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 Home page > Tribuna Libera > Lettera aperta a Mario Giordano

Lettera aperta a Mario Giordano

Egregio Dottor Giordano,

Intendo innanzitutto complimentarmi con lei per la sua trasmissione che seguo abbastanza spesso.

Non posso certo dire di essere un suo fan e questo perché ritengo che i talk show trasmessi dalle emittenti private incontrano molte difficoltà nell'essere pienamente obiettivi e questo senza nulla togliere alla sua indubbia professionalità.
La sopravvivenza delle TV private è soggetta infatti alla pubblicità e di conseguenza gli sponsor risultano determinanti per il mantenimento di qualsiasi trasmissione, compresa la sua.
Quindi i dati di ascolto appaiono fondamentali e per raggiungerli, spesso si finisce con l'essere parziali o non sufficientemente obiettivi nel riportare notizie che meriterebbero ben altri approfondimenti.
Tenendo conto poi che l'emittente per cui lavora appartiene di fatto alla famiglia di uno dei leader di una delle compagini politiche che sostengono l'attuale governo, è ovvio che i suoi margini di manovra su alcuni temi appaiono quantomeno ridotti.
Di conseguenza non è un caso che nel corso della sua trasmissione andata in onda martedì scorso lei si sia limitato a mettere in risalto le presunte attività di sciacallaggio mediatico avvenute nei confronti dell'attuale esecutivo in merito alla triste vicenda di Cutro in cui sono deceduti in mare aperto decine di profughi.
La sua difesa dell'operato dell'esecutivo non è soltanto risultata maldestra quanto estremamente riduttiva ma giornalisticamente parlando non ha rispecchiato affatto la verità.
Con questo non voglio certo insegnarle il mestiere.
Ci mancherebbe.
Però, le notizie devono fondarsi su dei fatti oggettivi e la verità va rivelata nella sua interezza.
E penso che concordi con me che questi elementi dovrebbero costituire i pilastri di qualsiasi giornalismo d'inchiesta, onde evitare di rischiare di cadere in una banale attività di propaganda.
E in questo caso, le confesso Dottor Giordano, che mi ha deluso non poco.
Le sarebbe bastato leggere il bellissimo articolo di Andrea Palladino, dal titolo "La tragedia di Crotone vista con gli occhi di chi è arrivato per primo", pubblicata nell'ultima edizione della rivista TPI (The Post International) per realizzare un servizio di ben altro spessore, almeno per ridare un po' di dignità a quei morti che invece in questi giorni sono stati usati come cenci dalle forze politiche di questo Paese per scopi essenzialmente propagandistici.
Cosa dice quell'articolo?
Rivela cosa è veramente accaduto e le assicuro che il governo non ne viene fuori bene e che le sue responsabilità in merito a quanto è davvero accaduto ci sono tutte.
Contrariamente a quanto da lei dichiarato nella sua trasmissione.
Ma proseguiamo con ordine.
Secondo quanto riportato dall'articolo, i primi a giungere sul posto del naufragio sono stati due militari, un vicebrigadiere e un carabiniere, alle ore 4'30 del mattino del 26 febbraio scorso, dopo essere stati chiamati per un intervento dalla centrale operativa del 112, la quale aveva ricevuto una richiesta d'aiuto alle ore 4'10.
Lì, hanno trovato un primo cadavere e poi i resti di un'imbarcazione.
E poi altri cadaveri.
Tanti.
Hanno quindi cominciato a soccorrere con l'aiuto di qualche pescatore i sopravvissuti.
La Guardia Costiera è intervenuta soltanto alle 5'35, dopo che la Capitaneria di Porto era stata avvertita dello sbarco alle ore 4'37.
Alle 23'03 del giorno prima, l'agenzia europea Frontex (incaricata del controllo dei mari dell'UE), attraverso il velivolo Eagle 1, aveva riscontrato che un'imbarcazione proveniente dalla Turchia si stava dirigendo verso le coste calabresi.
In quel momento è stata rilevata la presenza certa di molte persone nella stiva.
E' accertato quindi che vi erano molti individui su un'imbarcazione di dimensioni ridotte e il governo italiano viene prontamente informato di tale criticità.
Questi ha ritenuto che si trattasse di un semplice tentativo di sbarco di immigrati irregolari e ha preferito non tenere minimamente conto delle previsioni di peggioramento delle condizioni meteo e nemmeno della probabilità (molto elevata) che vi fossero molti individui su quella imbarcazione.
A questo punto il NCC (National Coordination Center), una sorta di sala situazione che dipende dalla Direzione della Polizia di Frontiera e di Immigrazione del Viminale ha allertato la Guardia di Finanza (che ha la competenza per le operazioni di polizia in mare e non di soccorso), la quale ha fatto uscire due mezzi.
Questi ultimi, non trovando l'imbarcazione e in presenza del mare grosso, sono rientrati poco dopo.
A quel punto nessuno si è preso la briga, in presenza di criticità più che evidenti, di rivedere il da farsi.
E tutto è rimasto tragicamente fermo fino alle prime ore del mattino del 26 febbraio.
L'obbligo di soccorso, Dottor Giordano, non scatta soltanto quando avviene il naufragio, ma anche preventivamente, ovvero quando si ha contezza che ciò possa effettivamente verificarsi.
Unendo questo aspetto al peggioramento accertato delle condizioni meteo, era apparso chiaro fin dall'inizio che quel barcone fosse davvero in pericolo.
Si è preferito inoltre far intervenire un corpo di polizia - la Guardia di Finanza - che ha funzioni essenzialmente repressive, invece di far intervenire immediatamente la Guardia Costiera che è l'unità operativa effettivamente competente per eseguire interventi di soccorso in mare.
Ecco perché (sulla base di fatti comprovati e non di opinioni), le responsabilità dell'esecutivo italiano ci sono tutte e appare quindi perfettamente inutile arrampicarsi sugli specchi per dimostrare il contrario.
Senza alcuna vena polemica, Dottor Giordano, avrei tanto desiderato che lei avesse diffuso queste verità a "Fuori del Coro" martedì scorso, invece di limitarsi a replicare alle presunte operazioni mediatiche di sciacallaggio avanzate da personaggi o compagini politiche che comunque non hanno assolutamente nulla di rappresentativo di ciò che è davvero la Sinistra.
Alla fine della fiera, la sua azione si è equiparata alle loro e questo senza alcuna reale considerazione circa la realtà dei fatti.
Se questa ci fosse veramente stata avrebbe potuto ridare almeno un po' di dignità a quelle decine di esseri umani che sono morti nella speranza di poter vivere un giorno un'esistenza diversa.
Non se la meritavano?
Come essere umano, ritengo di sì.
Non lo crede anche lei?
Con stima.
 
Professor Yvan Rettore 
Questo articolo è stato pubblicato qui

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