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Mladic: il processo al boia di Srebrenica rinviato dalla corte dell’Aja

Appena iniziato, il processo presso la corte dell’Aja nei confronti di Ratko Mladic, il boia di Srebrenica, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, è stato subito rinviato e non si sa ancora quando potrà riprendere.

Sembra incredibile ma è proprio quello che è avvenuto. Il processo tanto atteso che vedeva finalmente imputato Mladic è stato inaspettatamente rinviato. Cosa è avvenuto? Perché il processo è stato rinviato?

Per rispondere a queste domande si può leggere parte dell’articolo di Christian Elia, pubblicato su eilmensile:

“Dopo una sola udienza, celebrata ieri, tra tensioni e polemiche, Alphons Orie, presidente del tribunale speciale per i crimini nella ex Jugoslavia commessi durante il conflitto degli anni Novanta, confluita nel Tribunale Penale Internazionale, ha dichiarato: ‘La corte ha ritenuto opportuno sospendere la presentazione delle prove dell’accusa, il processo è rimandato a data da definire’.

Che succede? In sostanza per ora salta di sicuro l’udienza del 29 maggio, quando dovevano comparire i primi testimoni. La corte, già ieri, aveva riconosciuto che l’accusa aveva commesso un errore nella trasmissione di alcuni documenti alla difesa. Gli avvocati di Mladic lunedì scorso avevano chiesto un aggiornamento di sei mesi.

Il presidente Orie, sopravvissuto a una richiesta di rimozione per conflitto di interessi, in quanto olandese, paese che con un suo contingente Onu mancò di proteggere le vittime civili di Srebrenica nel1995, ha ammesso che l’accusa ha mancato nel trasmettere per tempo alla difesa di Mladic gli atti. Anche la procura, guidata da Serge Brammertz, ha ammesso l’errore…

‘Si tratta di un processo molto importante poiché la giustizia ritiene Mladic, quale comandante dei serbi di Bosnia, e Radovan Karadzic, quale architetto della politica di pulizia etnica, esponenti dello stesso progetto criminale’, aveva affermato affermato Brammertz alla vigilia del processo a Mladic, garantendo un processo equo.

Oggi tutto il procedimento pare a rischio, come è stato fino a ora per Karadzic, Vojslav Seselj, comandante di paramilitari serbi durante la guerra e per l’ex presidente Milosevic, morto in carcere prima di una sentenza.

Il timore più grande è che anche per gli altri processi non si arrivi mai a una sentenza. Una delle sopravvissute di Srebrenica, Hatidza Mehmedovic, ha detto: ‘Ho sepolto entrambi i miei figli e mio marito. Ora vivo sola, con il ricordo dei miei bambini. Dio li giudicherà’. Sempre che non ci siano problemi procedurali”.

Spesso si critica, giustamente, la magistratura italiana. Ma quanto è successo presso la corte dell’Aja appare incredibile e in qualche modo consente di rivalutare il ruolo che svoltono i magistrati del nostro paese.

Un tribunale che dovrebbe giudicare persone che si sono rese colpevoli di reati molto gravi e che, si suppone, dovrebbe essere composto da magistrati e da una struttura amministrativa di primissimo piano, si è reso responsabile di errori marchiani che possono mettere in discussione le stesse, giuste, e auspicabilmente pesanti, condanne nei confronti di personaggi che già da tempo, per la verità, dovevano essere condannati e che con estrema difficoltà si è riusciti alle fine ad arrestare.

Io spero che si riesca a superare i danni provocati dagli errori compiuti e che, quanto prima, riprenda il processo. Altrimenti occorrerebbe ripensare la stessa articolazione del tribunale in questione e apportarvi delle modifiche radicali. Non si può ammettere che processi di questa importanza possano essere messi in discussione da errori così evidenti.

 

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