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Obama, La Russa, i "nostri" Tornado

Non ho capito (Guantanamo, forse, a parte) in cosa consista il cambio di strategia operato da Obama in politica estera.

Non riesco a capire in base a quale variazione di rotta sia giusto considerare finita l’era Bush.
 
Non mi risulta che l’esercito americano abbia chiarito come intende uscire dall’Iraq.

Non ho capito perché dovremmo gioire per l’escalation guerriera del conflitto in Afghanistan.

Non ho percepito aria di chiusura nei cantieri della base Usa al Dal Molin di Vicenza, né mi risulta che a Niscemi, in Sicilia, sia stato abbandonato il Muos.

Non ho notato molta fiducia da parte dei russi per le "aperture" di Obama circa lo Scudo missilistico e la riduzione degli armamenti atomici.


Non ho ancora visto seguire i fatti ai proclami nell’impedire ai coloni israeliani di sottrarre nuove terre ai palestinesi.

Obama, a differenza di Bush, non apprezza Berlusconi. Uno dei due è troppo distinto, l’altro troppo magnaccia. Ma Obama non mi è sembrato affatto imbarazzato, al G8 dell’Aquila, nel "riabilitare" il (poco) Cavaliere in cambio di un po’ d’impegno in più in Afghanistan e qualche guantanamero in Italia.
 
Poiché la svolta non c’è stata (del resto come poteva esserci? gli interessi Usa non dipendono dal nome o dal colore dei presidenti), che cosa ne dice il movimento contro la guerra di cominciare a riprendere voce? Dove sono finite le iniziative di qualche anno fa? Dove le bandiere della pace che avevano invaso i palazzi e i campanili di tutta la Penisola?
 
Perché l’Italia è in guerra, aveva ammonito Ignazio La Russa, ministro della medesima, che quando non riempie di soldati le città e le spiagge d’Italia ha almeno il pregio di dire pane al pane. L’Italia è in guerra e l’impegno richiesto ai "nostri" militari è sempre più in linea con le esigenze della coalizione (sparare), mentre i civili continuano a morire perché, semplicemente, non godono del dono dell’invulnerabilità.
 
Recentemente, il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’aeronautica e consigliere militare di tre presidenti del consiglio (D’Alema, Amato e Berlusconi), ha bocciato con una dichiarazione all’Ansa la decisione del ministero della guerra di autorizzare l’uso delle armi di bordo dei "nostri" Tornado in Afghanistan, fin qui impiegati solo per compiti di ricognizione. «Colpire un talebano con le armi di bordo di un Tornado è facile come vincere al superenalotto», ha dichiarato Tricarico, «mentre il rischio di centrare bersagli diversi, civili innocenti, è altissimo».

In effetti, in un primo momento i Tornado erano stati esclusi dalla missione in Afghanistan (ufficialmente una «missione di pace») per la loro natura di mezzi d’attacco. Che cosa autorizza oggi il signor La Russa a comandare il fuoco, visto che la natura della missione - ufficialmente - non è mai cambiata? Il generale Tricarico, da militare, suggerisce un’opzione diversa per contrastare gli insorti in Afghanistan: quella di «armare i velivoli senza pilota Predator», che consentirebbero un margine d’errore più basso rispetto a quello consentito dall’uso dei Tornado. Per quanto mi riguarda, sarebbe meglio lasciare tutti gli aerei a terra, perché l’esperienza ha dimostrato senz’alcun margine d’errore che non esistono affatto bombe intelligenti.

Un corollario. Se la Costituzione italiana «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli» (art. 11), e quindi la tollera solo in chiave difensiva, perché gli ultimi tre esecutivi (due a guida Berlusconi, più il secondo governo Prodi) si sono intestarditi nel voler spendere cifre folli (15 miliardi di euro) per i nuovi aerei d’attacco F-35, che sostituiranno i Tornado e saranno assemblati in parte a Cameri (Novara)?

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