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"Lodi è immune alla mafia" parola del colonnello dei Carabinieri

“Lodi è immune dalla mafia”.
 
Titola così Il Cittadino – giornale di Lodi - citando le dichiarazioni del Tenente Colonnello Fabrizio Clementi, comandante provinciale dei carabinieri di Lodi dall’estate del 2007, che ha affermato: “in riva all’Adda, oggi, il fenomeno delle grandi organizzazioni malavitose quali mafia, ‘ndrangheta e camorra non ha attecchito”. “La realtà sociale lodigiana, peraltro, è moralmente sana, forte, difficile da penetrare per una cultura criminale – continua il colonello – La quota più ampia di reati è commessa da stranieri, comunitari ed extracomunitari. Lo spaccio, per esempio, indubbiamente c’è, ma viene fatto ancora nei campi, come altrove non avviene più, ed è spesso in mano a micro organizzazioni autonome, che una volta colpite non riescono a ricostruirsi”. Sembra strano che un ufficiale dell’arma dimentichi che lo spaccio di droga sul territorio italiano è direttamente o indirettamente gestito dai clan italiani. La Lombardia, ad esempio, è in mano alla ‘ndrangheta che ha letteralmente assediato Milano e si è estesa alle province limitrofe.
 
Queste dichiarazioni, a tratti irreali, giungono a sole 24 ora dall’allarme lanciato da un giudice della DDA di Milano: “La criminalità organizzata è presente anche nel Lodigiano, senza dubbi: non c’è area della Lombardia che si salvi”. Parole giunte dopo la lettura del rapporto 2009 della DDA. "Si sono evolute anche le modalità di indagine: troppe volte fatti indicativi di azioni della grande criminalità organizzata sono andati a giudizio come danneggiamenti o altri reati minori. Abbiamo capito che invece molto spesso sono espressione di organizzazioni che al Sud spargono sangue, al Nord invece investono e non vogliono farsi notare se non quando è indispensabile dare un segnale".
 
Anche il procuratore capo di Lodi Giovanni Pescarzoli e la presidente del tribunale Adriana Garrammone non hanno perso occasione per sottolineare la presenza di criminalità organizzata nel lodigiano.
 
Gli esempi sono molteplici e vanno dall’operazione della Guardia di Finanza, partita in sordina nel 1998 e ultimata nel 2007 che provava il legame tra sudamericani, albanesi e calabresi dai quali dipendeva il rifornimento di cocaina di Milano e di parte della Sicilia; fino all’arresto di un latitante a Marudo del mandamento “Noce” di Palermo. In tale prospettiva, si accertava inoltre la volontà di “Cosa Nostra” di interferire sul libero mercato intervenendo ed imponendo i prezzi di vendita al dettaglio di beni di consumo primario quali la carne. Nel corso dell’indagine che ha portato all’arresto di Marudo si è, inoltre, accertata la volontà di “Cosa Nostra” di interferire sul libero mercato intervenendo ed imponendo i prezzi di vendita al dettaglio di beni di consumo primario come ad esempio la carne.
 
Ma la penetrazione mafiosa nel lodigiano risale già agli anni 70 – come emerge da questa indagine – e ha visto l’alternarsi della presenza della Mafia e della ‘Ndrangheta sul territorio. Anche se oggi: “la ‘ndrangheta è l’organizzazione che spara di più e al momento appare la più forte – proseguono dalla Dda – ma in Lombardia si alza il tiro solo quando lo ritiene indispensabile, quando l’argomento denaro non è stato convincente. Per questo stiamo ‘filtrando’ tanti fatti, anche all’apparenza poco significativi, come segnale di certe presenze. L’obiettivo primario è il riciclaggio. Nel movimento terra, nella logistica, nei trasporti, nei depositi, magari per conto di grosse società. I criminali possono essere soci occulti, finanziatori”.
 
Anche il magistrato denuncia questo clima di omertà: “l’omertà non ha confini, ce n’è tantissima anche al Nord. Non posso parlare di indagini nel Lodigiano. Ma ci stiamo molto attenti”.
 
L’omertà che scende quando le mafie non sono relegate nei loro confini “naturali” e così si nega, ad esempio, che nel 1992 fratelli Antonio e Marcello Reitano chiedevano all’imprenditore Daniele Polenghi, nel lodigiano, 200 milioni di racket.
 
L’omertà che scende sul Ponte dell’Alta Velocità, sul quale è in corso un’inchiesta della DDA perché il cemento utilizzato proveniva dai clan ed è di scarsa qualità.
 
L’omertà che scende sull’arresto di Domenico Brusaferri, in carcere per associazione mafiosa e latitante a Lodi.
 
