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Messina vuole aiutare gli immigrati: “Siamo tutti africani”

Sono passati due mesi da quando raccontai dell'incredibile attentato incendiario a Bisconte, quartiere di Messina, messo in atto dalla criminalità organizzata, contraria ad ospitare in una ex-caserma alcuni migranti salvati da “Mare Nostrum”, in quanto la loro presenza avrebbe disturbato le attività di spaccio di droga.

Ebbene, a poche centinaia di metri di distanza, esiste un altro quartiere “malfamato”: Camaro.

Mentre infatti a Roma vengono inscenate manifestazioni anti-immigrati, in questo quartiere intere famiglie hanno formato una catena umana per manifestare contro la chiusura di Casa Mosè, un centro di pronta accoglienza per minori non accompagnati a cura della Amici dei Bambini onlus. Da dicembre 2013, la struttura ha accolto circa 100 minori e ora rischia di chiudere per mancanza di fondi rischiando di far diventare ufficialmente clandestini – quindi potenziali vittime del racket e dello sfruttamento minorile – i 18 ragazzi africani, tra i 12 e 16 anni, che attualmente vi alloggiano.

All'appello mancano infatti 120mila euro stanziati dal Ministero, circa 20 euro giornaliero per ospite, contro i 45 promessi dallo Stato. Un rischio che sarebbe assurdo correre, giacché circa 1400 famiglie italiane hanno dato la disponibilità ad accoglierli.

A questo andrebbe aggiunto anche il licenziamento delle educatrici assunte a tempo indeterminato. Tanto per smentire il luogo comune del “ci portano via lavoro”.

“Noi non siamo come Roma”, sostengono fieri gli abitanti attigui alla Casa. “A Camaro siamo tutti africani e siciliani”, “Renato sostieni la giusta accoglienza” si legge sui cartelli. Ed effettivamente in questo senso qualcosa di più ci si aspettava dal sindaco Accorinti, da sempre in lotta per i diritti degli ultimi, nonché recentemente insignito del premio di Ambasciatore del Perdono a Torino.

Quest'ultimo ha tuttavia chiarito che il Comune si trova in difficoltà economica, non essendo in grado di anticipare la somma richiesta. A prescindere dalle beghe burocratiche, la vera notizia positiva è un'altra: la presa di coscienza da parte dei miei concittadini, primo segno di risveglio per il risorgimento di un quartiere difficile, che si contrappone alle strumentalizzazioni populistiche (e convenienti) dei Salvini, Grillo, Renzi e Alfano. Segno che vivendo la realtà da dentro, anche abitando in un quartiere difficile, si può evitare una guerra tra poveri e dare il via a una convivenza tra lavoro, carità e accoglienza.

Nell'articolo di due mesi fa scrissi: A questo punto, da cittadino messinese e italiano, un po' per provocazione, un po' per schierarmi come sempre contro la mafia e il malaffare, mi auguro che i migranti vengano accolti in tutti i quartieri malfamati di Messina e d'Italia. Magari sarà la volta buona che gli africani salvino Quarto Oggiaro, che i palestinesi cambino Scampia, che i siriani risveglino Zen, che l'Italia diventi più giusta.

Ditelo agli abitanti di Tor Sapienza, visto che ci siamo. Perché c'è un'altra Italia che i media non mostrano e che i sondaggi coprono.

Un grazie di cuore ai miei concittadini di Camaro.

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