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Minzolini sgrida la Busi! Guai a criticare il capo

Minzolini sgrida la Busi! Guai a criticare il capo

Disobbedire al capo. Ribellarsi a una scelta non reputata giusta. Questo non le sarà mai perdonato da quelli che da destra le chiedono di dimettersi. Maria Luisa Busi è diventato uno specchio deformante, in lei vedono quello che loro probabilmente non saranno mai, ovvero persone con idee proprie, che lottano per portare avanti un’idea di correttezza. Persone che davanti a un’ingiustizia si ribellano, e lo fanno senza le armi, ma con la parola, anzi, con un’intervista. Ma lo sappiamo, il capo non si contesta, il capo ha sempre ragione. E così sia.
 
L’avrebbe dovuto sapere la Busi che il dopo intervista non sarebbe stato facile. Sembrava di vederla la smorfia di fastidio mentre leggeva le notizie, tra una ghigliottina e l’altra! Era sempre al suo posto la pasionaria del Tg1 che ieri, in un’intervista a Repubblica, aveva osato criticare il capo, quel capo che da quando si è insediato al Tg1 non riesce a far passare giorno senza che si parli di lui.
 
“Una rappresaglia”, così aveva definito, il mezzobusto del Tg1, lo spostamento di 4 colleghi storici del Tg: Massimo De Strobel, Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso. Uno svecchiamento, l’aveva definito Minzolini. Che ci potrebbe anche stare, se non fosse che tutti e 4, più la Busi, sono tra coloro che non firmarono la lettera a favore di Minzolini sul caso Mills. “’In 21 anni – proseguiva la giornalista - ho visto altri direttori riconducibili all’area culturale del centrodestra ma nessuno aveva mai osato tanto”, fino a contestare, ahilei! l’audience e gli spettatori che ’’sono sempre meno”. E così ieri sera la giornalista si è vista recapitare una lettera di contestazione da parte proprio del “direttorissimo”, come il Premier lo chiamava al telefono.
 
Un’intervista data senza chiedere il permesso e dati d’ascolto non veritieri. Queste le contestazioni contenute nella lettera inviata per conoscenza anche a Luciano Flussi, direttore delle risorse umane. Una giornata, questa, che si prevede molto lunga per la conduttrice del più importante tg d’Italia, che si trovò in prima persona coinvolta nella contestazione degli aquilani che criticavano la disinformazione del Tg da lei condotto. La Busi tutto d’un tratto si è ritrovata nella colonnina dei cattivi, con l’indice puntato addosso da una parte politica che sembra non prevedere il dissociarsi dall’idea del capo (e le intercettazioni di questi ultime settimane sono lì a dimostrarcelo).
 
La FNSI spiega però che “nell’espressione delle idee nessun giornalista deve chiedere il permesso” e che i “poteri del Direttore in materia non possono mai essere messi in conflitto con le prerogative e i diritti derivanti da ruoli e qualifiche professionali maturati. Sono cose che succedono oggi al Tg1 e che non appaiono affatto normali. Ciò è ormai risaputo e non è liquidabile con battute”. Una nota dura, ancora di più se si pensa che la Busi, come si apprende da Repubblica “la Busi è nel Consiglio nazionale della Federazione della stampa: può esprimere opinioni nell’esercizio delle sue funzioni di sindacalista, rilasciare interviste senza previa autorizzazione”...
 
Ovviamente non poteva mancare l’intervento di capezzone e del Pdl che sembra che veda Minzolini come uno di famiglia, come un collega in parlamento, cosa che il direttore del Tg1 non è: “E’ paradossale che vi siano torme di soggetti che, senza averne alcun titolo, pretenderebbero di stabilire al posto del direttore del Tg1 chi debba svolgere l’una o l’altra funzione all’interno della compagine redazionale”: senza alcun titolo? La Busi quindi non può criticare, non ha titoli. Non importa che sia una giornalista storica del Tg che faccia parte del Consiglio nazionale della Federazione della stampa, o semplicemente che sia una persona che prova un disagio, come lo provano anche le spaccature all’interno della stessa redazione (come la famosa lettera dimostrò) e dal fatto che i comitati di redazione di Tg2, Tg3 e Rainews abbiano condannato la rimozione di tre conduttori del Tg1 "senza adeguate motivazioni professionali e senza offrire ai colleghi una collocazione adeguata all’importanza e alla centralità del ruolo che svolgevano”. Addirittura dovrebbe dimettersi per Antonio Verro, consigliere del Cda Rai in quota Pdl.
 
La domanda che sorge spontanea è: dov’erano tutti questi paladini dell’informazione quando il loro capo dettava la linea che la televisione pubblica doveva tenere? Quando mandava “a fare in culo ogni tre ore” Innocenzi o si sentiva con Minzolini riguardo Spatuzza e casualmente, ovviamente, questi il giorno dopo ne faceva un editoriale? O quando si sfogava per Annozero?
 
Domande retoriche, che in quanto tali, ovviamente, rimarranno senza risposta!

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