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" Monti fuori dai C...". L’urlo di dolore di Umberto l’isterico e l’eredità del montismo

Nessuno contesta il governo tanto duramente quanto la Lega. L’opposizione a Monti è, anzi, l’unico elemento comune ad un partito in cui si litiga su tutto e che pare pronto a dividersi in almeno due tronconi.

Anche durante la manifestazione tenutasi domenica in piazza del Duomo, Umberto Bossi, dopo aver garantito una volta di troppo che non esiste nessuna spaccatura con Maroni, pure presente sul palco, ha tenuto una concione contro il governo culminata con uno stentoreo “Monti fuori dai coglioni”, acuta sintesi di un profondo pensiero politico, che ha scatenato il tripudio dei militanti, accorsi in massa reggendo cartelli con testi di similare, mirabile, eleganza.

Chi avesse solo un fuggevole interesse per le cose italiane, e non avesse seguito l’evoluzione della Lega nell’ultimo decennio, pensandola magari occupata a contestare il sistema con i metodi propri dell’anima da extraparlamentare del suo fondatore, davanti a toni così feroci, potrebbe pensare che Mario Monti sia un feroce comunista partenopeo o palermitano; che se ne vada in giro, al suono di funicolì funicolà, con gli stivali di feltro e il colbacco con la stella rossa in testa.

Monti, invece, è infinitamente peggio; è un liberale cattolico, lombardo per maggior scorno della Lega, che sta quietamente facendo, per poco che sia, infinitamente di più e meglio di quanto il partito di Bossi abbia fatto in tanti anni di governo. Il Professore non sta compiendo nessuna rivoluzione, intendiamoci, ma tanti italiani, anche tra i settentrionali che possono aver occasionalmente votato Lega, hanno capito che sta cercando (e non è affatto detto che ci riesca), al meglio delle proprie capacità, di salvare il paese dal baratro a cui sembrava ormai condannato proprio dall’ignavia leghista e berlusconiana.

E’ questo che lo rende insopportabile; è questo che indurrà, se mai la situazione finanziaria lo renderà possibile, il PdL a togliere la spina al suo governo. Ho sempre definito Lega e PdL pseudo-destra; sono due movimenti che non hanno nulla di liberale, hanno poco di liberista (basti vedere il loro comportamento di fronte alle liberalizzazioni) e ben poco da spartire con quella che si definisce come destra nel resto d’Europa.

Non rappresentano neppure l’anima conservatrice, in senso proprio, della nostra società; piuttosto quella securitaria e reazionaria. Lasciando perdere i proclami delle origini (il sogno federalista era tutt’altro che spregevole e qualcuno può anche aver creduto che Berlusconi rappresentasse la via miliardaria alla rivoluzione liberale), PdL e Lega danno voce ad un’Italia sazia, che teme solo di perdere quel che ha e vorrebbe garantito il più completo immobilismo sociale ed economico. Un’Italia che vive di rendita, in un modo o nell’altro, e che si ostina ad illudersi che basti chiudere gli occhi per tenere lontani gli spettri della globalizzazione;

che non progetta il proprio futuro, non fa i conti con il proprio passato e trattiene il respiro, sperando che il presente possa durare all’infinito. Bossi, la cui scaltrezza è indiscutibile, sa anche di aver ricevuto, come del resto il PdL, anche i voti di molti esponenti di un’altra Italia, i cui interessi, sogni e carattere sono di tutt’altra natura. Per mancanza di alternative, o per sfiducia verso una sinistra confusionaria e considerata atavicamente statalista, hanno votato per il duo B & B anche tanti imprenditori, grandi e piccoli, e molti dei loro dipendenti;

italiani che lavorano con gli occhi rivolti al futuro, che vogliono migliorare la propria condizione e che, sognando per i propri figli qualcosa di diverso dallo sbarcare il lunario mandando avanti, tra mille difficoltà, l’azienda di famiglia, non possono accontentarsi dello status quo. Italiani che vorrebbero certo meno stato, ma soprattutto una società più aperta, dove fosse davvero premiato il merito, guidata da una classe politica capace di fare delle scelte, anche dolorose, che abbiano lo sviluppo economico come principale obiettivo.

Sono questi voti che la nostra pseudo-destra sta perdendo. Sono questi elettori che, per quanto possano essere d’accordo con il “facciamo pagare gli altri” che potrebbe diventare il nostro inno nazionale (su quello siamo tutti d’accordo. E’ quando viene il momento di nominare questi altri che iniziamo a prenderci per i capelli), non sono tanto stupidi da non comprendere perché Mario Monti stia cercando di cavare il sangue dalle rape;

a chi si debba l’incuria in cui sono stati lasciati i nostri conti pubblici e perché sia così doloroso fare oggi quel che si poteva fare, con infiniti meno sacrifici, almeno un decennio fa. Sono questi italiani che, dopo aver votato per Bossi e Berlusconi, e pur comprendendo i limiti dell’azione dell’attuale governo, si stanno chiedendo: “Ma uno come Monti, non potevamo trovalo prima?”.

Mario Monti, quando ha saputo degli epiteti che gli sono stati rivolti da Bossi e dai suoi sostenitori, ha ricordato che l’azione del suo Governo, in tema di liberalizzazioni, non è distante da quelli che erano i programmi della Lega dello origini. Se lo ha detto per difendersi, poteva risparmiare il fiato: è proprio questo che non gli verrà perdonato.

Sta dimostrando quel che si possa ottenere, anche in un paese come il nostro, lavorando con la debita serietà. Soprattutto sta dimostrando a tanti elettori della Lega e del PdL che, se potevano avere dei giusti obiettivi, hanno scelto malissimo il personale politico con cui raggiungerli.

Elettori in libertà che oggi, visto che Mario Monti non parteciperà alle elezioni, voteranno per chi meglio saprà raccogliere l’eredità del montismo. Il montismo? Sì, un modo come un altro per dire, in un paese la cui politica è stata invasa dagli elmi cornuti, dagli spadoni, dalle bandana e dalle ballerine di varietà, quel che nel resto d’Europa si chiamerebbe normalità.

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 25 gennaio 2012 11:55
    Truman Burbank

    Guarda i giornali, basta la prima pagina, e conta i morti in copertina: omicidi, suicidi, indidenti mortali, affogati, dispersi. Continua il conto per una settimana.

    Poi confronta con i giornali di un anno fa.

    La differenza nel conto dei cadaveri tra un anno fa ed adesso dà una prima misura dell’eredità di Monti: una strage continua, un mattatoio, un cimitero.

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