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Nigeria, nove anni di attacchi contro i minorenni nella completa impunità

Nell’aprile del 2014, 276 studentesse della scuola superiore governativa di Chibok, nella Nigeria settentrionale, vennero rapite dal gruppo armato islamista Boko haram.

Alcune delle ragazze sono scappate da sole, mentre altre sono tornate in libertà grazie alle numerose campagne condotte dalle organizzazioni della società civile e ai negoziati condotti dal governo.

Ma 98 di loro sono ancora prigioniere, insieme ad almeno altri 61 dei 780 minorenni rapiti negli anni a seguire. I loro genitori stanno vivendo anni di angoscia e si sentono abbandonati dalle autorità, che da un po’ di tempo hanno smesso di contattarli.

Con 14 delle ragazze rapite e tornate in libertà, sono arrivati anche 24 figli.

“Abbiamo con noi nipoti i cui padri ci sono ignoti. Non abbiamo i mezzi per nutrire, educare e curare le nostre figlie e i nipoti. Questo si aggiunge al rifiuto sociale e allo stigma che stiamo subendo. Siamo semplicemente senza speranza”, ha dichiarato ad Amnesty International un genitore.

Amnesty International documenta le atrocità di Boko Haram sin dal 2012. Nel maggio 2020 ha anche pubblicato un rapporto sul terribile impatto che il conflitto nel nord-est della Nigeria ha sui bambini e sulle bambine.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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