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Minoranze marginali nelle notizie di radio e tv

Minoranze sociali sempre più discriminate e marginali, piene di stereotipi e semplificazioni nei mass-media italiani. E’ quanto emerge dalla ricerca Minorities Stereotypes on Media di Mister Media presentata giovedì scorso al Senato. Il progetto, nato dalla collaborazione tra il Centro D’Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva e il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza, si basa su un periodo temporale complessivo di 275 giorni, nel lasso di tempo tra il 1 luglio e il 31 dicembre 2010 e dal 1 aprile al 30 giugno 2011.

La ricerca prende in considerazione l’intera offerta radiotelevisiva di informazione, dalle news, contenute nei telegiornali e nei radiogiornali, fino ad arrivare ai programmi di infotainment (mix tra informazione e intrattenimento), di attualità e di approfondimento. Il numero totale dei file analizzati è di 7153, tra servizi del Tg del Gr o trasmissioni in generale, in cui è stato trattato il tema delle minoranze o eventi che coinvolgessero individui appartenenti a minoranze. E’ da sottolineare che con il termine “minoranze” la ricerca intendeva non soltanto quelle di origini etniche, Rom, Sinti, immigrati, ma anche minoranze religiose, appartenenti a confessioni diverse da quella cattolica, minoranze di genere, come gay, lesbiche, transessuali e categorie che adottano comportamenti devianti, come tossicodipendenti ed ex detenuti.

Dall’analisi dei più di 7 mila file informativi risulta un accostamento tanto semplificante quanto opinabile del fenomeno. In definitiva le minoranze, proprio in quanto tali, sono destinate ad avere un minore impatto sulla maggioranza della collettività sociale, che nutrirebbe nei suoi confronti una bassa attenzione mediatica. In base a questo assunto, lo stesso modo di scegliere le notizie, finisce sul banco degli imputati. I giornalisti infatti, almeno nella maggior parte dei casi, sceglierebbero soltanto i fatti che potrebbero interessare la maggioranza della collettività. In questo modo le minoranze restano ai margini del panorama informativo italiano, emergendo solo quando si rendono protagoniste di atti di devianza e di criminalità. Solo in questi ultimi frangenti infatti, avrebbero una maggiore appetibilità mediatica ed assumerebbero una maggiore visibilità. Il criterio giornalistico secondo cui una cattiva notizia è una buona notizia (bad news is good news), crea quindi in questo caso, una profonda distorsione della percezione delle categorie sociali minori.

Ne risulta rafforzato lo stereotipo sociale che le dipinge come necessariamente appartenenti a categorie devianti. Il pubblico dei media vedrebbe dunque cristallizzarsi nelle sue coscienze, proprio le conoscenze, le opinioni, i luoghi comuni che associano le minoranze e le diversità alla criminalità ed alla devianza. La ricerca ha voluto anche indagare quali siano in particolare i criteri su cui si selezionano le notizie. Ne è nata una sostanziale contiguità tra l’agenda dei media e quella politica. I giornalisti sarebbero dunque influenzati, nel rappresentare le minoranze, dalla politica. In questo modo il giornalismo non è in grado, in molti casi, di dare luogo ad un racconto della realtà sociale, altro da quello ufficiale della politica. Viene meno dunque la funzione critica del giornalista, che contribuisce ad una rappresentazione distorta delle diversità.

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