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’Ndrangheta, scommesse clandestine e la partita dell’anno: India-Pakistan di cricket

Marzo 2011: un pool di investigatori internazionali indaga sulle puntate illegali a margine della semifinale mondiale fra i due Paesi asiatici: un match seguito in tv "da oltre un miliardo di persone". Ma il dialetto che ascoltano è incomprensibile. Le rivelazioni di Antonio Nicaso.

Due uomini al telefono a pochi minuti dalla “madre di tutte le partite”. Uno strano dialetto, incomprensibile per gli investigatori internazionali che indagano sul giro di scommesse clandestine attorno “all’evento sportivo più seguito dell’anno, con oltre un miliardo di persone incollate ai televisori”.

India-Pakistan di cricket, semifinale mondiale, marzo 2011: i due Paesi di fermano. Per un attimo vanno in soffitta le guerre che si sono succedute dall'Indipendenza del 1947. Le massime autorità civili si danno appuntamento allo stadio e si stringono pubblicamente la mano, provando a riprendere il filo del dialogo dopo l’ultimo attentato terroristico del 26 novembre 2008, quando un raid dei terroristi pakistani colpì Mumbai, uccidendo 164 persone. Borse chiuse, broker inattivi, le principali industrie della regione concedono ai propri dipendenti di uscire prima dalle fabbriche.

La partita inizia, gli investigatori intercettano un dialogo incomprensibile. “Era dialetto calabrese” afferma Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, uno dei massimo esperti di ‘ndrangheta nel mondo, “si cercava di capire chi stesse dietro all’imponente giro di puntate su un match con un pubblico così vasto, ma non si riusciva a riconoscerne l’idioma. Evidentemente si trattava di due persone collegate ai clan, attivi anche in quel contesto”. Mohali, India del Nord, non lontano dalla frontiera con il Pakistan: la sfida prosegue e infine, dopo una maratona interminabile, i vincitori alzano le braccia al cielo. Improbabile che si riesca a quantificare la quantità di denaro circolata a margine di un evento enorme, seguito in ogni parte del globo.

Il particolare, sconosciuto ai più, è l’emblema della dimensione internazionale della’ndrangheta, che peraltro gli esperti del settore ben conoscono. Basti pensare al Siderno Gruop e alla lunga serie di assassinii fra Canada e Australia a partire dagli anni ’50 del secolo scorso. Uomini partiti da un paesino della Locride riuscirono a costituire basi operative in tre diversi continenti: droga e traffico internazionale di armi i proventi maggiori, e chi si opponeva veniva ammazzato, quand’anche questo significasse dichiarare guerra alla politica e alla polizia locali.

La rivelazione di Nicaso sugli affari della malavita calabrese a contorno dei mondiali di cricket in Asia è giunta lo scorso 29 novembre a Bologna, al termine della presentazione con Nicola Gratteri (procuratore presso la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria) del libro “La mafia fa schifo”, volume sul repertorio raccolto, in questi anni, da milioni di giovani: lettere, messaggi, e-mail.

La ‘ndrangheta è la mafia più ricca – ha spiegato Nicaso ai ragazzi delle superiori venuti ad ascoltarlo – Si stima che movimenti almeno 44 miliardi di euro l’anno. Essendo la Calabria una delle Regioni più povere vi pare possibile che quei soldi non circuitino anche nel nord Italia e all’estero? Se così non fosse il sud dovrebbe essere… la California”.

Per la cronaca: secondo quanto riferiscono le pagine sportive a marzo, dopo otto ore e mezza di match, l'India ebbe la meglio in quella partita già entrata nella storia, battendo il Pakistan per 29 runs, 260 contro 231.

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