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Mai dire Internet Premio Nobel per la Pace

Mai dire Internet Premio Nobel per la Pace

Oggi c’è chi come Wired pensa alla Rete, a questo groviglio di esperienze, di notizie e soprattutto di persone, come premio Nobel per la Pace. Anche Umberto Veronesi e Gianfranco Fini sembra abbiano espresso dei pareri favorevoli.

Come se si volesse paragonare la rivoluzione internettiana alla pace. Internet ci ha resi più consapevoli, più intelligenti, più giusti. Ma mica ci ha reso più buoni!

Oggi Internet con un click ci dà la possibilità di collegarci con il mondo, ma mica ci dà la possibilità di poterlo cambiare.

Internet è un mezzo, non un fine: e come mezzo in quanto tale, saperlo sfruttare oggi è la nostra più grande fortuna. Ma resta la nostra più grande fortuna saperci affezionare alla parte "pulita" di Internet, alla parte buona, alla parte propositiva e non a quella dispersiva.

Girovagando per i principali motori di ricerca, conoscendo l’Internet della stragrande maggioranza degli internauti, l’internet che vende porno, poker e chat, mi viene spesso modo di pensare: cosa c’entra quest’Internet con il Premio Nobel della Pace?

Questa è la vera rivoluzione globale tanto decantata?

Se prima avevi bisogno di comprare un film porno ora basta un click? Se prima avevi bisogno di una piazza o di una passeggiata per conoscere una donna ora ti basta una chat? Se prima avevi bisogno di 4 amici per una partita di poker ora basta un software?

No, quest’Internet mi fa schifo. E non è nemmeno la Pace.

Quest’Internet, quello più richiesto e più inflazionato, non è stato una rivoluzione ma solo una semplificazione. Ha diminuito distanze, ma non ha costituito un vantaggio.

La vera rivoluzione globale non è sognare di cambiare le cose, oppure avere i mezzi per poterlo fare. E’ cambiarle e basta.
 
Se avessimo un mondo malato, Internet non sarebbe un farmaco miracoloso. Sarebbe il suo bugiardino, un fogliettino delle istruzioni, che ci istruisce su come curarlo.

Ma senza Medici che prescrivono e Infermieri che somministrano, Internet resterebbe solo un’ambizione o un desiderio: uno di quei fogliettini ingialliti e pieguzzati in 10’000 parti che spesso nemmeno leggiamo.
 

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