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Lodo al fauno

Ci ritroviamo – qui ed ora, nostro malgrado – a discutere dei vizi privati d’un vecchio uomo che pretende d’avere pubbliche virtù.

Occorre, prima di tutto, fugare l’atteggiamento moralistico, la pruderie e il desiderio censorio.

Libero – l’uomo in questione – di dar sfogo al suo immortale desiderio d’auto-assolversi, al suo delirio di onnipotenza, al mito che lui solo riconosce e celebra.

Il nostro disappunto nasce ed è giustificato dal fatto che, per mesi e mesi, altri sono stati censori e persecutori di vizi altrui.

Ben altri “cercatori di tracce”, segugi o satiri alla caccia, hanno messo in piedi e inscenato un dramma satiresco su vicende pari o analoghe a questa.

Ecco perché – oggi, qui ed ora – siamo chiamati a dire la nostra e a recitare il nostro controcanto.

Le moderne cerimonie rituali, in onore di questo novello Lupercus Faunus, vanno, pertanto, trattate con identica “rigidità” e altrettanta serietà.

Non possono e non devono esistere giustificazioni.

Questo nuovo episodio della “berlusconeide” è l’immagine di un moderno baccanale, a favore di un vecchio fauno, attorniato da baccanti, in un clima giocoso e irriverente di inebriante e sfrenata allegria.

Non è sapienza il sapere,
Né andare col pensiero
Oltre l’orizzonte della morte.
Il tempo è breve:
Chi segue l’immenso
Perde l’attimo presente.
Così vivono i pazzi,
Così vivono, per me,


Gli uomini perversi.

(Euripide, Baccanti)


E’ una specie di rito dionisiaco, che si consuma come in un’antica festa di Lupercalia, in una dimensione selvaggia e incontrollabile.

E’ la conferma d’una denuncia d’origine non sospetta (uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile) ripresa da Famiglia Cristiana.

E’ lo stile “giocoso” che mal si addice ad un uomo che ha velleità di incarnare l’abito dello Statista.

E’ la parabola discendente d’un declinante basso impero.

Il sovrano che si sollazza, incurante e a dispetto dei problemi che lo circondano, ma non gli interessano e non lo sovrastano.

E’, in un’unica parola, l’orgia e l’arroganza del potere che tutto pretende di dominare e riportare sotto controllo del dominus.

Ecco perché non possiamo tacere e non possiamo metabolizzare questa disinvoltura come normale prassi.

Non possiamo e non dobbiamo, non per perbenismo straccione, che si avventa contro i nemici. Ma per una pura questione di equo trattamento ed analisi che si riserva a coloro che, puntualmente e puntigliosamente, ci hanno ossessionato col loro oscurantismo e coi loro quadretti familiari, oggi sepolti sotto le macerie d’una vergogna che le loro coscienze dovrebbero richiamare.

Ci sono state persone in questo stesso Paese, coinvolte in altri episodi, che sono state infangate, vilipese e massacrate, senza alcun rispetto.

Ora non potete chiederci, voi moralisti d’accatto, accattoni di regime, di dimostrare comprensione davanti alle oscenità di un vecchio Satiro.

Non perché oscene per loro natura, piuttosto per il disprezzo che sottintendono verso i problemi reali di quest’Italia.

Almeno oggi abbiate un minimo di vergogna per la vostra e altrui indecenza.

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