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Muore per mancanza di cure mediche il dissidente bielorusso Pushkin

Nella notte del 11 luglio, il prigioniero politico bielorusso Ales Pushkin è morto in terapia intensiva. L’artista 57enne aveva un’ulcera perforata e secondo le fonti consultate dall’organizzazione dei bielorussi in Italia Supolka, non gli sono stati prestati soccorsi tempestivi in prigione. L’artista è stato portato all’ospedale privo di coscienza e il suo cuore si è fermato sul tavolo operatorio.

Purtroppo questo non è il primo caso noto di prigionieri politici che muoiono dietro le sbarre. L’organizzazione per la difesa dei diritti umani “Viasna” cita altri due casi di vittime della repressione morte dietro le sbarre a causa delle violenze fisiche e psicologiche subite in prigione.

All’inizio di maggio Nikolaij Klimovich, blogger e attivista politico di 61 anni di Pinsk, è morto nella colonia di Vitebsk n.3. Era stato condannato a un anno di prigione per aver commentato su una piattaforma social una caricatura del leader bielorusso Lukashenka. Era invalido a causa di una malattia cardiaca, aveva subito un ictus e un complesso intervento chirurgico al cuore. Nonostante ciò, il tribunale di Pinsk aveva stabilito che dovesse stare in carcere. Ha resistito poco più di due mesi.

Il primo caso di morte di un prigioniero politico dietro le sbarre è quello dell’attivista Vitold Ashurak, 50 anni. Il 21 maggio 2022 il suo cuore si è fermato nella colonia di Shklov n. 17. A detta dei parenti, non si era mai lamentato delle condizioni di salute. In un video girato all’interno della prigione, l’uomo sembrava esausto e si teneva a malapena in piedi. Quando ai parenti è stato mostrato il suo corpo, la testa era quasi completamente fasciata.

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