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Lettere di donne che scrivono da un paese irreale...

Carissimi amici, vi scrivo da un paese di pura fantasia, con tutta la parvenza del reale. In questi giorni in Gran bretagna un intero governo, una intera camera è finita sotto accusa perchè è stato dimostrato che i rimborsi dei parlamentari sono "gonfiati". Il nostro premier, invece, ha solamente un bel po’ di prescrizioni sulla testa, recentemente è stato accusato di corruzione nel processo Mills, è stato infangato nella dimostrazione dell’esistenza di un suo harem, ed è stato dimostrato che usa gli aerei statali a piacimento. Non possiamo che sognare un posto differente, migliore, più reale di questa oscena fantasia.

Il paese che ho in mente pone una attenzione differente al ruolo della donna e della madre. MI è stato chiesto dalla carissima Fiammifero di Oknotizie:
"ma è obbligatorio fare dei figli? domanda provocatoria ma comporta innanzitutto una forte introspezione per capire fino a quanto sia condizionato il ns.desiderio di avere figli e la consapevolezza di cosa comporti mettere al mondo una persona che non ci chiede di nascere ;-)"

Obbligatorio no, ma inevitabile che rappresentino il futuro, poichè senza figli, senza una continuazione della specie, la specie si estingue. Ciò non toglie che la nostra riflessione possa spostarsi su due livelli, uno più grande, che pensi al ruolo della donna nel sistema lavorativo e non solo, e l’altro, più particolare, che guardi alla donna come madre, su come affrontare la maternità a livello di strutture lavorative e sociali.

Mi chiedo come uno stato "civile" che straparla di famiglia e "family day" possa garantire la sopravvivenza di fenomeni di puro isolamento sociale, da parte di tutti i gradi delle amministrazioni. Chi scrive è Annalisa; le ho chiesto il permesso di riportare le sue righe, mi ha risposto che, forse, potevano essere di aiuto, di riflessione, anche per altri: per far comprendere come la vita sia un regalo...

"La mia non è, e non è stata una maternita’ spensierata, anzi ancora oggi vedo nuvoloni neri al mio orizzonte che è più prossimo di quello di mia figlia, per legge naturale, io ho una figlia disabile grave. Ha 27 anni, e mai nessuno di nessun governo si è veramente occupato di noi, siamo il popolo oscuro, quello buono per chiedere voti, ma che poi tornano ad essere invisibili....dei fantasmi che nessuno vede. Le istituzioni, sono delle grandi assenti, lo Stato è alla macchia. Ora per mia scelta sono venuta a vivere a Pistoia, dove c’è l’Aias, permettendomi cosi’ di poterla mantenere, in famiglia,e di poter lavorare per non impazzire. Ma penso a tante altre mamme attanagliate nel desiderio di tener in casa i loro cuccioli feriti, e di essere costretti, ad inserirli in comunita protette che altro non sono che case di cura costosissime, e chi non può pagare.......? Lo Stato latita anche in questo. Queste riflessioni mi fanno salire una rabbia, che non so’ scrivere, fatta di pianto, paura per il domani, quando non ci sarò piu’, chi costudira’ la mia creatura. Tutti mi dicono, di non pensare al domani, ma non posso vivere come una beaota. Il problema esiste e cerco insieme ad altri di risolverlo."

Lo Stato latita, ed è chiaro che si basa su di un modello sbagliato, che vende fumo, mangiandosi l’arrosto. I casi peculiari, estratti dal generale, come questo, riescono a far capire più a fondo la degenerazione del nostro contesto, sempre più prossimo alla più scadente fantasia che alla realtà.
Non c’è umanità.

Risparmio i commenti, e le riflessioni, che vi lascio volentieri, per ascoltare Donatella, o Wlaverità che dir si voglia:



"Solo 2 righe di introduzione e poi giù con la storia. Sono stata sempre convinta della parità tra uomo e donna e ne ho fatto l’obiettivo principe della mia esistenza. Così ho studiato, lavorato come una pazza per affermarmi e sono infine diventata un sistemista di computer, molto stimato nell’ambiente dei grandi elaboratori.
Ho scritto “un sistemista” a sottolineare il fatto
che per ottenere questo mi sono dovuta praticamente trasformare in un uomo.
Non scherzo, il sistemista lavora praticamente nella “sala
macchine” dei grandi centri di calcolo dove puoi trovare solo operatori turnisti che sono in maggioranza uomini.
Per integrarmi ho
iniziato ad indossare pantaloni, poi a parlare di calcio o commentare la “Gazzetta dello sport” il lunedì mattina. Piano, piano mi sono interessata alle misure della Arcuri o della Cucinotta.
Dove leggano
gli uomini queste informazioni diosololosà.. Alla fine del turno di lavoro ci si tratteneva in ufficio, magari si organizzava una riunione verso le 18…tanto si diceva “che torno a fare a casa..mia moglie è andata a prendere i bambini in piscina e torna tardi..”.
Io “travestita da uomo “ ho fatto carriera e sono diventata responsabile del settore sistemistico di una grossa azienda.
A quel punto mi sono
detta “ Sei quasi arrivata ormai. Fatti valere come donna e come portatrice di innovazioni al femminile!” W la gonna e riunioni di lavoro il lunedì mattina, a mente fresca. Ammutinamento totale ! Con i giornali sportivi nascosti nelle cartelline, sguardo assente o fisso sul mio sedere, i maschi del mio ufficio mantenevano un manifesto rifiuto alle nuove regole.


