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Omicidio Regeni: scandalosa assenza di accordi di cooperazione giudiziaria tra Italia ed Egitto

Amici come prima e più di prima, talmente amici, che non si disturbano a vicenda. Fanno affari, lodi reciproche, pacche sulle spalle, strette di mano, ma Italia ed Egitto, che hanno fatto accordi su tutto e di più guarda caso l'unico accordo che manca sul tavolo è quello sulla cooperazione giudiziaria. 

Nell'ultimo incontro tra Egitto ed Italia, avvenuto a Roma ad inizio dicembre è stato ribadito, sul caso dell'omicidio di stato di Giulio Regeni, che "i due ministri hanno concordato di proseguire l'attuale cooperazione tra gli organi giudiziari egiziani e italiani in questa questione, secondo il portavoce, il Ministro degli Esteri Sameh Shoukry che ha tenuto una sessione ufficiale di colloqui a Roma con il suo omologo italiano".
 
Peccato che il sostituto procuratore, Sergio Colaiocco, e il procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino, sentiti alla prima audizione della commissione d’inchiesta sull’uccisione di Giulio, rapito il 25 gennaio, ed il cui corpo è stato fatto ritrovare il 3 febbraio del 2016 durante un summit economico tra Italia ed Egitto, hanno evidenziato che "c’è una difficoltà nel coordinare la nostra attività giudiziaria con l’iniziativa giudiziaria dell’Egitto, anche perché tra i due Paesi non ci sono accordi di cooperazione giudiziaria".
E qui si chiude il cerchio.
 
Nessuno si aspetta miracoli dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, commissione non bicamerale, ma solo monocamerale, della Camera dei Deputati. Unico organo istituzionale italiano che ha sospeso i rapporti diplomatici con l'Egitto grazie all'operato del suo Presidente, Fico. Una commissione d'inchiesta la cui composizione politica non lascia presagire certamente risultati superlativi, ma certamente servirà a mantenere alto il faro mediatico sulla vicenda di Giulio, perché non faccia la fine di tante verità e giustizie negate, da Piazza Fontana a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin l'elenco è lunghissimo. 
 
La famiglia di Giulio si trova a lottare non solo contro la tirannia egiziana, ma anche contro chi nel proprio Paese fa orecchie da mercante. Siamo a quattro anni di prese in giro, menzogne, calunnie, di verità e giustizia negata, con atti ignobili che si sono consumati anche nella regione di Giulio, come la rimozione dello striscione verità per Giulio da alcuni municipi, come Trieste e non solo, a quello della Regione. La missione diplomatica italiana in Egitto non si sa che cosa abbia fatto, e neanche se abbia mai fatto qualcosa sulla verità per Giulio. L'Egitto sta proteggendo se stesso e non è da escludere anche soggetti terzi in tutta questa vicenda, dove gli interrogativi rimangono tanti, e gli indizi, gravi e precisi e concordanti portano tutti verso una sola direzione. Così come si deve constatare il comportamento assolutamente indicibile anche dell'Università dove ha studiato Giulio oltre che dell'Inghilterra, che è parte in causa certamente per il modo in cui viene gestita la sicurezza dei propri studenti in attività di ricerca in Paesi a rischio, ma pare essersi lavata le mani come Ponzio Pilato. Ed infatti, sono ripresi i viaggi di promozione verso l'Egitto, come se nulla fosse successo.
 
mb

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