Marino non si dimette
La macchina del fango, con i giornali servi, con le tv serve, che tanto hanno fatto per presentare un uomo piegato, sconfitto, alla disperata ricerca di un colloquio con Renzi, non ha funzionato. Si fermerà o continuerà questa macchina? Vedremo.
Intanto Marino tira innanzi, ritira le dimissioni e chiede di confrontarsi con la maggioranza, nel luogo dove si esercita la democrazia,che è l’aula consiliare. Il PD teme il ritiro delle dimissioni, Renzi si trincera dietro Orfini, ed Orfini dietro gli insulti al sindaco e le minaccie ai consiglieri comunali per farli dimettere.
Marino esce bene da questa vicenda con le sue titubanze, le sue indecisioni, la sua inesperienza, ma esce bene, anche se sarà sfiduciato, non esce sconfitto, ma vincitore. Ha rigettato le manovre di palazzo, ha sventato il tentativo del segretario del suo partito, di dimissionare un sindaco eletto dal popolo.
Ed oggi chiede di confrontarsi con il consiglio comunale, di ritornare alla democrazia, nei luoghi in cui si celebra, dove sono gli eletti dal popolo, i soli legittimati a sfiduciare il sindaco. Impone la trasparenza per far venire fuori meriti ed errori, le cose giuste e quelle sbagliate, sue e di altri.
Chiede a tutti i consiglieri della maggioranza di assumersi le proprie responsabilità e di decidere se rispettare i cittadini o ubbidire agli ordini di un segretario di partito. Getta le basi per una lista propria per le prossime elezioni, che se non lo porterà sul seggio del campidoglio, certamente darà molto fastidio al PD.
Esce male il PD, che deve segnare la parola fine sulle velleità di conquista del comune di Roma, già ridimensionate dall’avanzata del MOV5S. Esce male Renzi, ancora una volta, incapace di gestire la periferia del partito. Esce male il PD romano, ormai spaccato. Esce male Orfini, costretto a dare la caccia ai consiglieri comunali per indurli alle dimissioni. Esce male il MOV5S, che, abbagliato dalla sete del potere, dimentica di chiarire i suoi rapporti con i gestori dei lidi di Ostia, le ragioni del suo attacco a Libera e a Don Ciotti, e intanto rincorre il seggio di sindaco, travolgendo tutto e tutti, anche una persona onesta.
E’ penoso vedere partiti che si chiamano democratici, affannarsi ,minacciare i propri consiglieri comunali per impedire un confronto in aula, ed altri,che pure si chiamano democratici, assistere impassibili a questo scempio.
E se ciò impedisce al popolo romano, di conoscere le ragioni e i torti del sindaco, della maggioranza che lo ha sostenuto,della opposizione che lo ha avversato,poca importa,” perché noi siamo noi, ed il popolo non è nessuno”.
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox