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Mal di strada. A Roma, 3 morti a settimana. Il futuro è smartphone

Le belle strade romane sono tra le più pericolose d’Europa. Ci muoiono circa 3 persone a settimana. Una su tre è un pedone.

Dati allarmanti forniti da un monitoraggio realizzato nel 2008 dalla Fondazione ANIA da cui risultano 190 morti, di cui 52 pedoni. Motivo: scarsa segnaletica, semafori, visibilità del pericolo, buche o asfalto dissestato che hanno provocato, soprattutto per quanto riguarda i veicoli a due ruote, scivolamenti e cadute disastrose. L’incrocio più pericoloso: "via Tuscolana, via Torre spaccata con 71 feriti".

Il sindaco di Roma, Alemanno, ha deciso di porvi rimedio. Come? Facendo ridipingere 80 attraversi pedonali con una speciale vernice bianca visibile e antiscivolo

Ancora più drammatica la situazione della Regione Lazio, dove da una elaborazione dei soli dati ISTAT dal 2000 al 2008, eseguita da TMS Consultancy Italy una società italo‑britannica specializzata in analisi di sicurezza stradale, si riscontra una media annua di circa 31.500 incidenti, 625 morti, 43.000 feriti, e 760 euro pro capite il danno sociale per anno. Nel 2008 secondo ACI-ISTAT: 27.735 Incidenti, 493 Morti, 38.827 Feriti un danno sociale di oltre 3 miliardi e mezzo di Euro circa 630 Euro il costo sociale per abitante.

Tornando alla Capitale, come dicevamo, sulle sue strade perdono la vita circa 3 persone a settimana. Ne parliamo con un esperto in materia di sicurezza stradale: Raimondo Polidoro, ingegnere, Road Safety Auditor per una compagnia italo britannica che dal 2001 in Italia svolge analisi di sicurezza stradale.

Come è possibile una così alta mortalità?

Contrariamente a quanto si pensa, le grandi città sono i luoghi più disastrati e disastrosi per quanto riguarda la circolazione stradale. Roma è una splendida città, ma è anche un sistema viario che si estende per oltre 5000 km.

Bomentana

Ogni metro quadrato di questa rete è un punto in cui ogni giorno si intersecano e si incrociano decine e decine di veicoli, pedoni, motocicli, biciclette, eccetera, eccetera ed è facile comprendere che un comportamento poco prudente e una minima disfunzione di quel singolo metro quadrato di strada causi conseguenze e anche conseguenze gravi.

E’ una soluzione credibile ridipingere le strisce pedonali pur con una vernice speciale?

La visibilità delle strisce pedonali, ma più in generale l’adeguata sistemazione della segnaletica non è solo una soluzione, è una prescrizione di legge! Utilizzare materiali di alta qualità è senza dubbio un miglioramento ma, ripeto, la strada va vista sempre nel suo complesso agire e fruire.

Personalmente, forse sarà una deformazione professionale, vedo la strada sempre come un potenziale generatore di incidenti stradali o almeno un oggetto vivo capace di mutarne le conseguenze.

Un attraversamento pedonale ad alta visibilità localizzato dietro una svolta cieca di un incrocio ad alta frequentazione pedonale ha un effetto molto ridotto se la causa principale dell’incidente è la curva cieca!

Paradossalmente potrebbe essere più utile vietare l’attraversamento in quel punto, allontanare la linea di attraversamento in un tratto di strada più sicuro.

Ma da quanto ho letto dalla documentazione che mi hai fornito, anche l’intera Regione Lazio non è esente da tali problemi e la sua viabilità è estremamente a rischio

Lazio, non solo, il paese intero soffre di un cronico “mal di strada”, l’insicurezza stradale è patologica.

Negli ultimissimi anni si registra un lento progressivo miglioramento, morti e feriti sono in diminuzione. Non è certo merito di grandi miglioramenti dell’ambiente stradale. Politiche di repressione e controllo di comportamenti errati sono state il vero freno.

