• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Salute > Malati cronici: il 38%, ma abbandonati a se stessi

Malati cronici: il 38%, ma abbandonati a se stessi

E’ stato presentato il XIV rapporto nazionale sulle politiche della cronicità del coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva, dal titolo, emblematico, “La cronicità e l’arte di arrangiarsi”. 

Infatti, secondo quanto si sostiene nel rapporto, tra tagli ai servizi, eccessiva burocrazia e difficoltà nel conciliare la patologia con il proprio lavoro, la vita dei malati cronici è tutta un’arte di arrangiarsi. 

In un comunicato emesso da Cittadinanzattiva, sono esposti in principali contenuti del rapporto.

Tonino Aceti, responsabile del coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici, in occasione della presentazione del rapporto, ha dichiarato, fra l’altro:

“I tagli al servizio sanitario nazionale hanno colpito, e non poco, anche l’assistenza alle persone con patologie croniche e rare. E meno male che la cronicità è la sfida del futuro per la sostenibilità del servizio sanitario nazionale. Nei fatti, sulle cronicità siamo in ritardo cronico. Stando alle scadenze fissate dal patto per la salute, dal dicembre 2014 avremmo dovuto avere finalmente un piano nazionale delle cronicità e entro ottobre 2014 l’intesa sulla continuità assistenziale ospedale-territorio. E invece ancora nulla di fatto. Sull’Isee, nonostante le sentenze dei Tar e del Consiglio di Stato abbiano dichiarato illegittimo conteggiare le prestazioni assistenziali nel computo dei redditi, ancora manca all’appello l’adeguamento normativo, così come richiesto dalla sentenza, e le modalità di gestione della fase transitoria. Mentre per invalidità civile, invalidità e handicap restano ancora troppo violate le normative a tutela del malato.

Da 15 anni aspettiamo i nuovi livelli essenziali di assistenza per adeguarli ai tempi e ai bisogni, ma anche su questo le scadenze sono state disattese: basti pensare che la legge di stabilità ha vincolato 800 milioni di euro per approvare i Lea entro febbraio 2016. Ma oggi non si sa né quali siano i tempi dell’approvazione, né soprattutto cosa conterranno o non conterranno i nuovi Lea”. 

E i malati cronici in Italia non sono certo pochi.

Infatti il 38,3% dei residenti ha almeno una fra le principali patologie croniche (nell’ordine ipertensione, artrite/artrosi, malattie allergiche, osteoporosi, bronchite cronica e asma bronchiale, diabete).

Uno su cinque ha due o più malattie croniche. Di questi, meno della metà (42%) si dichiara in buona salute.

Il rapporto nasce dai dati acquisiti da 38 associazioni/federazioni nazionali di persone con malattie croniche e rare aderenti al CnAMC.

Oltre il 90% delle associazioni teme che i tagli ai servizi e la riduzione delle risorse economiche comportino un aggravamento delle proprie condizioni di salute. E ben il 76% mette in evidenza criticità legate a tagli e riduzioni.

Grandi lacune si registrano nell’assistenza domiciliare: più di una associazione su due (53%) la ritiene inadeguata. In particolare, il 71% trova inadeguato il numero di ore di assistenza erogate, il 52% evidenzia lacune nella riabilitazione, il 33% lamenta che il personale non sia adeguato, soprattutto coloro che effettuano le visite a domicilio, il 24% denuncia pratiche burocratiche troppo complicate.

Quasi il 72% delle associazioni riceve segnalazioni su tempi lunghi per l’ottenimento di una pratica, a causa di mancanza di informazione (56%), complessità delle procedure (45%), difficoltà nell’individuazione dell’ufficio competente (35%).

In particolare, la burocrazia pesa nel percorso per il riconoscimento dell’invalidità civile e dell’handicap: le maggiori difficoltà di accesso si riscontrano nell’ottenere i benefici connessi (45%), nell’ottenere l’indennità di accompagnamento o la legge 104/92 (26%).

Per le famiglie che assistono pazienti con patologia cronicala prima difficoltà (per oltre il 93%) è legata alle difficoltà di conciliare tale assistenza con l’attività lavorativa: così il 57,8% si è visto costretto a ridurre l’orario di lavoro, il 35,6% ha addirittura lasciato il lavoro, il 22% ha chiesto il prepensionamento. Il 42% delle famiglie ha optato invece per un assistente esterno (per lo più badanti).

Le criticità sul lavoro non risparmiano nemmeno direttamente le persone affette da disabilità: il 62% ha difficoltà nel prendersi i permessi di cura; il 57% svolge mansioni non adatte al proprio stato di salute, il che comporta, per il 47,6% un peggioramento delle proprie condizioni, il 45,2% è costretto a nascondere la patologia, mentre il 38% rinuncia a lavorare.

Quanto emerge dal rapporto non richiede particolari commenti. Risulta evidente, comunque, la necessità che nell’ambito della sanità pubblica si faccia molto di più per i malati cronici.

E, soprattutto, non si può non essere d’accordo con Tonino Aceti, responsabile del coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici, quando, in occasione della presentazione del rapporto, ha rilevato l’esistenza di ritardi cronici.

Sarà possibile eliminare tali ritardi, quanto meno una parte?

Non lo so, ma sarebbe senza dubbio auspicabile farlo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità