungere “l’uovo”, simbolo primario dell’origine del ciclo della vita. In egual modo, Agostinelli-Birdman mutando e trasformandosi, vivendo consapevoli passages, cerca e ri-cerca ciò che può dare alimento ad una esistenza, ciò che può essere nutrimento nell’impermanenza fragile dell’esistere. E allora Birdman canta forse della ricerca di una luce? Una luce misterica che conduce ad un “consapevole mutamento “, a un cambiamento di rotta e quindi a un’niziazione?

Venezia, ottobre 2021 Annamaria Orsini

In occasione dell’opening della mostra, Emanuel Pimenta suonerà un assolo di flauto, tratto dal concerto Olivestone, del 1999, dedicato a Lucrezia De Domizio Durini ed eseguito per la prima volta a Venezia.                                             Foto di Maurizio Rossi

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