Tuttavia la nuova frontiera dove cercare significative riduzioni di morti e feriti resta la strada. L’efficienza della rete: qualità della pavimentazione, qualità della segnaletica, qualità delle barriere di sicurezza, i guard-rail per intenderci.

E la Commissione Europea nella recente Direttiva numero 96 del 2008 si è espressa chiaramente in questo senso, ha richiamato tutti ad una maggiore efficacia nei controlli della qualità della sicurezza della rete stradale. Ha indicato nel’auditing, nei controlli, della sicurezza stradale uno strumento sistematico per l’individuazione e l’applicazione di buone prassi. Ah ovviamente per l’Unione Europea il principio di indipendenza tra controllore e controllato è dato per scontato.

So di chiedere ad un “tecnico”, una risposta politica, ma da cosa dipende questa drammatica precarietà? Miopia nella priorità da dare ai problemi? Insensibilità? Mancanza di fondi da investire?

Fondamentalmente da una cronica inadeguatezza delle risorse, unita ad una mancanza di cultura di gestione della strada.

Il tema della sicurezza stradale è argomento in cui tutti si dichiarano esperti quando si tratta di accedere o gestire fonti di finanziamento, salvo poi rifugiarsi nel proverbiale cattivo stile di guida degli italiani per giustificare l’inefficacia delle soluzioni.

Da oltre 10 anni abbiamo un Piano Nazionale della Sicurezza Stradale che ha speso qualche centinaio di milioni di euro per finanziare studi, ricerche, centri di monitoraggio, formazione e campagne divulgative. Purtroppo si tratta di attività di cui non conosceremo mai la reale portata in termini di riduzione delle vittime.

Intendiamoci sono cose che vanno fatte, ma forse sarebbe opportuno finanziare anche interventi infrastrutturali su scenari di particolare emergenza o, ancora, aumentare le forze di polizia e attrezzarle veramente per il controllo e la prevenzione.

La cosa poi inspiegabile è che il Piano dopo dieci anni di azioni sperimentali non ci ha ancora consegnato un sistema capace di fornire in tempi rapidi dati sui livelli di insicurezza stradale. Oggi stiamo ragionando su dati del 2008, non completi e nemmeno completamente coerenti. 

Il dato paradossale sta nel fatto che esistono eccellenze in piccole amministrazioni locali che sono capaci di fornire dati aggiornati con cadenza mensile (eccellenze che hanno richiesto investimenti iniziali di qualche decina di migliaia di euro) che si confrontano con megastrutture da milioni di euro che stentano a partire.

Come detto la risposta dovrebbe essere politica, come tecnico e cittadino se provo a darmi una risposta, rischio di arrabbiarmi.

Via del Mare

Le nuove tecnologie non potrebbero aiutare?

Molto, proprio a Roma abbiamo disegnato e sperimentato un nuovo modello di gestione, simulato in scala reale su 20 km delle rete stradale ad alta priorità. La mia idea è stata di mettere insieme un pool di aziende altamente specializzate in: monitoraggio delle prestazioni della strada, controllo di sicurezza (Safety Audit) e gestione di informazione su rete mobile, cellulari e smartphone.

E’ venuto fuori un sistema che permetterebbe ad ogni cittadino e prima a utenti specializzati (polizia, ATAC, personale del comune, ecc...) di segnalare ogni disfunzione della rete in maniera tempestiva, semplice e sicura. Un monitoraggio della rete con la rete a costo zero in cui il cittadino diventa protagonista del miglioramento della qualità della rete.

Un cittadino che dialoga con l’amministrazione, l’aiuta e comprende che non è possibile riparare ogni singola buca con le scarse risorse a disposizione ma è necessario gestire e dare delle priorità. L’utente arrabbiato si trasforma in utente partecipato di azioni e scelte.

Certo rimarrebbe il problema delle priorità degli interventi, ma questa è un’altra storia e la deve raccontare la forza politica che governa l’ente locale.

Però, e lancio una provocazione, sarebbe interessante se i cittadini votassero per “la buca che deve uscire dall’elenco delle priorità” oltre che per il candidato di turno di un reality! Con la tecnologia mobile anche questo si potrebbe fare.

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