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Letizia Moratti, Don Verzè e la Colombia: l’ipocrisia in passerella

Letizia Moratti e Álvaro Uribe

“Ho trovato un paese che vive grandi trasformazioni, un paese con una grande energia, che si sta rilanciando e che dimostra tutta la sua volontà nell’essere protagonista del suo futuro e in tutta la regione”.
 
Così il sindaco di Milano Letizia Moratti ha parlato della Colombia visitata nel suo recente viaggio in occasione del quale ha partecipato a Medellin all’assemblea della Banca Interamericana di Sviluppo che si è svolta alla fine di marzo e nel corso della quale ha anche incontrato il presidente Álvaro Uribe.
 
Il sindaco Moratti, che ha firmato un accordo chiamato delle tre M (Milano, Medellin, Moda, visto che Medellin è la capitale colombiana della moda e tra le più importanti in America) ha dichiarato inoltre di voler mettere a disposizione a Milano un edificio che si chiamerà Casa Colombia e che sarà un luogo dove diffondere la cultura e le potenzialità del paese latinoamericano. Milano farà anche da palcoscenico alle iniziative che l’ambasciata colombiana in Italia, congiuntamente ad altre rappresentanze diplomatiche della Colombia nel mondo, stanno portando avanti per lanciare l’immagine di paese paladino della lotta al narcotraffico e della legalità.
 
Anche la Chiesa fa la sua parte nel balletto: la Fondazione San Raffaele, diretta da Don Luigi Verzé metterà a disposizione un “San Raffaele natante” per portare la medicina del centro medico milanese sulle coste della Colombia e dei Caraibi e che si chiamerà “Vita senza Droga”.
 
Lo show Italia – Colombia continuerà, probabilmente, con un prossimo viaggio nel nostro paese del presidente Uribe e probabilmente con la firma di qualche accordo più propriamente commerciale in senso stretto favorevole per l’Italia.
Ogni riferimento a sparizioni forzate, violazioni dei diritti umani, falsi positivi, leader sindacali morti ammazzati (due proprio negli ultimi giorni) è volutamente omesso...
 
Per noi, la Colombia è invece rappresentata da queste tre M : Muertos, Motosierras, Montoya.
 
Muertos, morti ammazzati in vere e proprie esecuzioni extragiudiziali, 1600 persone circa dal 2002 al 2008 nella politica di Sicurezza Democratica voluta dal governo Uribe.
 
Motosierras come le motoseghe che i paramilitari utilizzano per squartare i corpi dei contadini o presunti guerriglieri e per terrorizzare intere comunità costringendole a fuggire dalle loro terre, lavoro svolto per lo più in combutta con le Forze Armate. Ricordiamo che l’80% del parlamento colombiano è indagato per reati connessi con il narcotraffico e il paramilitarismo.
 
Montoya, come il generale a capo dell’Esercito colombiano, costretto alle dimissioni per lo scandalo recentemente scoppiato in Colombia e conosciuto come “dei falsi positivi”, cioè omicidi compiuti a vario livello dall’esercito e dalle forze di polizia di giovani innocenti fatti passare come “terroristi uccisi nel corso di scontri a fuoco” per giustificare le risorse destinate alla politica di sicurezza democratica e alla lotta contro il terrorismo del governo ma anche per amplificare mediaticamente i suoi risultati concreti e cercare quindi consenso tra la popolazione.
 
Questa è per noi la Colombia oggi, al governo colombiano andrebbero chieste le dimissioni del suo presidente Álvaro Uribe per l’incapacità nel gestire una situazione di violenza radicalizzata ormai nel paese e per la presenza di una intera rappresentanza governativa con un piede nelle patrie galere; la firma di accordi commerciali con la Colombia e le collaborazioni anche da parte della Chiesa dovrebbero essere vincolate invece al rispetto della giustizia e dei trattati internazionali in materia di diritti umani e dei popoli.

 

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