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Matrimoni gay e punti di vista

La notizia dell'istituzione del matrimonio omosessuale a New York ha riacceso il dibattito sul tema in tutto il mondo, a volte con effetti curiosi. Non ci sono solo i bigotti, che gli omosessuali non li accettano proprio, contro gli omosessuali che si vogliono sposare. Non appena l'osservatore si sposta di paese in paese e di continente in continente attraverso il globo, si possono raccogliere sfumature e punti di vista inattesi e imprevedibili.

Nel nostro paese ad esempio c'è un vasto schieramento che tiene più a una legge che tuteli le coppie di fatto senza distinzioni che al matrimonio omosessuale. Meglio la parità dei sessi e della tutela delle unioni affettive fuori del matrimonio, che la possibilità di sposarsi per gli omosessuali. Ma queste posizioni hanno poca attenzione, che è tutta riservata al confronto tra i bigotti e i fan del matrimonio. Altrove, in molti paesi del mondo la notizia è stata colta come una prova della decadenza americana e ad esempio riporto le parole di un'attivista saudita che si batte per i diritti delle donne nel paese: The beginning of social disintegration in America: Welcome to a genderless world... to the end of the good Ol' uncle Sam as we know it ("L'inizio della disgregazione sociale negli Stati Uniti: Benvenuti in un mondo senza genere... alla fine del buon vecchio Zio Sam per come lo conosciamo"). In questo caso si tratta di una persona istruita e cosmopolita, che si batte per i diritti delle donne, ma in maniera molto urbana e soft, evitando questioni spinose come rivendicare il diritto alla guida per le donne o l'abolizione dell'obbligo di girare per strada accompagnate da un guardiano maschio di famiglia o ancora il diritto di voto. Che tanto in Arabia Saudita è una farsa.

Questa saudita cosmopolita ha appena vinto la "guerra della lingerie", ha ottenuto cioè che nei negozi di lingerie siano sostituiti i commessi con delle commesse. La presenza dei commessi deprime la shopping experience ed è fonte di gravi imbarazzi per le donne, che hanno per questo avuto vita facile ad ottenere dal clero il placet a mettere fine a quella che tutto sommato era un'occasione di contatto tra i sessi. Cosa che i preti sauditi fanno di tutto per impedire. Per una saudita "progressista", che non ha che l'ombra dei diritti di un'omosessuale americano, il matrimonio omosessuale rappresenta quindi la minaccia fatale agli Stati Uniti e al mondo per come li conosciamo.

L'identità di vedute tra una progressista saudita cosmopolita e l'ultimo dei bigotti della provincia italiana, ci fornisce così l'occasione per misurare quanta strada ha ancora da compiere globalmente la cultura che si riconosce nella difesa e promozione dei diritti umani e civili. Non ci diamo troppo da fare per sostenerla nei nostri paesi e nei nostri dintorni, come potremo mai sperare che un giorno penetri in paesi culturalmente e socialmente arretrati come l'Arabia Saudita?

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