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Mobilità sostenibile... si può?

Interminabili code nelle città intasate dal traffico. Lunghe attesa alle fermate degli autobus. Livelli di polveri sottili sempre più insopportabili. Aumento di incidenti, feriti e morti sulle strade di tutto il mondo.

Sembra pura utopia parlare di "Mobilità Sostenibile", e invece c'è ancora qualcuno che osa, percorrendo una direzione "ostinata e contraria". Questo qualcuno è il Comitato di Cittadinanza attiva Rivalta Sostenibile, una realtà che dal 2001 propone iniziative pubbliche, manifestazioni a difesa dell'ambiente, propone occasioni di informazione e di confronto, organizzando eventi con alcuni “testimoni” del nostro tempo. La finalità è di capire e approfondire temi importanti, di aiutare a risvegliare le coscienze, creare sensibilità e stimolare la cittadinanza attiva. Una delle proposte più seguite è il ciclo di incontri pubblici “Un’altra politica è possibile”, giunto alla sua quinta edizione, che si inaugura martedì 16 novembre con una serata sulla mobilità sostenibile. L'incontro, che si svolgerà presso l'ex Mulino di via Balegno 8 a Rivalta di Torino, ospiterà Angelo Tartaglia, professore di Fisica presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino, distintosi nell'utilizzo delle conoscenze e del metodo scientifico nell'ambito dell'impegno civile. Angelo Tartaglia da alcuni anni è impegnato nella applicazione della logica dei sistemi ai problemi trasportistici, con particolare riferimento al progetto delle ferrovie ad Alta Velocità, da lui, insieme ad altri, criticato a fondo. Partendo da progetti virtuosi sperimentati in alcune città italiane ed europe, si tenterà di dimostrare che essere prigionieri del traffico spesso è una scelta e non una costrizione.

Commenti all'articolo

  • Di Donatella Mondin (---.---.---.45) 15 novembre 2010 11:04

    Bravo Mauro!
    una ciclista indefessa...

  • Di Renzo Riva (---.---.---.251) 17 novembre 2010 21:39
    Renzo Riva

    AUTO ELETTRICA

     

    Se mi si chiede come vedo il futuro dell’autotrazione, rispondo che lo vedo elettrico. Ciò precisato, credo sia importante essere coscienti dei limiti di questo futuro. Non mi riferisco a limiti economici che potrebbero essere superati con la diffusione della tecnologia, né a limiti della stessa tecnologia che potrebbero essere superati con un avanzamento, ragionevolmente prevedibile, della stessa, attraverso la ricerca. Mi riferisco, piuttosto, ai limiti insormontabili, o per lo meno che ci appaiono tali, visto che nessuno ha la sfera di cristallo. Credo sia necessario esserne consapevoli per evitare di cullarsi in illusioni che potrebbero farci imboccare una strada sbagliata con rischi di conseguenze dolorose.

     

    Innanzitutto: perché l’auto elettrica non si è sviluppata? Forse perché l’hanno inibita i petrolieri cattivi? No; semplicemente perché noi non sappiamo come immagazzinare energia elettrica in un contenitore trasportabile da una automobile con le caratteristiche delle automobili che usiamo. Non fatevi ammaliare da chi vi mostra un’auto apparentemente simile alla vostra, che sarebbe elettrica e con costo che dovrebbe abbattersi con la produzione su larga scala. Non vi stanno raccontando tutta la storia. Perché quell’auto, sostanzialmente priva di bagagliaio, è in realtà una batteria di accumulatori elettrici in movimento. L’energia da essi accumulabile dipende da quel che si chiama potenziale elettrochimico della sostanza attiva ed è inversamente proporzionale alla massa atomica della stessa. La tavola periodica degli elementi è nota, e noto è il potenziale elettrochimico di tutte le possibili sostanze attive, che è dell’ordine di grandezza di 1-10 volt, un valore, questo, che ha una ragione teorica consolidata per essere tale. Detto diversamente, questo valore è un limite naturale, che nessuna ricerca e nessun avanzamento tecnologico potrà superare.

     

    Inversamente proporzionale alla massa atomica della sostanza attiva, abbiamo detto. Se si scorre la tavola periodica degli elementi, i primi in ordine di massa sono idrogeno, elio e litio. Ecco perché sono così appetibili le batterie al litio. L’idrogeno è ancora più leggero, ma ha quattro difetti cruciali: non esiste sulla Terra, è gassoso, è la molecola più piccola che c’è, è esplosivo; circostanze, tutte, che rendono utopica l’autotrazione a idrogeno, elettrica o a combustione che sia. Lo scrivevamo 7 anni fa, quando perfino il presidente Bush era ubriacato dalle prospettive che vendeva tale Jeremy Rifkin, tuttologo, dalle idee poche ma sicuramente fisse e confuse sui temi ove si è autonominato esperto. Comunque sia, a distanza di 7 anni Obama ha dovuto prendere atto che l’idrogeno era nato morto, e lo ha seppellito.

     

    Una nostra utilitaria richiede una potenza di 50 kW e quindi ha bisogno un accumulo di 200 kWh per avere una autonomia di 4 ore. Il potenziale elettrochimico dell’elettrodo al litio è di 3 volt, cioè, facendo l’aritmetica, per garantire quella autonomia ci vogliono 20 kg di litio attivo, cioè 1000 kg di batterie al litio. Che occupano, appunto, l’intero bagagliaio. Scadute le 4 ore, bisogna fare il pieno, e per questo vi invito solo a riflettere al tempo necessario che impiega il vostro telefonino per ricaricarsi.

     

    Insomma, se oggi la macchina elettrica costasse la metà di quella a benzina, tutti noi preferiremmo questa a quella. Ma il futuro dell’auto è molto probabilmente elettrico, dicevo. Per necessità: il carburante convenzionale non è infinito. Dovremo quindi convivere, ci piaccia o no perché non avremo scelta, con la trazione elettrica e con tutti i suoi fastidiosi limiti.

     

    Come programmare questo futuro? Chi, non avendo capito tutto quanto sopra, ritenga che la ragione del mancato sviluppo della trazione elettrica sia l’assenza di una rete di infrastrutture, è portato a volerne avviare la realizzazione. Nulla di più sbagliato. Dobbiamo essere consapevoli che se il nostro parco auto fosse elettrico, sarebbe necessaria l’energia di 50 reattori nucleari, dedicati, per alimentarlo. Allora, o ci si impegna, tutti insieme, a sviluppare una potente industria elettronucleare o l’auto elettrica rimarrà, anch’essa, un’utopia. Per completezza: per alimentare quelle auto, anziché impegnare €150 miliardi nei 50 reattori nucleari, avremmo la scelta di impegnare €300 miliardi in 300.000 turbine eoliche (fatemelo ripetere: 300.000) o € 3000 miliardi in impianti fotovoltaici (fatemelo ripetere: € 3000 miliardi).

     

    Franco Battaglia

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