“Dai tempo al tempo” mi sono detta ed ho iniziato ad impostare un metodo di lavoro più al femminile..Abolizione delle ore di straordinario se non nei periodi di reale emergenza. Istituzione di progetti di ricerca da svolgere in casa o in ufficio a seconda delle esigenze dei partecipanti al gruppo di lavoro. Istituzione di corsi di aggiornamento solo in società munite di babysitting. Ed ecco il risultato. Lo zoccolo duro aziendale ha prontamente reagito e nel giro di pochi mesi sono stata trasferita in altro ufficio per “sopravvenute esigenze di servizio”.
Ed ora ?
Chiaramente la mia
carriera si è conclusa insieme ad i miei progetti. Ora utilizzo ancora la gonna, alle 17 e 30 in punto esco dall’ufficio per accompagnare i bambini in piscina, fare la spesa e cucinare.
Faccio un lavoro noioso,
non mi applico e spesso mi chiudo in bagno a leggere qualche riga di un romanzo che tengo sempre in borsa. Eccetto il direttore, siamo quasi tutte donne in quell’ufficio. Un “gallinaio demotivato” ho sentito dire da qualcuno. Vedi Riccardo, rileggendo la mia storia ho capito di aver rivestito ben due ruoli: la donna in carriera e la madre di famiglia costretta a lavorare solo per questioni di reddito. Il fatto è che io mi sentivo molto più donna madre quando facevo la donna in carriera e sai perché ? Perché in quel periodo esisteva un uomo padre, mio marito che insieme a me si spaccava in quattro per riuscire a portate i bambini “in piscina”. E poi esistevano i bambini che vivevano felici questo bailamme di accompagni tra me e mio marito, un andirivieni che psicologicamente li faceva sentire protetti da ambedue i genitori."



Come uomo mi vergogno della mia "classe" che ragiona esclusivamente della Cucinotta o della Gazzetta, del mercoledì di coppa o del campionato. Un uomo decisamente Fantozziano.

I dati che mi riporta sempre Donatella alla fine della sua lunga e costruttiva lettera sono altrettanto importanti per capire e cercare di dirimere la questione:

“ Nonostante la componente femminile del lavoro pubblico sfiori il 54% del totale, le dirigenti di seconda fascia sono il 25% e le dirigenti di prima il 15% circa. I dati del Ministero della Salute evidenziano una situazione ancora più differenziata: le donne sono il 75,5% del personale infermieristico ed il 32,2% della dirigenza medica, ma solo l’11% dei Direttori di struttura.”.

E’ necessario trovare una buona soluzione per parificare l’inserimento lavorativo della donna, se possibile valutandone le peculiarità, non cercando di mascolinizzarla. E’ necessario capire come fare per tutelare una donna come madre, come riuscire a far realizzare al mondo lavorativo che la donna-madre e la donna-in carriera sono necessariamente la stessa persona. Il Centro Studi Fertilità e Maternità, solo l’anno passato, scriveva:

Maternità difficile, anzi addirittura "punita" per le donne italiane, per le quali sarà molto difficile risalire dall’attuale media di 1,34 figli per donna senza cambiamenti radicali non soltanto nei luoghi di lavoro, ma nelle politiche sociali e nei servizi a sostegno della maternità, come asili nido disponibili ed efficienti.

Questa non è che l’ultima di una serie di lettere che stanno animando la discussione sul blog Riciard’s, dove in molti stanno intervenendo, con commenti o mail sul tema della donna, come madre, come lavoratrice.

E’ un punto da cui ripartire, per cambiare, migliorare se possibile.

Per cui, scrivete...


Commenti all'articolo

  • Di orazio (---.---.---.195) 15 giugno 2009 14:39

    Complimenti per questo editoriale.

     Disintossicarsi dalle numerose idiozie maschili quali gazzetta dello sport, Arcuri, ecc.. è molto importante.
    Sto imparando ad accettare il mondo per quello che è: una varietà di razze, distinzioni sessuali, concezioni relligiose.
    Siamo sempre pronti a dividerci in fazioni, senza capire che siamo parte di uno stesso organismo.
    La regola di chi ci vuole divisi, litigiosi e ignoranti è "divide et impera": cerchiamo di ribaltare la questione.

    Rivoltiamo la situazione e riprendiamoci un futuro che, altrimenti, si vendicherà contro di noi.

    • Di Riciard (---.---.---.238) 15 giugno 2009 19:20

      grazie mille dei complimenti, ma questo tentativo di discussione, questo approccio, vuole essere qualcosa di più.
      Dobbiamo mettere in discussione ciò che è, come hai fatto tu, per ricostruire.
      Ci vogliono opinioni, idee, confronti, e perchè no, un bel po’ di studio e un bel po’ di chiacchierate ;)

      Riciard

  • Di salvatore fassari (---.---.---.174) 15 giugno 2009 17:22

    Provo a indovinare in quale paese vivi:
    vediamo un pò: non è un paese cristiano,ne musulmano, sarà cinese o russo... no!
    Ma è in questo mondo?
    Trovato!!! Se non credi nelle istituzioni come me, allora vivi in Italia...madre di civiltà(sic) nel mondo.

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