Milan, c’è poco da stare Allegri. E il mister litiga con Inzaghi

Il presunto scontro avvenuto in sede fra Allegri e Inzaghi rappresenta solo la punta dell’iceberg di un idillio che sembra inesorabilmente volgere al termine. Con tutta probabilità, le prossime due partite decideranno le sorti della panchina rossonera. A colpire è però l’ostracismo e l’ostilità di gran parte dei tifosi nei confronti del tecnico livornese; nonostante abbia riportato lo scudetto a Milanello dopo 7 anni, il feeling con la curva (e con il Presidente) non è mai sbocciato.
E’ vero però che le capacità di un allenatore possono compensare solo parzialmente la mediocrità della rosa. Cedere Thiago Silva e Ibrahimovic pretendendo di rimpiazzarli con Acerbi e Pazzini è blasfemia pura.
Esaurita la premessa, passiamo al vaglio i possibili candidati alla successione. Il nome più suggettivo da spendere rimane indubbiamente quello di Pep Guardiola (che dal canto suo ha spesso manifestato la volontà di lavorare in Italia, in passato). La domanda però sorge spontanea: essendo lo Spagnolo abituato alle faraoniche campagne acquisti del Barcellona, come reagirebbe di fronte alla politica di mercato low-cost tanto cara a Galliani? Inzaghi è un’autentica scommessa, a causa dell’esperienza pressoché nulla. Van Basten ha riscosso numerosi consensi da giocatore, decisamente meno da manager (attualmente allena l’Heerenveen, dopo le esperienze tutt’altro che esaltanti alla guida di Ajax e Nazionale Olandese). Discorso analogo per Gullit.
Tassotti è un ottimo vice e meriterebbe una chance, ma una scelta operata senza soluzione di continuità avrebbe poco senso. La mancanza di alternative credibili gioca dunque a favore di Allegri, che dovrebbe restare in sella almeno fino a giugno (salvo cataclismi). Se però riuscisse a invertire l’attuale trend di risultati, il connubio con il Milan potrebbe allungarsi ulteriormente (per la rassegnazione dei supporter e di Berlusconi).
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