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McLuhan, la spettacolarizzazione della comunicazione

“Marshall McLuhan” è il titolo del saggio dello scrittore canadese Douglas Coupland, che racconta i fatti più importanti della vita di uno studioso molto famoso (Isbn, 198 pagine, anche eBook).

McLuhan morì il 31 dicembre 1980. Sono già passati 35 anni e colgo l’occasione per citare il lavoro di Coupland, l’autore del romanzo “Generazione X”, che nel 2011 ha pubblicato la biografia di McLuhan in occasione del centenario della nascita del famoso esploratore dei media. Infatti il grande sociologo canadese diventò un personaggio televisivo molto accattivante. La mente intuitiva dello storico della comunicazione aveva la grande “capacità di riconoscere i modelli ricorrenti” e fu ispirata dallo studioso canadese Harold Innis, che considerava i mezzi di comunicazione come estensioni tecnologiche e sociali dei nostri sensi.

Il guru della cultura popolare evitava schemi e pregiudizi ideologici e narrava le cose a modo suo: utilizzava “un testo a mosaico che permetteva al lettore di tuffarsi e riemergere dal libro a suo piacimento, come quando si legge un sito web… Marshall è stata forse la prima persona sulla faccia della terra a diventare un metacritico. Certe sue frecciate sono maldestre, ma rappresentano il primo istante modernista, quello in cui il becco rompe il guscio dall’interno”.

La strana creatività cristiana del genio canadese gli consentì di “creare quelle che chiamava sonde, entità dialettiche in base a cui le idee venivano scagliate in un’arena collettiva senza alcun giudizio morale e lasciate a scontrarsi al fine di generare nuove idee, [poiché] spesso la moralità intralcia il libero pensiero”. Lo studioso morì a Toronto e sulla sua lapide è ben visibile il messaggio evangelico “La verità vi farà liberi”. Naturalmente è scritto in caratteri digitali.

Comunque l’universo digitale non ha ancora “spinto all’estinzione la parola stampata, come McLuhan aveva profetizzato nel 1962” (Robert Darnton, consigliere della New York Public Library). Infine, riporto alcuni dei suoi aforismi più provocatori, poiché la lettura diretta dei suoi scritti è l’unico modo per poter entrare in contatto con l’anima del grande studioso dei media (www.mcluhanmedia.com, http://marshallmcluhan.com, http://www.mcluhanonmaui.com).

Il nome è un colpo tramortente dal quale non ci si riprende mai più.

Non sono necessariamente d’accordo con tutto quello che dico.

Non l’avrei mai visto se non ci avessi creduto.

Un punto di vista può diventare un lusso pericoloso quando venga usato in sostituzione della chiarificazione e della comprensione.

La Terra è diventata un enorme villaggio collegato da linee telefoniche da un capo all’altro e da trasporti aerei al tempo stesso veloci e sicuri (è un villaggio globale ritornato orale e tribale).

Il trasporto pubblico di massa in Nordamerica è destinato a fallire perché la propria macchina è l’unico posto in cui un uomo può rimanere solo a pensare.

Guardiamo il presente in uno specchietto retrovisore. Arretriamo nel futuro.

Le pubblicità sono l’arte rupestre del XX secolo.

Il mestiere dei progressisti è continuare a commettere errori. Il mestiere dei conservatori è impedire che gli errori vengano corretti.

Gran parte dei presupposti che diamo per scontati ha smesso da tempo di esserci utile.

Quando la nostra identità è in pericolo ci sentiamo certi di avere un mandato per la guerra. La vecchia immagine dev’essere recuperata a ogni costo.

Il politicante sarà più che felice di abdicare in favore della propria immagine, perché tale immagine avrà immensamente più potere di quanto ne potrà mai avere lui.

Lungi dallo sminuire la cultura meccanica di Gutenberg, a me sembra che dobbiamo sforzarci di conservare i reali valori che essa ha conseguito (“La galassia Gutenberg. Nascita dell’uomo tipografico”, 1962).

La caratteristica del nostro tempo è la ribellione contro gli schemi imposti.

La guerra del Vietnam è stata perduta nei salotti d’America non sui campi di battaglia del Vietnam.

La nostra “Età dell’ansia” è in gran parte frutto del tentativo di svolgere il lavoro di oggi con gli strumenti di ieri, con i concetti di ieri.

In presenza di un eccesso di informazioni, la gente ricorre immediatamente a modelli precostituiti per strutturare la propria esperienza. L’opera dell’artista è scoprire tali modelli (1962).

L’artista è sempre impegnato a scrivere una storia minuziosa del futuro perché è la sola persona consapevole della natura del presente (“Gli strumenti del comunicare”, 1967).

Quando gioca, l’uomo usa tutte le sue facoltà; quando lavora, si specializza.

Il nuovo ambiente plasmato dalla tecnologia elettrica è un ambiente cannibalistico che divora le persone. Per sopravvivere, bisogna studiare le abitudini dei cannibali.

“Il medium è il messaggio” (il veicolo del messaggio può essere più influente del contenuto).

 

Per approfondimenti video: lezione, Cambridge University, 1961; intervista, Dick Cavett Show, 1970; The Medium Is The Message, Australia, 1977; lezione di Anthony Collamati, Alma College, 2013.

 

Per un altro approfondimento sul mondo della comunicazione potete leggere “Le menzogne del web. Internet e il lato sbagliato dell’informazione” (Charles Seife, Bollati Boringhieri, 2015, euro 22). Qui si può capire perché “Mentre la menzogna gira per il mondo, la verità si sta ancora infilando le scarpe” (Charles Spurgeon).

(Foto: thierry ehrmann/Flickr)

 

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