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Legislazioni antimaschili

Di male in peggio...

Legislazioni antimaschili

Dopo la "fiscalità agevolata" per le donne e vessatoria per gli uomini, di cui si è già detto qui, ecco spuntare anche "l’obbligo di restare a casa per i neopapà" di cui ci informa il Corriere del 14 giugno scorso.

Della questione ci si occupa in sede parlamentare con due progetti di legge bipartisan; l’uno in quota PD, l’altro, per non farsi mancare nulla, in quota PdL.

Di cosa si tratta?

Si tratta del congedo di paternità obbligatorio di almeno quattro giorni, per i lavoratori pubblici e privati, all’indomani della nascita di un figlio; allo stato il congedo parentale è facoltativo.

Se i progetti di legge "arriveranno al traguardo finale - si legge nell’articolo - i papà non avrebbero più scelta: subito dopo la nascita del bambino dovrebbero prendere quattro giorni di congedo. Non una possibilità, come già oggi consentito dalla legge sul congedo parentale. Ma un obbligo, come quello che impone alla mamma di non lavorare per i cinque mesi a cavallo del parto. Il tutto senza perdere un euro di stipendio: quei quattro giorni sarebbero a carico delle aziende per i lavoratori dipendenti e del sistema previdenziale per gli autonomi".

In sostanza, l’ennesimo diktat comportamentale con il quale lo Stato - i ceti politici, il Legislatore - si introduce nella vita privata dei cittadini per forzarne scelte, stili di vita e promuovere un modello di conformità generalizzato. Una misura legislativa che limiterebbe le scelte e la libertà individuali: i papà non avrebbero più scelta, appunto.

Riesce obiettivamente difficile immaginare che ci siano uomini che ancora aspirino a formarsi una famiglia a queste condizioni.

Se ti nasce un figlio sei obbligato, per legge, ad assumere determinati comportamenti, anche se non fanno parte della tua natura e non hai mammelle per allattare neonati.

Se sei un marito ed un lavoratore dipendente, dovresti pagare più tasse di tua moglie, secondo i progetti di legge in discussione, così lei ne potrà pagare di meno.

Se vuoi un figlio devi sottostare alle decisioni di una donna; se non lo vuoi idem, perché lei ti potrà incastrare senza problemi legali, anzi, con tutte le tutele legali dalla sua parte e non dalla tua.

Se vuoi disconoscere un figlio perché non sei sicuro di esserne il vero padre devi metterti l’anima in pace e fare buon viso a cattiva sorte, non potrai appellarti a nessuna prova del DNA; se lei vuole disconoscere un figlio lo può fare subito dopo il parto, liberamente.

Se lei vuole abortire non puoi farci nulla; se lei non vuole abortire non puoi farci nulla.

Se ti separi devi mantenere la tua ex moglie e la tua ex famiglia a vita, anche se lei si trova un altro pollo.

Se ti dice bene devi pagare solo gli alimenti per i figli e l’assegno di mantenimento, se ti dice male (cosa assai più frequente della prima), ti buttano fuori di casa tua (di tua proprietà) senza tanti scrupoli e senza preoccuparsi della tua indigenza.

E via discorrendo....

Certo, come abbiamo già visto, dal 1972 agli anni più recenti il numero di matrimoni si è pressoché dimezzato, forse non a caso, ma si parla, nonostante tutto quanto detto sopra, di circa 250.000 uomini che, ogni anno mediamente, vanno ad infilare spontaneamente il collo dentro quella ghigliottina giuridica che è diventato il matrimonio per l’uomo comune.

Disinformazione? Inconsapevolezza? Masochismo? Dabbenaggine?

Chi lo sa...

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