L’omertà è quella che vuol negare che Cosa Nostra tramite i Rinzivillo - famiglia gelese attiva nel mercato delle carni nonchè fiancheggiatori attivi della latitanza di Zio Binnu Provenzano – strappano, nel 2005, un appalto da 4 milioni di euro presso la centrale termoelettrica di Tavazzano con Villavesco vicino a Lodi. Un affare così grosso gestito da un prestanome giovane con la passione delle belle macchine. Un affare così grosso da gestire tramite un ufficio apposito a Tavazzano all’inizio di via Verdi. Bernascone si muove al nord con una scioltezza e tranquillità che sarebbe inimmaginabile giù in Sicilia (anche se al telefono in un momento di saudade gelese dice che “Busto è come Gela, il bordello che c’è qui tra poco viene fuori”). Bernascone va anche al cantiere di Tavazzano come mediatore sindacale per calmare gli operai manifestanti. Si presenta pettinato per rispondere alle interviste dei quotidiani locali: il trionfo della mafia al nord.
 
L’omerta che scende appena si parla di mafia al nord. E su chi scrive cala la paura, la paura di vedere il “lavoro” di tanti spazzato via da una dichiarazione. Una dichiarazione che è “grave” poiché proviene da un graduato che non è solo un Colonnello ma anche il responsabile della tutela antimafia dell’attore Giulio Cavalli, più volte minacciato di morte.

Putroppo la mafia esiste, prenderne coscienza è il primo passo per combatterla.


[Aggiornamento]: 18.11

Anche l’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia per voce di Salvatore Borsellino, che si dice “preoccupato per le dichiarazioni rilasciate dal tenente colonnello Fabrizio Clementi”.
 
“Se un alto graduato delle forze dell’ordine – ha affermato Borsellino - a fronte delle comprovate infiltrazioni nel tessuto economico di Lodi e provincia denunciate da un’ allarmante relazione della DIA di Milano, fa una simile affermazione, significa che le cosche, fortemente presenti nel territorio lodigiano, hanno la strada libera per continuare a fortificare le proprie attività illecite poiché da oggi sanno che non esiste alcuna forma di controllo e di attenzione verso il fenomeno da parte delle forze dell’ordine”.
 
“Ma c’è anche un altro aspetto che ci desta non poca preoccupazione. La sicurezza di Giulio Cavalli, attore famoso per le sue ridicolizzazioni delle cosche mafiose, mittenti di numerosi atti intimidatori proprio a Tavazzano, in provincia di Lodi, è affidata al Comandante Clementi. Come può – si chiede Borsellino - una persona che nega l’esistenza stessa delle mafie nel suo territorio difendere Giulio Cavalli dalle “attenzioni” dei clan?”
 
“Se fosse vero, come dice Clementi, che Lodi è un territorio “immune” dalle infiltrazioni mafiose vorrebbe dire che Giulio Cavalli è un folle e che quelle scritte intimidatorie comparse a Lodi magari le ha ideate e fatte da solo. Così, in un pomeriggio di noia, per passare il tempo”.
 
“Le dichiarazioni del Comandante Clementi sono quanto di più deleterio possa essere per la lotta alla mafia ed è inaccettabile che Giulio Cavalli e chi, come lui, denuncia giornalmente le pesanti e comprovate infiltrazioni mafiose nel territorio lodigiano ed in quello lombardo, passino per gli invasati di turno. Non solo. Il Comandante preposto alla tutela di Cavalli, con le sue dichiarazioni, ha messo in atto un pericolosissimo meccanismo poiché negando l’esistenza della mafia ha di fatto dato il via libera a chi vorrebbe intraprendere azioni poco benevole nei confronti dell’attore e regista lodigiano, comunicando loro che le forze dell’ordine non hanno alcuna forma di attenzione nei confronti delle mafie e di conseguenza nessuna preoccupazione per la sicurezza dell’attore”.
 
“Le mafie – ha chiosato Borsellino – a Lodi esistono ed operano in modo capillare e pressoché indisturbate e noi non permetteremo che l’attenzione nei confronti di Giulio e di chi combatte, con diversi strumenti, le mafie insediatesi a Lodi, si abbassi. A breve Giulio porterà il suo spettacolo a Lodi e provincia. Chiediamo che la sua sicurezza sia affidata a persone competenti, informate sui fatti e consapevoli del rischio che corre”.

[Aggiornamento 20.29] Dichiarazione di Sonia Alfano

Vengo informata di alcune dichiarazioni che stamane, il comandante provinciale dei carabinieri di Lodi, Fabrizio Clementi, ha rilasciato ad un quotidiano locale. Secondo il comandante Clementi, Lodi e provincia sarebbero « immuni » dalle infiltrazioni mafiose. A dirlo è Sonia Alfano, candidata indipendente alle elezioni europee nelle liste di Italia dei Valori che, in linea con quanto già affermato da Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo e membro dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, esprime preoccupazione per le dichiarazioni rilasciate da Clementi.
 
