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 Home page > Tribuna Libera > Lo smartphone che uccide il dialogo

Lo smartphone che uccide il dialogo

Un giorno di alcuni anni fa mi ritrovo al bar con un vecchio amico.
Dopo i convenevoli di rito, ci sediamo.
Parliamo del più e del meno.
Poi tutt'ad un tratto estrae lo smartphone dalla tasca.
Io manco ce l'avevo (e non ce l'ho tuttora).
Appena finito il discorso, prende a guardarlo imperterrito.
Rimango in silenzio ad osservarlo.
Niente.
Non sta più badando al sottoscritto.
Senza dire altro, mi alzo e vado in bagno.
Quando torno, lo trovo nella stessa posizione di prima.
E allora me ne vado, senza manco salutarlo.
Poco dopo, mentre sto per mettere la chiave nella toppa della porta di casa mia, sento il mio cellulare (che era rimasto nell'appartamento) squillare.
Entro nell'appartamento, afferro prontamente il cellulare e vedo che mi sta chiamando.
Mi chiede come sto e dov'ero finito.
Gli rispondo che sto bene e che ero andato via alla chetichella perché visto che era molto impegnato non intendevo disturbarlo.
Ha replicato scusandosi e dichiarandosi veramente dispiaciuto.
Alcuni giorni dopo, mi ha richiamato invitandomi a cena.
Ho accettato volentieri avanzando una sola condizione.
Che non ci fossero smartphone accesi a tavola.
E così fu.
Yvan Rettore
Questo articolo è stato pubblicato qui

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