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Mecnavi, una tragedia da non dimenticare

"Vi sono purtroppo molte analogie, fra le tragedie della Mecnavi e della Thyssen" di Torino, ha detto il sindaco di Ravenna Matteucci...
«Abbiamo iniziato la nostra attività nel settembre 2006, subito dopo la morte di Luca Vertullo – racconta Enzo Diano, dello Slai Cobas di Ravenna – e quest’anno, in occasione della carovana, abbiamo occupato la sede locale dell’agenzia interinale Intempo».

Ravenna - Si è commemorato ieri l’anniversario della tragedia Mecnavi, in cui 13 operai persero la vita al porto di Ravenna, asfissiati mentre stavano lavorando all’interno della nave gasiera “Elisabetta Montanari” di proprietà della Mecnavi. Era il 13 marzo del 1987. Dopo 22 anni, la città ricorda uno degli incidenti sul lavoro più gravi degli ultimi decenni attraverso numerose iniziative, tra cui una mostra fotografica a Cremona.

"Fra le tragedie della Mecnavi e della Thyssen ci sono purtroppo molte analogie - ha detto il sindaco Fabrizio Matteucci - Stessa totale mancanza di una cultura della sicurezza, stessa noncuranza nei confronti delle regole, identico disprezzo della vita umana. Vicende gravissime e dolorose come quelle ci dicono che, purtroppo, la strada da percorrere e’ ancora lunga’’.Purtroppo a Ravenna e nel suo porto, in grande e continua espansione, di infortuni sul lavoro, anche mortali, da quel 13 marzo del1987, se ne sono verificati ancora tanti, se pure con morti singole di operatori portuali, mentre manovravano mezzi, oppure cadendo da qualche tetto dei numerosi capannoni che costellano tutta l’area portuale.
Molte volte l’infortunio è da attribuire alle scarse misure protettive, nei confronti di questi sfortunati lavoratori, in buona parte appartenenti ad imprese appaltatrici o sub-appaltatrici. Un fenomeno molto diffuso nella città di Teodorico, dovuto anche in parte alla carenza di manod’opera in loco.


Le grosse ditte operanti in tutta l’area portuale debbono il più delle volte avvalersi di altre imprese, in buona parte provenienti dal sud,o con personale extra -Cee specie nel settore edilizio.Va segnalato infine che tra questi 13 poveri lavoratori, tredici vittime, morte per aver respirato sostanze tossiche sprigionate da un incendio durante i lavori di pulizia attorno ai grossi serbatoi di Gpl della nave gasiera Elisabetta Montanari, otto lavoravano in nero, alcuni erano ragazzi ai primi giorni di servizio.

 Il Paese scopriva così, incredulo, l’inferno del lavoro portuale, fatto di mansioni logoranti, contratti irregolari e subappalti. L’allora segretario generale della Cgil, pronunciò durante i funerali, la fatidica frase "mai più". Un mai più che invece ha continuato a ripetersi sempre nell’area portuale ravennate, non ultima la morte del giovane portuale della Unica Compagnia, seppure ricevuto in appalto, ed al suo primo giorno di lavoro avvenuta in quel primo settembre 2006: si chiamava Luca Vertullo.

«Abbiamo iniziato la nostra attività nel settembre 2006, subito dopo la morte di Luca Vertullo –, racconta Enzo Diano, dello Slai Cobas di Ravenna – e quest’anno, in occasione della carovana, abbiamo occupato la sede locale dell’agenzia interinale Intempo». Luca è morto a 22 anni al primo giorno di lavoro. Si trovava sul traghetto Ravenna-Catania, quando è rimasto schiacciato tra due rimorchi. Aveva trovato lavoro proprio tramite la Intempo, «leader in Italia nella somministrazione di lavoro in ambito portuale», come recita il suo sito internet.

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