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Malala. Una bambina, un’insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo

La notizia dell’assegnazione del premio Nobel per la Pace a Malala Yousafzai, ragazzina pachistana che nel 2012 fu ferita gravemente in un attentato dai talebani, e a Kailash Satyarthi, attivista indiano che si batte per i diritti dei bambini, è una di quelle cose che ti cambiano la giornata e ti fanno esclamare: “Era ora!”.

Il Gruppo 100 di Milano si è fatto portavoce di questa gioia decidendo di organizzare una conferenza dedicata ai Diritti dell’Infanzia dal titolo “Una bambina, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”. La conferenza si è tenuta nel pomeriggio di sabato 28 marzo, con la partecipazione di Viviana Mazza, giornalista del “Corriere della Sera” e autrice del libro Storia di Malala, Fiammetta Casali di Unicef, Laura Anzideo di Save the Children, Marina Anghileri di Medici con L’Africa CUAMM, e Alba Bonetti di Amnesty International, la quale ha fatto da moderatrice.

Dopo la proiezione di un breve filmato del discorso tenuto da Malala alla consegna del Nobel, Viviana Mazza ha raccontato la storia di questa coraggiosa ragazza, il suo vissuto, l’attentato, le cure ricevute, fino ad arrivare alla consegna del Nobel per la Pace, avvenuta il 10 dicembre 2014.

Fiammetta Casali ha parlato della discriminazione di genere, analizzando la gravità della situazione internazionale e ricordando come tutti i bambini, a prescindere dalla loro identità di genere, hanno diritto a un’infanzia sicura e sana, così come indicato nella Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia. Marina Anghileri ha invece portato la testimonianza del CUAMM in Africa, focalizzando il suo intervento sul tema del diritto alle cure, delle mortalità infantili e materne.

Laura Anzideo ha infine toccato il tema della povertà formativa. In Italia un milione di bambini vive in povertà assoluta. Save the Children ha sviluppato programmi volti a migliorare la vita di questi ragazzi grazie alla campagna “Illuminiamo il futuro” e alla costituzione di “Punti Luce”, spazi educativi che sorgono nei quartieri svantaggiati delle città.

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È un premio storico quello a Malala, la più giovane a riceverlo e la prima pachistana. Una lotta eroica la sua perché, come lei stessa ha spiegato nel memorabile discorso all’Onu del 2013, i talebani non la ridurranno mai al silenzio e non uccideranno mai i suoi sogni. I sogni di Malala sono quelli di molti bambini di tanti paesi in guerra, dove la fame e la povertà portano malattie, discriminazioni e sfruttamenti, ma possono essere anche i sogni dei ragazzini che vivono nelle periferie di città metropolitane come Milano e che non hanno mai visitato un museo e non sanno nemmeno come sia fatta la propria città. Per questo motivo gli adulti hanno un compito ben preciso: vigilare e attivarsi, costruire con loro e per loro un futuro migliore, permettergli di poter sognare.

Annabella Bordignon per Segnali di Fumo

 

Foto: Wikipedia Commons

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