A Clementi - ha spiegato Sonia Alfano - probabilmente sfugge che nel territorio di Lodi si sono verificati diversi fatti di mafia e, con le sue dichiarazioni, smentisce di fatto quanto scritto dalla DIA milanese a proposito della capillare presenza delle cosche nel territorio lodigiano.
 
Inoltre il comandante afferma, quasi avesse poteri paranormali, che « guardando sia nel lungo periodo che in prospettiva, credo che questo territorio non sia appetibile ». A Clementi - afferma ancora Sonia Alfano - probabilmente è sfuggito qualche passaggio poiché è invece alquanto prevedibile, dopo l’accordo firmato dall’amministrazione lodigiana con il Sindaco Letizia Moratti per l’EXPO, che molte delle imprese mafiose che stanno investendo nella manifestazione si sposteranno verso luoghi più periferici per sfuggire alle attenzioni delle autorità giudiziarie. Luoghi periferici come Lodi. Inoltre la relazione della DIA milanese segnala che le mafie hanno messo le mani in primis sulla grande distribuzione lodigiana ma hanno anche avviato la riscossione del pizzo, sintomo di un capillare controllo del territorio, così come dimostra la condanna inferta ai fratelli Antonio e Marcello Reitano, rei di aver richiesto 200 milioni ad un imprenditore di Brembio.
Il comandante Clementi - prosegue la Alfano - con le sue dichiarazioni, non solo fa sorgere qualche sospetto sulla sua buona fede, dato che le prove della radicale presenza delle cosche a Lodi sono molteplici, ma mette di fatto in pericolo chi a Lodi, contro la mafia, si scaglia da tempo. Parlo, ad esempio, di Giulio Cavalli, l’attore e regista al centro di diverse intimidazioni mafiose proprio in terra lodigiana e la cui sicurezza è affidata al comandante Clementi.
 
Le affermazioni di Clementi - ha affermato Sonia Alfano in conclusione di nota - sono un chiaro messaggio agli autori delle intimidazioni ai danni di Cavalli. Una sorta di via libera a chi ha interesse a mettere a tacere l’attore lodigiano. Interpelleremo il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza di Lodi per chiedere che vengano attuate adeguate misure di sicurezza nei confronti di Giulio Cavalli, al quale rinnoviamo la nostra stima e la nostra solidarietà.

Commenti all'articolo

  • Di Ereo (---.---.---.110) 21 marzo 2009 10:09

    la classica frase per poter dire:"il Nord è ricco da sempre, il SUd è povero da sempre"...."la mafia è solo al Sud"
    il Nord mantiene il Sud"....le solite storielle per tenere a bada gli ingenui polentoni.

    non capiscono che senza unità d’Italia, la padania sarebbe probabilmente ai livelli dei paesi dell’est....

  • Di ZioGreg (---.---.---.232) 21 marzo 2009 15:32

    Non dimentichiamo inoltre che i Fratelli Graviano boss "Corleonesi" capi del mandamento Brancaccio Ciaculli e condannati a 7 ergastoli per reati che vanno dall’assassinio di Don Pino Puglisi alle stragi di Firenze, Roma e Milano facevano base a Milano dove, tra l’altro, sono stati arrestati.
    E che dire della torbida tresca tra Berlusconi, Dell’Utri e il "compianto" stalliere Mangano nell’isola felice di Arcore?
    Mi pare che ciò basti a ricordare al Colonnello della benemerita che non ci si può nascondere dietro il dito. la mafia è un problema nazionale e nessun pezzo del nostro paese ne è immune. 
    Bisogna rendersene conto e costruire, piuttosto che ignorare il problema, una società responsabile del futuro del notro paese.

  • Di vincenzo marroneassociazione "Giorgio Ambrosoli" (---.---.---.4) 21 marzo 2009 20:10

    Recentemente uno studio ha messo in luce che lo Stato del Vaticano é il più ricco in assoluto. Naturalmente é stata utilizzata una procedura "ufficiale" e non reale. L’apparato economico più ricco del mondo é costituito dalla mafia, dalle "ndrine e dalla camorra. Escludiamo la mafia pugliese. Il colonnello dei Carabinieri ha espresso una propria idea. Legittimamente. Mi duole però ricordare l’amara vicenda dell’ avvocato Giorgio Ambrosoli, ucciso per mano di un killer siciliano, perché non si volle piegare allo strapotere delle mafie internazionali. La Banca Privata di Michele Sindona serviva per finanziare i traffici internazionali di armi e di stupefacenti. La Lombardia era ed é anche oggi, malgrado la crisi, la Regione dove si spende di più per le opere pubbliche.Basta leggere il libro di Carlo Lucarelli per farsi un’idea del livello di penetrazione delle piovre mafiose nel tessuto economico della Milano "da bere". Qualcuno si é mai chiesto perché da un certo momento in poi non si sono più verificati sequestri di persona con finalità estorsive?

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