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Nuovo Rapporto UNICEF: razzismo e discriminazione contro i bambini sono ancora molto diffusi

Secondo un nuovo rapporto dell’UNICEF pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza (20 novembre), razzismo e discriminazione contro i bambini sulla base della loro appartenenza etnica, linguistica e religiosa sono diffusi nei paesi in tutto il mondo. 

di UNICEF

Children at the playground of their school in Niamey, the capital of Niger. They are very excited because they received new UNICEF school backpacks. The provision of school kits remains essential because they allow children from poor families and those from vulnerable areas to attend school with minimal supplies that their parents cannot afford. These school kits constitute an important element of equity, especially for poor families. We are facing a global education crisis due to COVID-19. Schools for 168 million students have been closed for almost a year due to the pandemic. These children can’t go another day out of the classroom. For every child education. (Foto di Unicef-Dejongh)

Rights denied: The impact of discrimination on children (Diritti negati: l’impatto della discriminazione sui bambini) mostra quanto il razzismo e la discriminazione colpiscano l’istruzione, la salute, l’accesso alla registrazione alla nascita e a un sistema giudiziario giusto ed equo e sottolinea le diffuse disparità fra minoranze e gruppi etnici. 

LETTURA- Tra i nuovi risultati, il rapporto mostra che i bambini appartenenti a gruppi etnici, linguistici e religiosi emarginati, in un’analisi su 22 Paesi, sono molto indietro rispetto ai loro coetanei nelle capacità di lettura. In media, gli studenti di età compresa tra i 7 e i 14 anni appartenenti al gruppo più avvantaggiato hanno più del doppio delle probabilità di avere competenze di base nella lettura rispetto a quelli del gruppo meno avvantaggiato. 

REGISTRAZIONE ALLA NASCITA- Un’analisi dei dati sui tassi di bambini registrati alla nascita – prerequisito per l’accesso ai diritti di base – ha rilevato significative disparità fra i bambini di differenti religioni e gruppi etnici. Per esempio, nella Repubblica Popolare democratica del Laos, solo il 59% dei bambini sotto i 5 anni appartenenti alla minoranza del gruppo etnico dei Mon-Khmer è stato registrato alla nascita, rispetto all’80% dei bambini appartenenti all’etnia dei Lao-Thai. 

“Razzismo e discriminazione sistematici espongono i bambini a rischio di privazioni ed esclusione che possono durare tutta la vita”, ha dichiarato Catherine Russell, Direttore generale dell’UNICEF. “Ciò colpisce tutti noi. Proteggere i diritti di tutti i bambini – chiunque siano e da ovunque provengano – è il modo più sicuro per costruire un mondo più pacifico, prospero e giusto per ognuno”. 

La discriminazione e l’esclusione aggravano le privazioni e la povertà intergenerazionale e causano risultati peggiori in termini di salute, nutrizione e apprendimento per i bambini, una maggiore probabilità di incarcerazione, tassi più elevati di gravidanza tra le ragazze adolescenti e tassi di occupazione e di guadagno più bassi in età adulta. 

 

Mentre il COVID-19 ha messo in luce profonde ingiustizie e discriminazioni in tutto il mondo, e gli impatti del cambiamento climatico e dei conflitti continuano a rivelare disuguaglianze in molti Paesi, il rapporto evidenzia come la discriminazione e l’esclusione persistano da tempo per milioni di bambini appartenenti a gruppi etnici e minoritari, anche per quanto riguarda l’accesso alle vaccinazioni*, ai servizi idrici e igienici e a un sistema giudiziario equo. 

Ad esempio, nelle politiche scolastiche degli Stati Uniti, i bambini con carnagione più scura hanno probabilità quasi quattro volte maggiori di ricevere sospensioni senza frequenza scolastica rispetto ai bambini di carnagione più chiara e più del doppio di subire arresti legati alla scuola, si legge nel rapporto. 

ALTRI DATI DEL SONDAGGIO: 

 

  • Il 63% degli intervistati afferma che la discriminazione è comune nei loro ambienti, come la scuola, la comunità o il posto di lavoro. 
  • L’origine nazionale (20%), l’età (17%) e l’identità di genere (15%) sono i principali motivi di discriminazione. 
    • Una percentuale maggiore fra gli intervistati più giovani dichiara che l’età è il motivo principale di discriminazione. Gli intervistati meno giovani citano l’origine nazionale e l’istruzione/reddito come motivi principali di discriminazione. 
    • Una percentuale maggiore di intervistati provenienti dall’Asia orientale e dal Pacifico e dal Medio Oriente e Nord Africa indica il livello di istruzione o di reddito come il principale motivo di discriminazione. Gli intervistati del Nord America citano il colore della pelle come motivo principale. 
  • Di fronte alla discriminazione, più di un terzo degli intervistati si è impegnato duramente per dimostrare che la persona che li ha discriminati si sbaglia. 

 

Il rapporto evidenzia anche come i bambini e i giovani sentano il peso della discriminazione nella loro vita quotidiana. Un nuovo sondaggio di U-Report**, che ha raccolto più di 407.000 risposte, ha rilevato che quasi due terzi dei rispondenti ritiene che la discriminazione sia comune nel loro ambiente, mentre quasi la metà ritiene che la discriminazione abbia avuto un impatto significativo sulla loro vita o su quella di qualcuno che conoscono. 

 

“Nella Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza e ogni giorno, ogni bambino ha il diritto di essere incluso, protetto e avere uguali possibilità di raggiungere il proprio potenziale”, ha continuato Russell. “Tutto noi abbiamo il potere di combattere le discriminazioni di bambini – nei nostri paesi, nelle comunità, nelle scuole, a casa e nei nostri cuori. Dobbiamo usare questo potere”. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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