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NBA: analisi delle pretendenti al titolo

Ormai da due mesi a questa parte è iniziato il miglior campionato di basket professionistico del globo, la National Basketball Association, e abbiamo avuto modo di cominciare a capire quali siano le squadre che possono ambire alla vittoria finale e quelle che invece sono destinate ad una stagione fallimentare.

In questo inizio di campionato abbiamo avuto modo di assistere a quello che è probabilmente il campionato con più squilibri tra le Conference degli ultimi dieci anni. È stata infatti subito evidenziata la palese mancanza di competitività a Est, contrapposta ad una Western Conference furiosamente agguerrita ed equilibrata. In una eventuale classifica assoluta, le prime 16 squadre vedrebbero ben 11 rappresentanti da Ovest e solamente 5 da Est. Tra l'altro queste ultime non sono in posizioni di vertice: nelle prime 10 il rapporto è 8-2 per la Western Conference. Ma ciò che più di tutto il resto colpisce è la presenza di soli 3 rapporti vittorie-sconfitte positivi su 15 a Est; di contro, l'Ovest ne vanta 9 su 15.

Passiamo ora all'analisi delle probabili contendenti al titolo:

Western Conference

Oklahoma City Thunders

Nel mischione di franchigie della Pacific Coast spuntano i Thunders, guidati dal più grande talento offensivo della lega, l'unico ad oggi capace di mantenersi sui livelli di LeBron James: il suo nome è Kevin Durant. Come sua valida spalla ecco Russell Westbrook, il playmaker più esplosivo e potente del panorama NBA. A completare il quintetto i due estrosi lunghi Serge Ibaka e Kendrick Perkins. Manca solamente lo slot della guardia tiratrice: dopo l'addio di James Harden, i Thunders hanno provato a sostituirlo prima con Kevin Martin ed ora con Jeremy Lamb e Reggie Jackson dalla panchina. 

I Thunders hanno provato più volte a fermare il dominio di Miami, ma dopo l'arrivo alle Finals di due anni fa, nella scorsa stagione sono usciti al secondo turno, complice anche l'infortunio di Westbrook. Proprio il play sarà la chiave della stagione di Oklahoma City: riuscirà a fermare l'egemonia degli Heat?

San Antonio Spurs

Dietro i giovani Thunders seguono a ruota i "vecchietti" di San Antonio, che hanno dimostrato ancora una volta di non avere nessuna intenzione di abdicare: l'anno scorso sono incredibilmente riapprodati alle finali, soccombendo solo in Gara-7. Il leader è quel Tony Parker reduce dalla vittoria degli Europei con la sua Francia: le sue penetrazioni sono letali ed in questo inizio di stagione ha dimostrato di sapere ancora molto bene come si gioca per la squadra, con una media di 18 punti e 6 assist a partita, nonostante la carta d'identità reciti ormai 32 anni nel 2014. Ne farà invece ben 38 Tim Duncan, che sta dimostrando di saper ancora dominare sotto le plance come nessun altro. A completare il terzetto "vecchio" ecco i 37 di Manu Ginobili, reduce da numerosi acciacchi fisici ma ancora dotato di un super tiro da fuori.

La dirigenza della squadra texana ha però già avviato il ricambio generazionale affiancando ai Big Three Kawhi Leonard, dotato di grandissima atleticità ed esploso negli scorsi play-off. A fronte degli infortuni di Ginobili ecco l'eccezionale tiratore Danny Green, affiancato dall'italiano Marco Belinelli e dal lungo Matt Bonner.

Gli Spurs sono ancora agguerritissimi e siamo sicuri che, infortuni permettendo, daranno parecchio filo da torcere a qualsiasi franchigia.

