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Ora la Russia vuole anche la Transnistria

Le truppe russe hanno preso il controllo delle basi militari di Belbek e Feodosia, le ultime rimaste sotto il controllo del governo ucraino in Crimea. Kiev ha già annunciato il ritiro delle sue truppe dalla penisola. Adesso che la Crimea è stata annessa dalla Russia, diventa fondamentale per il Cremlino collegarla alla sponda russa più vicina attraverso la costruzione di un tunnel o di un ponte nello stretto di Kerch, indispensabile per Mosca per legittimare ulteriormente la scelta secessionista del territorio. Inoltre, da diversi giorni si segnala un progressivo dislocamento di forze lungo il confine orientale dell'Ucraina, dove si trovano le province a maggioranza russa.

Le notizie più interessanti (rectius: inquietanti), tuttavia, arrivano da Ovest. Il rapido processo di annessione della Crimea alla Russia ha portato diversi esperti a chiedersi se questo possa creare un “precedente”, spingendo altri territori dello spazio post sovietico a separarsi dai rispettivi Stati per chiedere di passare sotto la sovranità russa. Proprio di recente il parlamento russo ha approvato una legge che prevede meccanismi più semplici per i casi di annessione di territori alla Russia. Martedì 18 marzo è arrivata la prima richiesta in tal senso è giunta dalla Transnistria, territorio della Moldavia che si è autoproclamato indipendente nel settembre 1990, e di cui ci siamo già occupati in più occasioni.

Circa il 30% della popolazione (mezzo milione di abitanti) del territorio è di etnia russa, come russa è anche la lingua madre della maggioranza assoluta. A Tiraspol, la capitale, è fortissimo il desiderio di tornare a far parte della Russia, che ha sempre sostenuto economicamente il piccolo Stato fin dalla separazione dalla Repubblica di Moldavia. Lo scorso dicembre, con una riforma costituzionale al vaglio del soviet supremo, la Transnistria ha dato avvio all'armonizzazazione del proprio corpus legislativo a quello di Mosca. Già in referendum del 2006 il 97% devotanti si espresse a favore del ricongiungimento con Mosca.

Ora la NATO teme che i russi possano spingere le proprie truppe in Transnistria ed annetterla velocemente così come avvenuto per la Crimea. Dieci giorni fa, infatti, le forze armate russe hanno avviato una nuova esercitazione militare proprio vicino al confine ucraino, coinvolgendo 8.500 uomini e artiglieria. In proposito, il presidente della Moldavia Micolae Timofti ha detto in conferenza stampa che ci sono molti elementi in comune tra i casi della Crimea e della Transnistria: "Abbiamo informazioni precise riguardo l’avvio di azioni destabilizzanti, che sono controproducenti sia per la Moldavia che per la Russia."

Il caso della Transnistria, oltre a essere molto dibattuto da anni per le sue implicazioni di diritto internazionale, potrebbe causare gravissime ripercussioni, non solo politiche. La Moldavia, che rivendica la sovranità sulla Transnistria, negli ultimi vent’anni si è progressivamente avvicinata all’Occidente, entrando a far parte di molte organizzazioni internazionali economiche e politiche euroatlantiche, come l'OCSE, il FMI, la Banca Mondiale e il Partnership for Peace della NATO (come l’Ucraina), e lo scorso novembre ha anche aderito all'Accordo di Associazione con la UE (a differenza dell'Ucraina). 

Eppure, Chisinau è ancora oggi al centro di un duro braccio di ferro tra la Romania, spalleggiata dall'Europa e a cui i moldavi si sentono più vicini, e la Russia, che nell'area nutre forti interessi. Perché la piccola Repubblica orientale potrebbe tornare utile come corridoio di transito energetico per la UE. Come scrivevo nel 2012:

Pertanto le relazioni bilaterali tra romeni e moldavi hanno riflessi fondamentali sulla collocazione geopolitica in Europa di Chisinau. E di conseguenza sulle ambizioni di indipendenza energetica della stessa Europa.

Inoltre, come nota Termometro Politico:

La Moldavia ha infatti molti interessi nella regione, poiché è proprio in Transnistria che ci sono le principali centrali elettriche del Paese, e già nel passato si sono verificati tagli alla fornitura elettrica per volontà, si dice, di Mosca. Al tempo stesso la Transnistria ha beneficiato per anni di forniture gratuite di gas da Mosca. Forniture che se la Transnistria non fosse indipendente dovrebbero essere pagate dalla Moldavia e si tratterebbe di diversi miliardi di dollari accumulati negli anni. Per questa ragione c’è anche chi invece, tra i moldavi, non sarebbe così contrario a riconoscerne l’indipendenza.

Sicuramente la Transnistria è un boccone meno goloso per i russi rispetto alla Crimea - che garantisce l’accesso allo strategico porto di Sebastopoli sul Mar Nero - ma consentirebbe comunque a Mosca di mettere spazio tra sé e l'Occidente e di riaffermare la sua sovranità su un territorio che un tempo è stato sovietico. Su questo sfondo, Chisinau si prepara alle elezioni di novembre in cui forze filoeuropee e pro-russe competeranno non solo per il rinnovo del Parlamento ma anche per il futuro politico ed economico del Paese. 

Nel frattempo, l'Occidente mostra i muscoli. Due settimane fa gli Stati Uniti e la NATO hanno annunciato l'incremento delle proprie forze aeree ai confini dell'Ucraina. Il Pentagono, ad esempio, ha detto sì all'invio di caccia F-16 in Polonia. L'Air Force ha già 12 F-16 alla base aerea di Lask, ivi dislocati per lo svolgimento di esercitazioni a lungo pianificate. Il Dipartimento della Difesa non ha ancora deciso quanti F-16 in più andranno in Polonia, ma il ministero della Difesa ha precisato che i rinforzi verranno da unità già presenti in altre basi situate in Europa. Unità di F-16 sono presenti in Germania e in Italia. Il 10 marzo la NATO ha annunciato l'invio di aerei radar E-3 per operazioni di ricognizione sopra Polonia e Romania. 

Questo per avere un'idea di quanto l’eventuale ingresso delle truppe russe in Transnistria, che verrebbe pur accolto trionfalmente dalla popolazione, susciti invece molte preoccupazioni presso le cancellerie di Bruxelles e Washington.

 

Foto: Inyucho/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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