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Migranti in America Latina: il romanzo "Migrantes" di Flaviano Bianchini

Avvincente come un romanzo d’avventura, si divora con le parole a scorrere veloci curiose nello scoprire l’epilogo finale. Il protagonista di Migrantes è Aymar Blanco, peruviano di Pucallpa, in Amazzonia, in fuga come molti sudamericani dalla miseria e dalle atrocità di comunità con il record mondiale di omicidi. 

Come in Honduras, dove i morti ammazzati nel 2015 erano 95 ogni 100.000 abitanti, più delle vittime generate dalla tragedia siriana. Non va meglio negli altri Paesi dell’America Latina con le città in preda a bande criminali a rendere vita impossibile e senza futuro. Morire per morire, meglio raccogliere spiccioli e l’indispensabile per partire verso il sogno americano. Un viaggio dal tempo e dall’esito incerto, tranquillo fino al Messico, dove si tramuta in un inferno.

Il viaggio negli inferi di Aymar

I migranti scomparsi nel nulla nel Messico in 15 anni sono tra i 50.000 e i 100.000. Sono i desaparecidos vittime della fame e degli incidenti, più spesso massacrati da bande criminali, narcotrafficanti e polizia, la più temibile. Lo sa bene Aymar, in viaggio nell’asfissiante sottofondo di un camion, a piedi nel torrido deserto o sulla temibile Bestia, come sono soprannominati i treni merci sul quale si accalcano i migranti per raggiungere la frontiera con gli Stati Uniti. Sui tetti dei convogli incontra bambini, anziani, donne incinta e disperati, tutti concentrati a rimanere svegli perché se cadi sei morto. Persone dal quale diffidare. Perché se la prima regola del migrante è “non dormire”, la seconda è “non fidarsi di nessuno”. Perché chiunque ti può vendere ai narcos o alle forze dell’ordine per un sorso d’acqua. Con loro soffre la fame, la sete, il freddo e il caldo, scappa al rallentare del treno segno di un assalto di bande paramilitari, come la terribile Los Zetas, o di un posto di blocco della polizia. Con i compagni di avventura viene arrestato e detenuto senza processo, condivide latrine insane e umiliazioni da criminali e poliziotti privi di umanità, vive la paura delle pattuglie di rastrellamento nel deserto, dei pozzi avvelenati o dei minutemen americani, fanatici nazionalisti pronti a sparare a vista contro chi oltrepassa la frontiera. Si emoziona ricevendo l’aiuto di poveri contadini e de Las Patronas, le donne che porgono ai fuggiaschi sui treni sacchetti con acqua tortillas e biscotti pur sapendo che è reato punibile con la galera. Con i disperati del Sud vede svanire il sogno americano dei più deboli e raggiunge dopo 21 giorni di agonia il Paese dei balocchi dove ad attendere i fortunati è un’altra avventura. Quella di clandestini. E di sfruttati.

Una storia vera per riflettere

A rendere straordinario il racconto è il protagonista. Aymar Blanco non è altri di Flaviano Bianchini, ambientalista, difensore dei diritti umani e fondatore della Ong Source International attiva nella difesa delle popolazioni colpite dall’industria estrattiva del quale abbiamo già scritto. E autore del libro. Che dopo avere lasciato “lo scudo” del passaporto dell’Unione europea che ti lascia libero di girare il mondo si è messo nei panni dei migranti e ne ha condiviso il viaggio portando con sé il minimo indispensabile e pochi dollari nascosti nelle mutande. Una decisione coraggiosa (e un po’ folle) per comprendere una realtà spesso mistificata dai media e per fare una lucida analisi di una società, quella dei Paesi ricchi, dove “le merci sono libere di passare, gli uomini no”. Perché materie prime e sottoprodotti a basso costo in arrivo dal Sud del mondo sono accolti con favore per assecondare la vita agiata degli abitanti del Nord, mentre le persone sono un ostacolo, o meglio un “fastidio”, al nostro quieto vivere. Una società che paga miliardi di dollari le nazioni di confine (il Messico per gli Usa, la Turchia e la Libia per l’Europa) per fare il lavoro sporco e si vanta del proprio rispetto dei diritti umani. Una società che spesso è complice delle disgrazie del Sud del mondo con lo sfruttamento della manodopera a basso costo, la razzia di risorse preziose, la devastazione della natura. Un libro da leggere per conoscere, capire e riflettere.

L’autore

Flaviano Bianchini si è laureato in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e la Natura e ha conseguito un master in Diritti umani e gestione dei conflitti presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Dopo aver lavorato nel campo dell’educazione ambientale, dal 2005 si occupa di cooperazione internazionale e diritti umani principalmente in America Latina. Nel 2007, in collaborazione con Amnesty International, ha promosso una campagna sulle violazioni dei diritti umani legate all’estrazione mineraria. È referente dell’area tematica sull’America Latina di Peacelink. Appassionato di viaggi, e di montagna in particolare, ha visitato molti Paesi e percorso una ventina di catene montuose, tra cui il Karakorum in Pakistan. Nel 2009 un suo racconto, “Con il sole in faccia”, è stato selezionato dalla giuria del premio Chatwin per la pubblicazione. Nel 2010 “In Tibet. Un viaggio clandestino” ha ricevuto la menzione speciale del Premio Chatwin “Viaggi di carta”, miglior libro di viaggio dell’anno.

Scheda
Autore: Flaviano Bianchini


Titolo: Migrantes. Clandestino verso il sogno americano
Pagine: 232
Immagini: no
Prezzo: 18 euro (2018)
Editore: BFS Edizioni
Anno: 2015
Sito: www.bfs.it/edizioni/

 
 
 
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