Spurs e Thunders sono le più logiche pretendenti al titolo, ma dietro di loro avanzano outsiders e mine vaganti. I più competitivi sono i Clippers, che alle stelle Chris Paul e Blake Griffin aggiungono la panchina più profonda dell' NBA, guidati dall'ex-coach dei Celtics Doc Rivers. Dietro di loro assurge al ruolo di scheggia impazzita quella Houston dello stravagante duo James Harden-Dwight Howard, ricchissima di talento ma con altrettanta inesperienza. Infine troviamo i redivivi Golden State Warriors, che hanno nel talentuoso Stephen Curry e nell'esperto Andre Iguodala le loro armi migliori, combinati con un'insolita filosofia difensiva. Più staccati, nonostante l'ottimo inizio, i Portland Trail Blazers.

Eastern Conference

Indiana Pacers

A guidare la desolante Eastern Conference troviamo la squadra di Indianapolis, l'unica big presente insieme a Miami. La dirigenza, guidata da Larry Bird, ha saputo costruire pezzo per pezzo una squadra che negli ultimi due anni è esplosa e si è guadagnata la fama di "bestia nera" di LeBron e compagni. Il leader è Paul George, un incredibile swingman che ha avuto una crescita verticale e ad oggi, a quattro anni dal suo silenzioso ingresso nella lega, è a tutti gli effetti un' All-Star. La chiave del successo dei Pacers è stata però il reparto lunghi, dove il centro Roy Hibbert è riuscito a dominare i tabelloni di tutta l'NBA con la sua esplosività. L'altra guardia di Indiana è George Hill, silenzioso "collante" per la squadra: a mio parere, uno dei giocatori più sottovalutati della lega. Se poi dalla panchina si alzano due tipini come Danny Granger e Luis Scola, non è difficile capire perchè i Pacers hanno dato tanto fastidio agli Heat. Che questo sia l'anno buono per dimostrare all'intera lega quanto valgono?

Miami Heat

Sono passati tre anni (e due anelli) da quando The King, LeBron James, ha deciso di portare il suo talento a South Beach, trasformando di colpo gli Heat da squadra in lotta per i play-off a pretendente al titolo. Dopo il flop clamoroso del primo anno, Miami è cresciuta e ha portato a casa gli ultimi due titoli, non senza difficoltà. Perchè, a dimostrare l'alto livello di competitività dell'NBA, se il primo titolo è stato conquistato tutto sommato a mani basse, il secondo gli Heat se lo sono dovuti sudare non poco, pur essendo la franchigia sulla carta più forte dell'NBA. Dietro a James, umanamente considerato il migliore al mondo, Miami possiede risorse che nessun'altra squadra può vantare. Da Dwayne Wade, ex uomo-squadra d'esperienza che ha saputo intelligentemente farsi da parte, a Chris Bosh, il più criticato del trio ma autore del rimbalzo decisivo alle scorse Finals. Come se non bastasse, è arrivato anche il più grande tiratore da 3 della storia, Ray Allen, che partendo dalla panchina si è rivelato devastante. E poi Mario Chalmers, Shane Battier, Mike Miller, il rookie (!) Norris Cole, Rashard Lewis, Udonis Haslem. Tutti buoni giocatori che in questi due anni si sono rivelati decisivi, in momenti diversi. Quest'anno si è aggiunto anche l'ex Michael Beasley, reduce da notevoli problemi di droga, e lo sfortunatissimo centro Greg Oden.

Pur essendo notevole la crescita della concorrenza, anche il solo LeBron James basta a far vestire a Miami i panni di favorita assoluta ancora una volta, almeno sulla carta.

Quanto alle outsiders, come già detto prima non vedo squadre che possano minimamente impensierire il duo qui sopra, anche perchè i New York Knicks di Carmelo Anthony e i Brooklyn Nets del quintetto di star (Williams-Johnson-Pierce-Garnett-Lopez) sono rispettivamente 14° e 12°, ed insieme condividono la palma di più grande delusione di questi due mesi. Unica piccola nota di merito per gli Atlanta Hawks, i soli oltre a Pacers e Heat ad avere un record positivo. La squadra di Al Horford e di coach Budenholzer è però distante anni luce dal duo di testa dal punto di vista tecnico.

 

Foto: Joshuak8/Flickr

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