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"Non fare il napoletano" si può dire, lo dice la Cassazione con una sentenza che farà discutere

"Non fare il napoletano" si può dire, lo dice la Cassazione con una sentenza che farà discutere

Ho appena appreso da quest’articolo dell’Adnkronos di questa sentenza della Cassazione.

In pratica cosa è successo: un cittadino napoletano, chiamato a testimoniare in un processo al Tribunale di Parma, in seguito alla sua testimonianza viene ripreso da un giudice con cotanta espressione "Non faccia il napoletano".

Una frase che aveva offeso non poco il teste, e da qui parte la richiesta di ricusazione del giudice. Infine la sentenza 11618 della Cassazione, che dice che "Non fare il napoletano" non risulta un offesa: "con riguardo al termine ’napoletano’ nessun intento denigratorio era ravvisabile, dal momento che il riferimento si inquadrava nel tentativo di convincere il teste a non essere evasivo".

Evasivo.
"Non fare il napoletano" era "non fare l’evasivo".

L’ho girata un po’ l’Italia, e chissà quante volte me lo sono sentito dire. Personalmente non me la sono mai presa, forse perché mi era stata rivolta da amici o conoscenti, o forse perché a questa frase cretina ho sempre risposto con una battuta o un mezzo sorriso. Ma sentire che viene pronunciata da un giudice nell’aula di un Tribunale, per redarguire o rimproverare, è ovvio che mi lascia non poco allibito.

Conoscendomi, se fossi stato quel testimone gli avrei risposto: "e lei non faccia il parmigiano". E poi sarei stato lì a giudicare la reazione.

Perché, parliamoci chiaro "non fare il napoletano", come "non fare il milanese", il torinese o il romano, è la frase più imbecille e più pregiudiziosa che potremmo mai pronunciare o che potremmo mai ascoltare.

Come se un città potesse caratterizzare o denotare un comportamento, e non solo una provenienza. Il più classico dei luoghi comuni, che fuoriesce dalla bocca di un giudice, è sinceramente uno schifo.

Un garante della legge e dell’uguaglianza che può usare un linguaggio immaturo e puerile in un’Aula di un Tribunale, sovverte ancora di più le già plurisputtanate regole del buon costume.
 

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