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Lo sdoganamento della violenza che va evitato

In tempi di crisi seria e devastante, dove preoccupanti sono i segnali di turbolenza sociale, c’è chi si adopera per lo sdoganamento della violenza per fini onestamente poco condivisibili. Nel corso di un noto programma televisivo è stato dato spazio ad una intervista il cui interlocutore, un imprenditore intento a gestire la propria crisi aziendale, dichiarava testualmente che lui non si sarebbe mai suicidato e che invece sarebbe andato a chiedere conto a chi lo ha messo in queste condizioni. Qualche giorno fa si è fortunatamente concluso l’atto inconsulto di colui che asserragliatosi presso un’agenzia delle entrate ha tenuto in ostaggio alcune persone per numerose ore. Un’azione delittuosa posta in essere armato di pistole e fucile che ha trovato immediatamente la solidarietà di chi ha dichiarato di fornire a questo energumeno l’assistenza legale gratuita.

Martedì mattina un dirigente è stato gambizzato. Non è certamente riconducibile questo ulteriore atto criminale a quanto detto prima, però una riflessione in merito è doverosa. L’intervista di cui dicevo prima è stata accompagnata da un lungo applauso che penso non trovi alcuna giustificazione. Non si può applaudire a chi pensa di farsi giustizia da sé, anche se nel pieno di tutti i suoi sacrosanti diritti. Non si può pensare di regalare un patrocinio legale ad uno che armatosi di due pistole e fucile assalta un’agenzia dell’Equitalia, i cui dipendenti non fanno altro che applicare norme volute da un parlamento fuori dalla logica di questo mondo. Questi atteggiamenti possono essere valutati, quali giustificazioni alla violenza. Visto che il fisco mi perseguita, mi mette in ginocchio è quasi lecito che io mi armi e vada ad ottenere la mia giustizia.

Che il sistema impositivo italiano sia diventato insopportabile è arcinoto. Che le procedure di riscossione delle cartelle esattoriali siano diventate capestro è sotto gli occhi di tutti. Ma tutto ciò ci autorizza a puntare un arma contro un qualsiasi dipendente dello stato che ha lo spiacevole incarico di applicare norme volute da una scellerata politica?

Se a tutto ciò viene dato in pasto da un palcoscenico così importante, poi non si venga a lamentarsi della pericolosità che detti messaggi possano innestare su soggetti non sempre stabili di cervello. Messaggi di questo tipo devono essere ponderati, prima di lanciarli nell’etere. Centinaia di migliaia di gente comune che tira la carretta con sacrifici ogni giorno con dignità non devono permettersi di prestare il fianco a certe provocazioni che possano turbare l’ordine sociale. Stiamo vivendo un momento delicato nel nostro paese. La devastante crisi sta ponendo in essere seri problemi di ordine sociale per cui a soggetti quali associazioni, stampa e TV è dovuta la massima attenzione onde evitare, anche involontariamente e a volte anche in buona fede di fare il gioco della violenza.

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